The archbishop writes to the diocese on the occasion of the new appointments of parish priests.

In occasione delle nomine e dei trasferimenti che saranno effettive dal primo settembre 2023, S.E.R. Mons. Roberto Carboni, O.F.M. Conv., Arcivescovo di Oristano e Vescovo di Ales-Terralba, ha preso carta e penna ed ha scritto ai sacerdoti e ai fedeli. 

È noto, infatti, che il momento delle nomine è uno dei più complessi nella vita del vescovo. Spesso si ha paura di sbagliare e a volte si ha anche il timore di fare cambiamenti per paura delle reazioni degli altri. In primo luogo ci si scontra con il popolo di Dio che è diventato sempre meno obbediente alla volontà dei pastori, sempre più esigente ed esuberante; in secondo luogo vi sono alcuni presbitèri che sono davvero difficili da amare e da gestire.

Non è semplice anche perché spesso il vescovo ha una visione parziale della realtà e chi gli sta attorno, a volte, vuole fargli vedere le cose attraverso i suoi occhi. Altre volte è il vescovo stesso che non ha il coraggio di fare un cambiamento che sa essere giusto seppur doloroso. Spesso il vescovo si trova in mezzo a lotte di potere, dispetti e calunnie anche all’interno del clero e rivoluzioni o raccolte di firme da parte dei fedeli. “Solitamente, come fai, fai, sbagli”, diceva un anziano prelato. La soluzione, però, è spesso nel dialogo con i propri sacerdoti, nell’ascolto delle loro esigenze e di quelle della comunità a cui sono affidati.

Mons. Carboni ha scelto di accompagnare queste nomine con una lettera nella quale spiega chiaramente quali sono le preoccupazioni che hanno guidato le sue scelte: il bene del presbitero coinvolto nel trasferimento, il bene spirituale della comunità parrocchiale e il bene dell’intera comunità diocesana.

Sono note a tutti le difficoltà con cui spesso si affrontano questi spostamenti. In particolare quando si approda in parrocchie dove c’è stato un vero e proprio regno di qualche anziano prete che ha portato il suo stile e le sue convinzioni. Solitamente quando si arriva in queste realtà si fatica molto e il mantra quotidiano è: “Ma noi abbiamo sempre fatto così”. Soprattuto se il sacerdote è giovane e appena ordinato, quel ministero rischia di diventare un vero e proprio calvario. È importante, quindi, in queste occasioni, che il sacerdote abbia il sostegno del suo vescovo e non venga castrato nelle sue attività liturgiche o pastorali.

Carboni scrive:“Siamo consapevoli che le comunità parrocchiali soffrono per la partenza di un sacerdote, specie se è stato tanti anni con loro e, all’inizio, possono vivere con una certa fatica l’accoglienza del nuovo parroco e, comunque, hanno bisogno di un certo tempo per entrare in dialogo col nuovo stile pastorale. Per questo motivo esorto tutti, presbiteri e laici, a essere disponibili e accoglienti nel comprendere la situazione, a tutti chiedo di avere un atteggiamento di rispetto di quanto è stato fatto prima di loro, di esercitare l’accoglienza e aprirsi a nuove metodologie, sensibilità e percorsi pastorali. Chiedo a tutti di puntare all’essenziale della vita cristiana: l’incontro con il Signore e la carità da vivere tra fratelli e sorelle”. 

d.M.F.

Silere non possum

LETTERA DI S.E.R. MONS. ROBERTO CARBONI O.F.M. CONV.

AI PRESBITERI E AI FEDELI DELL'ARCIDIOCESI DI ORISTANO 

Ai carissimi presbiteri

A tutte le comunità parrocchiali arborensi

Sorelle e fratelli, desidero accompagnare le nomine dei nuovi parroci e i trasferimenti, con alcune riflessioni che rivolgo all’intera Arcidiocesi Arborense, ma in particolare alle comunità che vivranno la partenza del parroco, con il quale hanno condiviso il cammino in questi anni, e l’arrivo di un nuovo pastore, e a tutti i presbiteri che si apprestano a iniziare un nuovo incarico pastorale in altra comunità parrocchiale. Non credo sia inutile ricordare che stiamo vivendo una situazione totalmente nuova, come Chiesa sia universale che diocesana, rispetto a ciò a cui eravamo abituati solo pochi anni fa. Siamo tutti consapevoli che il numero di presbiteri disponibili per il ministero pastorale, sia notevolmente diminuito e, nonostante la generosità di molti sacerdoti, anche avanti negli anni, è ormai assai difficile riuscire ad assicurare un parroco a ogni comunità: si realizza sempre più la situazione che esige che il presbitero debba essere condiviso con altre comunità della vicaria o della zona pastorale. Nel passato la nomina dei nuovi parroci e l’avvicendamento nelle parrocchie era vissuto come un evento abbastanza normale, di routine. Oggi invece la realtà ci impone nuove valutazioni e nuove metodologie che intervengono nelle decisioni.

