Today we celebrate the feast of the Blessed Virgin Mary of Mount Carmel

Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di eremiti proprio sul monte Carmelo (in aramaico «giardino»), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio. Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e decisero di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.

Il Monte Carmelo, dove la Tradizione afferma che la sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa, che si trova nell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele e che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin. Fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme, Alberto di Vercelliredasse per gli eremiti del Monte Carmelo la formula vitae (prima regola dell’Ordine). I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore, rimanendo fedeli al modello che vedeva nel profeta Elia uno dei padri della vita monastica.

La regola, che prescriveva veglie notturne, digiuno, astinenza rigorosa, la pratica della povertà e del silenzio, venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam. A causa delle incursioni dei saraceni, intorno al 1235, i carmelitani dovettero abbandonare l’Oriente per stabilirsi in Europa e stabilirono la loro dimora a Messina, in località Ritiro. Quello fu il loro primo convento in Europa.

La devozione alla Beata Vergine del Monte Carmelo

Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, san Simone Stock maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote. Intorno al 1247, quando aveva già 82 anni, venne scelto come sesto priore generale dell’Ordine. Si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante. Nel 1251, papa Innocenzo IV, che aveva ben chiaro quale fosse la ricchezza degli ordini religiosi, a differenza del pontefice odierno, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.

Lo scapolare 

Nel Medioevo molti cristiani volevano legarsi agli Ordini religiosi allora fondati: Francescani, Domenicani, Agostiniani, Carmelitani. Sorse un laicato associato ad essi per mezzo di Confraternite. Gli Ordini religiosi provvidero a dare ai laici un segno di affiliazione e di partecipazione al loro spirito e apostolato. Questo segno era costituito da una parte significativa dell’abito: la cappa, il cordone e lo scapolare. Tra i Carrnelitani si stabilì lo Scapolare, in forma ridotta, come espressione d’appartenenza all’Ordine e di condivisione della sua devozione mariana. Oggi lo Scapolare della Vergine del Carmine è un segno approvato dalla Chiesa e proposto dall’Ordine Carmelitano come manifestazione dell’amore di Maria per noi e come espressione di fiducia filiale da parte nostra in Lei, di cui il cristiano vuole imitarne la vita.

A San Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

Spiritualità Carmelitana

Due figure di santità sono, in particolare, il vanto dell'Ordine Carmelitano. Si tratta di San Giovanni della Croce e Santa Teresa d'Avila. Il doctor mysticus ha subito diversi momenti difficili nella propria vita. Nella notte oscura dell'anima, Giovanni spiega che l’uomo è essenzialmente un essere in cammino, nella perenne ricerca di Dio. Questo ritorno verso Dio egli lo immagina come la salita di una montagna, il Monte Carmelo, che rappresenta simbolicamente la vetta mistica, cioè Dio stesso nel suo amore e nella sua gloria. Per arrivare alla meta che è l’unione d’amore trasformante con Dio (o santità cristiana) l’uomo deve affrontare con coraggio e pazienza le due fasi o tappe, della educazione dei sensi (notte dei sensi) e del rinnovamento del proprio spirito (notte dello spirito) ambedue esperienze misteriose e dolorose di spoliazione interiore. Con la notte dei sensi (attraverso un duro ed esigente impegno ascetico) l’anima si libera dall’attaccamento disordinato catturante e spiritualmente paralizzante delle cose sensibili, dal modo di giudicare e di scegliere basati sul proprio egoismo e sul proprio interesse immediato, sull’utilitarismo quotidiano nei rapporti interpersonali, sulle comodità di ogni genere e sull’abbondanza superba e gaudente.

Con la notte dello spirito, l'uomo si libera dalle false certezze e dai falsi assoluti della propria intelligenza, affidandosi così totalmente e liberamente a Dio, attraverso l’esercizio delle virtù teologali, quali la fede e la speranza in Cristo, e la carità verso Dio e il prossimo. Si tratta del passaggio doloroso e lungo tanto che può durare tutta la vita dall’uomo “vecchio” all’uomo “nuovo”, da quello “terreno” a quello “spirituale”, da quello mosso dall’egoismo (la carne) a quello sospinto e motivato dallo Spirito, di cui parla San Paolo: un morire per rinascere in Cristo. Il doctor mysticus parla di rinunce, di lasciare tutto, di nulla (quali sono le cose rispetto a Dio), di salita, di notte oscura, tutta una terminologia che caratterizza la vita spirituale secondo lui come un lavoro (di auto correzione e autocontrollo nelle proprie azioni e decisioni), un impegno serio, una fatica dura, una ascesi costosa, graduale e continua... che non si può realizzare dall’oggi al domani. Giovanni della Croce diffida da quelli che “scalpitano tanto... che vorrebbero essere santi in un giorno”.

L'altra grande figura è Teresa d'Avila, riformatrice del Carmelo. Sono numerose le sue opere. Guardando alle preoccupazioni attuali che stanno scuotendo la Chiesa in merito al caso di Marko Ivan Rupni, potremmo trovare in Teresa alcuni chiarimenti. Ne Il Castello interiore, Teresa scrive: "Diceva un gran teologo che se il demonio, bravo pittore com'è, gli rappresentasse un'immagine del Signore molto espressiva, egli invece di averne pena, se ne servirebbe per ravvivarsi in devozione e muovere guerra al maligno con le stesse sue armi. Per quanto un pittore possa essere malvagio, non per questo si deve disprezzare l'immagine che egli faccia, quando sia di Colui che è il nostro solo Bene". 

Numerose sono le altre figure di santità carmelitana: Teresa Benedetta della Croce, Teresa di Lisieux, Elisabetta della Trinità, ecc.... Si tratta di un ordine che ha una particolare importanza oggi. I carmelitani, infatti, sono una silenziosa presenza che richiama la Chiesa alla propria essenza. Essi rivendicano il primato della vita contemplativa sull'azione apostolica. Sono diversi i monasteri di clausura di monache carmelitane che ancor oggi invocano da Dio il dono di vocazioni per la Chiesa e la conversione dei peccatori.

s.E.U.

Silere non possum