Castel Gandolfo – Questo pomeriggio, nel Centro Mariapoli, Papa Leone XIV ha incontrato i partecipanti al Convegno Raising Hope, convocato per ricordare i dieci anni dalla pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’. Nel suo intervento, il Pontefice ha intrecciato memoria e prospettiva, gratitudine e sfida, indicando ancora una volta l’urgenza di una conversione ecologica che non resti superficiale, ma che trasformi realmente la vita delle persone e delle comunità.

Un’eredità che interpella ancora oggi

Il Papa ha voluto ringraziare «il Movimento Laudato Si’ per aver sostenuto fin dall’inizio la diffusione e l’attuazione del messaggio di Papa Francesco», riconoscendo come l’Enciclica abbia suscitato riflessioni, progetti e partenariati in tutto il mondo. Non solo nella Chiesa, ma anche in ambiti accademici, scientifici, politici ed economici, l’espressione cura della casa comune è diventata punto di riferimento. Leone XIV ha sottolineato come le analisi e le proposte di Francesco — dal paradigma dell’ecologia integrale all’appello al dialogo, fino all’invito ad affrontare le cause profonde delle crisi — abbiano generato un movimento trasversale, che continua a crescere. «Le sfide individuate nella Laudato si’ — ha detto — sono oggi ancora più attuali di dieci anni fa. Non si tratta solo di problemi sociali o politici, ma anzitutto spirituali: essi chiamano alla conversione».

Tornare al cuore

Il Papa ha ricordato che ogni anniversario è occasione per domandarsi cosa resta da fare. Dopo aver studiato e diffuso il testo, oggi occorre «passare dalla raccolta dei dati alla cura; dal discorso ambientale a una conversione ecologica che trasformi stili di vita personali e comunitari». Questa svolta, ha spiegato, non può avvenire senza il ritorno al cuore: «Nella Scrittura, il cuore non è solo il centro dei sentimenti, ma il luogo della libertà, dove si prendono le decisioni più profonde. Solo tornando al cuore può avvenire una vera conversione ecologica». Per i credenti, tale conversione coincide con il cammino verso il Dio vivente: «Non possiamo amare Dio disprezzando le sue creature, né dirci discepoli di Cristo senza condividere il suo sguardo sulla creazione».

Speranza e responsabilità

Leone XIV ha citato San Francesco d’Assisi, descritto da Papa Francesco come uomo capace di vivere in armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso. L’ecologia integrale, ha ricordato, si alimenta di queste quattro relazioni fondamentali. «Siamo una sola famiglia, con un solo Padre — ha ribadito —. Abitiamo lo stesso pianeta e dobbiamo prendercene cura insieme». L’appello si è fatto concreto sul piano politico: il Papa ha invitato governi e cittadini a un impegno condiviso, affinché le decisioni ambientali non si riducano a proclami. «Le soluzioni più efficaci — ha detto, richiamando l’esortazione Laudate Deum — non verranno solo dagli sforzi individuali, ma da grandi decisioni politiche a livello nazionale e internazionale». In vista dei prossimi vertici delle Nazioni Unite — dalla COP 30 sul cambiamento climatico alla Conferenza sull’acqua del 2026 — Leone XIV ha auspicato che «sappiano ascoltare il grido della Terra e il grido dei poveri, dei popoli indigeni, dei migranti forzati e dei credenti di tutto il mondo».

La domanda finale

Il discorso si è chiuso con un interrogativo, che ha la forza di un esame di coscienza collettivo: «Dio ci chiederà se abbiamo coltivato e custodito il mondo che Egli ha creato, a beneficio di tutti e delle generazioni future, e se ci siamo presi cura dei nostri fratelli e sorelle. Quale sarà la nostra risposta?» Con queste parole, Leone XIV ha affidato ai partecipanti un compito che non riguarda solo la memoria di un documento, ma la responsabilità concreta verso il futuro dell’umanità e del creato.

d.R.A.
Silere non possum