Domenica 8 dicembre 2024 l'Arcivescovo Mario Enrico Delpini ha presieduto il pontificale in Duomo nella solennità dell'Immacolata concezione della Beata Vergine Maria.
Il Reverendo Mons. Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo, ha ricordato, all'inizio della celebrazione, il significato di questa solenne festa mariana. Oggi, come ha ricordato anche il Papa all'Angelus, ricorre la Giornata dell’Adesione dell’Azione Cattolica. Nella Cattedrale sono risuonati i dodici Kyrie ambrosiani all'inizio della celebrazione eucaristica. L'Arcivescovo Mario ha anche offerto dei fiori ed ha acceso un cero alla Vergine Maria.
«Si fanno avanti i giovani, i devoti, i cercatori di Dio, si presentano al cospetto di Dio e lo interrogano: adesso devi spiegarmi perché io vorrei essere tanto fervoroso e invece sono così arido, perché prego e prego e non sento niente, perché ti cerco e tu non rispondi, perché hai infiammato i santi e mi lasci spento. Noi siamo devoti e cercatori di Dio, perciò ci devi dire perché non ti fai trovare» ha detto l'Arcivescovo nell'omelia.
«Ci sono poi quelli che non si fanno avanti - ha sottolineato - quelli che non hanno domande da fare a Dio, né proteste, né proposte. Il popolo immenso degli indifferenti, ha altro da fare, ha progetti da realizzare, cerca il divertimento e lo svago. Non sono interessati a Dio. Forse hanno il vago sospetto che se pensassero a Dio dovrebbero cambiare progetti e stili di vita e distinguere il bene e il male: tutte questioni imbarazzanti e anche un po’ noiose e inutili. Sono gli indifferenti, fanno a meno di Dio».
Infine, Mons. Delpini ha osservato: «Nel contemplare e celebrare la piena di grazia celebriamo una disponibilità a ricevere, piuttosto che la pretesa di dare; celebriamo il silenzio che ascolta, piuttosto che la presunzione di insegnare; celebriamo la gioia di rispondere alla vocazione, piuttosto che l’illusione di vivere e costruirsi da sé. Che cosa dicono i discepoli che hanno ricevuto e ascoltato la parola che viene da Dio, la rivelazione di Gesù».
Omelia di S.E.R. Mons. Mario Delpini
- Le creature interrogano il Creatore
Si fanno avanti i sapienti, si presentano al cospetto di Dio e lo interrogano: adesso devi spiegarti, Signore Iddio, devi darci ragioni per credere in te, devi rispondere alle obiezioni che ti facciamo, devi spiegare perché il mondo è così rovinato e la storia così sbagliata. Noi siamo i sapienti della terra e abbiamo studiato e siamo intelligenti e abbiamo pensato a lungo e siamo qui a chiederti di giustificarti. Si fanno avanti i malati, i tribolati, gli infelici della terra, si presentano al cospetto di Dio e lo interrogano fra gemiti e lacrime: adesso devi risponderci, Signore Onnipotente, devi dirci perché il male tormenta la nostra carne e la nostra vita, devi darci argomenti per comprendere il senso del nostro soffrire e devi giustificare il tuo operato. Se sei buono perché non hai pietà di noi? Se sei onnipotente, perché non operi potentemente per liberarci dal male? Noi siamo gli infelici della terra e abbiamo buone ragioni per chiederti ragione di quello che soffriamo. Si fanno avanti gli uomini di affari, i mercanti, gli impresari, si presentano al cospetto di Dio e lo invitano a concordare un contratto: noi siamo gente per bene e facciamo offerte per le tue chiese e per le opere di bene, quindi devi garantirci il buon esito dei nostri affari. Noi siamo generosi con te e quindi tu devi essere generoso con noi, tieni lontano i disastri, i terremoti e le tempeste e tutto quello che rovina le nostre aziende e i nostri mercati. Si fanno avanti i giovani, i devoti, i cercatori di Dio, si presentano al cospetto di Dio e lo interrogano: adesso devi spiegarmi perché io vorrei essere tanto fervoroso e invece sono così arido, perché prego e prego e non sento niente, perché ti cerco e tu non rispondi, perché hai infiammato i santi e mi lasci spento. Noi siamo devoti e cercatori di Dio, perciò ci devi dire perché non ti fai trovare. Ci sono poi quelli che non si fanno avanti, quelli che non hanno domande da fare a Dio, né proteste, né proposte. Il popolo immenso degli indifferenti, ha altro da fare, ha progetti da realizzare, cerca il divertimento e lo svago. Non sono interessati a Dio. Forse hanno il vago sospetto che se pensassero a Dio dovrebbero cambiare progetti e stili di vita e distinguere il bene e il male: tutte questioni imbarazzanti e anche un po’ noiose e inutili. Sono gli indifferenti, fanno a meno di Dio.
- Il Creatore parla alle creature e li ama come figli nel Figlio
Si illudono gli uomini che pensano di chiedere conto all’aria del perché respirano, che chiedono conto alla vita del perché sono vivi, che chiedono conto al padre del perché sono figli, che chiedono conto al Creatore del perché sono creature. I sentieri di coloro che si fanno avanti e si presentano a Dio per discutere con lui si interrompono presto. Si intrattengono con gli idoli che si trovano davanti e discutono e chiedono una parola a ciò che non può parlare. E mentre gli uomini smarriti si inoltrano in sentieri che non portano da nessuna parte, ecco che Dio si commuove per la loro sorte e va a cercare l’uomo e chiede conto all’uomo di quello che ha fatto. Dio si commuove per la sorte dei suoi figli e manda Gabriele, il messaggero affidabile, perché sia annunciata a Maria la grazia, la gioia, la salvezza. Nel contemplare e celebrare la piena di grazia celebriamo una disponibilità a ricevere, piuttosto che la pretesa di dare; celebriamo il silenzio che ascolta, piuttosto che la presunzione di insegnare; celebriamo la gioia di rispondere alla vocazione, piuttosto che l’illusione di vivere e costruirsi da sé. Che cosa dicono i discepoli che hanno ricevuto e ascoltato la parola che viene da Dio, la rivelazione di Gesù. Paolo suggerisce: i discepoli non dicono niente, piuttosto cantano l’esultanza e la consapevolezza del proprio valore: benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale … ci ha scelti prima della creazione del mondo … predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo. I discepoli che cantano la gratitudine e lo stupore accolgono l’annunciazione e vivono la loro vocazione desiderando il compimento … predestinati a essere a lode della sua gloria, noi che già prima abbiamo sperato nel Cristo.