Per questo, voglio condividere con voi i criteri che hanno guidato le mie scelte, maturate nella preghiera e nel dialogo con i miei collaboratori e con le persone coinvolte. I criteri che hanno ispirato le mie riflessioni pastorali sono principalmente tre: ho cercato di far dialogare tra loro queste ispirazioni, mai in modo rigido o gerarchico, ma ricercando una certa illuminazione vicendevole. I criteri che qui presento sono stati illuminati dal discernimento nella preghiera, per non ridurli solo a un esercizio di buon senso o a semplici valutazioni esteriori.  In tale contesto ecclesiale e comunitario l’obbedienza al Vescovo, da parte dei presbiteri, ha certamente la sua importanza e il suo valore spirituale, dato che il vescovo stesso è impegnato in prima persona a mettersi in atteggiamento di ascolto e di discernimento della volontà del Signore, per il bene delle persone e delle comunità.

In primo luogo, è necessario considerare il bene del presbitero coinvolto nel trasferimento. L’età, la salute, gli anni di ministero in una determinata parrocchia, le attitudini peculiari del suo ministero pastorale, le fatiche e le difficoltà incontrate: sono elementi importanti da tenere in gran conto. Per questo il dialogo con le persone interessate è di grande importanza per conoscere sia le difficoltà oggettive sia le potenzialità, ma anche per sollecitare e stimolare l’apertura al cambiamento che il trasferimento necessariamente riserva e chiede. A questo proposito sento il dovere di ringraziare tutti i sacerdoti che mi hanno offerto la loro disponibilità, seppure consapevoli che il cambiamento rappresenta una certa fatica e non è mai semplice, in quanto chiude un tratto di cammino ed è perciò necessario rimodulare le relazioni interpersonali e, seppure permangano affetti e amicizie, il trasferimento in un’altra comunità parrocchiale implica dare il giusto spazio al nuovo parroco che arriva e, con delicatezza e sensibilità, farsi da parte per  permettere al confratello che inizi il servizio ministeriale, in dialogo con la nuova comunità. In una parola: esorto a non essere invadenti, e neppure a favorire nei fedeli quegli sterili e inutili pellegrinaggi e muri del pianto… ai quali, talvolta, purtroppo si assiste.

Il secondo aspetto da tener in conto è il bene spirituale della comunità parrocchiale. La comunità non può mai subire la costruzione del cammino pastorale, deve invece sempre essere attiva nell’edificazione della parrocchia, mettendo a disposizione i talenti e i carismi nella realizzazione del progetto pastorale. I fedeli hanno, di solito, consapevolezza che l’essenziale è la fedeltà al Signore e il rapporto con Lui, che bisogna tradurre nella quotidiana e coerente testimonianza evangelica; e non di meno attendono, con emozione, un presbitero che raduni il popolo di Dio soprattutto presiedendo, per loro e con loro, la Santa Eucaristia, che li aiuti ad approfondire le parole di Gesù nel vangelo, che li esorti alla carità e che sappia creare comunione tra i membri della comunità. Siamo consapevoli che le comunità parrocchiali soffrono per la partenza di un sacerdote, specie se è stato tanti anni con loro e, all’inizio, possono vivere con una certa fatica l’accoglienza del nuovo parroco e, comunque, hanno bisogno di un certo tempo per entrare in dialogo col nuovo stile pastorale. Per questo motivo esorto tutti, presbiteri e laici, a essere disponibili e accoglienti nel comprendere la situazione, a tutti chiedo di avere un atteggiamento di rispetto di quanto è stato fatto prima di loro, di esercitare l’accoglienza e aprirsi a nuove metodologie, sensibilità e percorsi pastorali. Chiedo a tutti di puntare all’essenziale della vita cristiana: l’incontro con il Signore e la carità da vivere tra fratelli e sorelle. Certamente il presbitero è un formatore della comunità, con la predicazione della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, specie quelli dell’Eucaristia e della Riconciliazione, con l’esercizio del suo ministero di guida pastorale, ma deve anche rendersi docile allo Spirito Santo, il quale prima ancora che lui arrivasse, aveva già effuso i suoi doni e carismi in quella determinata comunità. Le singole storie vanno capite e assunte con amore, anche per poterle poi eventualmente correggere: è necessario disporsi a cogliere tutto ciò che c’è di buono, per valorizzarlo e farlo crescere.  La comunità va esortata e spronata a camminare sulle strade indicate dalla Chiesa; mai dimenticando che prima di imporre cambiamenti, occorre convertire i cuori, aprendoli a nuove mentalità e prospettive. Diversamente i cambiamenti saranno sentiti come una imposizione o, peggio ancora, come una prevaricazione esercitata dal nuovo arrivato.

