Sabato 14 Settembre 2024, gli Abati a capo delle varie congregazioni della Confederazione benedettina si sono riuniti in congresso a Sant’Anselmo sull’Aventino in occasione dell’elezione del nuovo Abate primate Dom Jeremias Schröder che nella mattinata di Domenica 15 settembre ha guidato gli Abati in pellegrinaggio sulle tombe di San Benedetto e Santa Scolastica a Montecassino.  Una volta giunti a destinazione, gli Abati provenienti da monasteri di tutto il mondo, hanno avuto la possibilità di visitare i vari ambienti dell’Abbazia. Alle ore 12 l'Abate primate ha presieduto la Santa Messa solenne. «Una delle prime riflessioni che emergono dalle letture è quella del volto indurito. Sebbene questo concetto non sia particolarmente affascinante, ci ricorda la virtù della resilienza: la capacità di sopportare le difficoltà e di abbracciare l’avversità come dice San Benedetto con il termine “obpropria”. La storia di questo monastero della nostra casa ancestrale, è un esempio luminoso di tale solidità e resilienza. “Dov’era e com’era” è un’espressione che esemplifica questo spirito di perseveranza» ha ricordato nell'omelia il neo eletto Primate. 

Omelia di Dom Jeremias Schröder

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Siamo qui riuniti, un gruppo di abati benedettini, fratelli e sorelle in pellegrinaggio, e per noi è di grande significato venire nella casa di San Benedetto, nostro padre. Questo luogo sacro, intriso di storia e spiritualità, ci accoglie con calore e ci invita a riflettere sui messaggi che Dio ci trasmette attraverso le letture di oggi. Questi messaggi non solo ci avvicinano a Gesù Cristo, ma ci aiutano anche a comprendere meglio il messaggio di San Benedetto per il nostro tempo.

Una delle prime riflessioni che emergono dalle letture è quella del volto indurito. Sebbene questo concetto non sia particolarmente affascinante, ci ricorda la virtù della resilienza: la capacità di sopportare le difficoltà e di abbracciare l’avversità come dice San Benedetto con il termine “obpropria”. La storia di questo monastero della nostra casa ancestrale, è un esempio luminoso di tale solidità e resilienza. “Dov’era e com’era” è un’espressione che esemplifica questo spirito di perseveranza.

Ma c’è anche un altro aspetto nelle letture che merita attenzione: l’apertura del cuore e dell’orecchio. Il Signore ha aperto il mio orecchio è l’inizio della prima lettura e rappresenta il concetto fondamentale della Regola di San Benedetto. Viviamo dietro grandi mura, ma queste non ci rinchiudono; al contrario, queste mura creano uno spazio di silenzio nel quale possiamo diventare più aperti verso i nostri fratelli e sorelle, verso la creazione e verso Dio. Nella vita di San Benedetto, questa apertura profonda divenne visibile verso la fine della sua vita, quando vide il mondo intero come una sfera in una visione. Il biografo ci racconta che ciò avvenne perché il suo cuore era sufficientemente grande. L’orecchio aperto e il cuore aperto sono le virtù benedettine per il nostro tempo!

E poi c’è il Vangelo, con la magnifica confessione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristol!” Questo passaggio si conclude con la famosa frase: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e per l’Evangelo la salverà. Ancora una volta, vediamo la dinamica dell’amore e della generosità non trattenere e conservare, ma dare, abbandonare e abbracciare la trasformazione per amore del Vangelo.

Questa dinamica può essere applicata in molti modi alla vita di ogni cristiano. Oggi, noi benedettini riflettiamo in modo speciale su come questa dinamica possa far parte della nostra vita, sia per l’individuo che per le comunità intere. Impariamo da San Benedetto, dal suo orecchio aperto e dal suo grande cuore, come essere buoni seguaci di Cristo. E questo nostro pellegrinaggio continuerà!

Che il Signore ci benedica e ci guidi nel nostro cammino di fede e di servizio.

Amen