Prime Minister Boris Johnson attacks Justin Welby during a meeting of Conservative MPs last night. Criticism over migration policy is not welcome.
È guerra aperta fra il primo ministro inglese Boris Johnson e il Primate della Chiesa Anglicana, Justin Welby. Il capo del governo che ha il vizietto di fare festini infrangendo la legge, non ha preso bene la condanna da parte della Chiesa inglese del suo piano per spedire gli immigrati illegali in Ruanda.
In un incontro con i deputati conservatori che si è tenuto ieri sera (19 aprile 2022), il primo ministro ha detto che Welby ha “frainteso” i piani di trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda ed ha anche lanciato accuse sostenendo che queste persone sono state “meno rumorose nella loro condanna di Putin la domenica di Pasqua di quanto lo siano stati nella nostra politica sugli immigrati illegali”.
Accuse gratuite che Johnson lancia perchè spinto nell’angolino, la Chiesa Anglicana ha da subito condannato le attività di Putin e, a differenza della Chiesa Cattolica, non ha mai avuto paura nel fare nomi e cognomi. Welby fu il primo rappresentante religioso che si è pronunciato contro Putin, si veda qui l‘articolo.
La legge non tutela le persone
Un parlamentare ha raccontato: "Johnson ha detto che la gerarchia della Chiesa d'Inghilterra non è riuscita a capire la differenza tra l'immigrazione legale e le persone che entrano illegalmente nel Regno Unito con enormi rischi personali attraverso uno dei canali di navigazione più trafficati del mondo". Ma sono diverse le persone che avrebbero frainteso, oltre alle Nazioni Unite e all'Unione Europea, anche la BCC, ha detto il primo ministro, avrebbe frainteso la politica secondo la quale i migranti sarebbero stati messi su un volo di sola andata per il Ruanda a sei mila miglia di distanza già dal mese prossimo.
Anche la ministra dell'interno, Priti Sushil Patel, ieri ha spiegato ai parlamentari che "prenderà in considerazione tutti per il ricollocamento" e che le decisioni saranno prese caso per caso. Alcuni agenti del Ministero dell'Interno hanno riferito che, in realtà, i bambini saranno esentati e quelli che saranno rimossi saranno quasi esclusivamente uomini, perché nove su dieci di quelli che attraversano la Manica su piccole barche sono maschi adulti.
Questa politica rischia di essere ancor peggio di come l'avevamo immaginata. In questo articolo, Patel riferiva che l'intento del governo era contrastare il traffico illegale di esseri umani che affrontavano il tragitto in condizioni disumane. In questo modo però la questione è ancor più grave, tralasciando la grave discriminazione che le Corti inglesi non potranno non constatare, vi sarebbe poi un rischio enorme che non si può tacere. I trafficanti farebbero di tutto per trovare dei bambini da poter mettere su queste barche pur di far apparire che si tratta di una famiglia ed evitare il trasferimento in Ruanda. E questo non farebbe altro che rendere il Regno Unito complice di una barbarie.
Costi esorbitanti e rischi indicibili
La Shadow Home Secretary, Yvette Cooper, ha riferito che il costo dell'invio di ogni richiedente asilo in Ruanda sarebbe tre volte superiore a quello che si avrebbe se le loro richieste fossero trattate nel Regno Unito. Basti pensare che da alcuni dati del Ministero dell'Interno, i costi per elaborare una richiesta d'asilo nel Regno Unito sono pari a undicimila sterline. Se il migrante fosse inviato in Ruanda questo costo diverrebbe molto più alto, si calcola una spesa che va dalle ventimila alle trentamila sterline.
Il presidente del Justice Select Committee ( un comitato ristretto della Camera dei Comuni che esamina la politica, l'amministrazione e le spese del Ministero della Giustizia) ha spiegato che sarebbe meglio impiegare questo denaro per accelerare il tempo necessario per elaborare le richieste di asilo. Oggi per una richiesta è necessario, in media, più di un anno.
Boris Johnson, però, preferisce spostare l'attenzione sulla guerra in Ucraina e strumentalizzare anche quella per colpire il Primate della Chiesa Anglicana che lo mette davanti alla sua ipocrisia.
L.P.
Silere non possum