Il terzo aspetto, da tener presente nel delicato tema dei trasferimenti, è il bene dell’intera comunità diocesana. La Chiesa Arborense è una realtà bella e complessa, composta da numerose comunità, raggruppate in vicarie e zone pastorali, a loro volta intessute di vita e di relazioni fraterne. Non una realtà omogenea o monolitica, quanto piuttosto molto diversificata: in questa dimensione è centrale e preziosa la fede nella Trinità Santa e nel Signore nostro Gesù Cristo. Unità e differenza che si manifesta in molteplici modalità e accenti nel vivere la fede, anche negli aspetti esteriori. Uno tra gli obiettivi, iniziato già da tempo, è quello di camminare verso una sempre maggiore collaborazione delle zone pastorali, dove diversi sacerdoti si sforzano di collaborare fraternamente; ma anche le diverse comunità parrocchiali sono chiamate ad aprirsi per fare decisi passi di collaborazione e comunione con le altre comunità, specie le più vicine.

Ai carissimi sacerdoti anziani, che lasciano l’incarico dopo una vita generosamente donata nell’esercizio del ministero presbiterale, auguro di proseguire, nel limite del possibile, e di continuare il loro servizio sacerdotale, collaborando nelle comunità parrocchiali dove decideranno di risiedere, offrendo la loro preghiera, nell’accompagnamento spirituale dei fedeli, nella disponibilità per il ministero delle Confessioni, nella predicazione: a loro, a nome di tutta la Chiesa  Arborense, voglio esprimere vera gratitudine che diventa benedizione al Signore, per i numerosi talenti che arricchiscono il nostro Presbiterio.

Grazie ai presbiteri religiosi che lasciano le nostre comunità per altri impegni, richiesti dai loro Superiori e benvenuti ai nuovi religiosi che prenderanno il loro posto. Ricordo infine alcuni aspetti pratici, anche essi importanti e da tenere nella giusta considerazione: i decreti di nomina, avranno efficacia giuridica nel momento della presa di possesso canonico che dovrà realizzarsi, secondo il calendario degli ingressi stilato dal Vicario generale, mons. Paolo Ghiani, in collaborazione col Vicario episcopale mons. Roberto Caria e col Cancelliere arcivescovile mons. Antonino Zedda, che dovrà essere sottoposto anche all’Arcivescovo, in modo che i trasferimenti si possano realizzare a partire dal prossimo mese di settembre 2023 o, con motivate eccezioni, nel prossimo mese di ottobre.

Sarà importante predisporre tutto ciò che è previsto dal Codice di Diritto Canonico, in modo che il nuovo parroco trovi tutto in ordine, sia riguardo all’amministrazione (Bilanci, situazione patrimoniale e amministrativa etc.), sia riguardo eventuali lavori da concludere. Un’attenzione speciale dovrà essere data alle case canoniche, dove i nuovi parroci dovranno essere ospitati, affinché sempre siano dignitose e accoglienti e non gravino i nuovi parroci con lavori importanti.

A questo proposito, ho dato incarico all’Economo diocesano, mons. Alessandro Floris e al suo ufficio, ma anche ai già nominati Vicari generale ed episcopale e al cancelliere arcivescovile, perché possano visitare le case canoniche per verificare, insieme ai parroci, che sono trasferiti ad altra sede, eventuali criticità da risolvere. Il Vicario Generale, il Cancelliere e l’Economo diocesano saranno a disposizione affinché i vari gradi di passaggio (professione di fede, giuramenti, consegne, bilanci, conti correnti bancari e /o postali, situazioni amministrative e variazione della Legale Rappresentanza) si svolgano sempre secondo le vigenti norme civili, canoniche e diocesane.

Grande cura bisognerà porre nel redigere i vari verbali di consegna, che dovranno essere presentati ai rispettivi Uffici diocesani della nostra Curia Arcivescovile. Rivolgo, infine, un’ultima esortazione e preghiera ai fedeli di tutte le comunità della nostra amata Arcidiocesi: Camminiamo insieme, l’essenziale è il nostro rapporto con il Signore, costruiamo un dialogo fra tutti noi, favorendo l’ascolto fra laici e presbiteri, come il cammino sinodale ci chiede ormai da tempo, perché davvero il Vangelo, la persona di Gesù, attraverso di noi, possa illuminare il cammino di tante persone.

Con l’intercessione di N. S. del Rimedio e di Sant’Archelao, vi benedico di cuore.

Oristano, 24 giugno 2023, Natività di San Giovanni Battista

+ Roberto, Arcivescovo