The Carthusian Order today is a lifeblood for the Catholic Church
"La Certosa è un'oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli. "Abito nel deserto con dei fratelli", è la frase sintetica che scriveva il vostro Fondatore".
S.S. Benedetto XVI
Il 06 ottobre 1101 moriva, in
Calabria in un eremo da lui fondato, San Bruno di Colonia. La vita di
questo santo è straordinaria ed ha ispirato numorisi monaci che
ancor'oggi seguono il suo stile di vita e sono il vero ossigeno della
Chiesa tutta.
Bruno, un sacerdote originario di Colonia in Lotaringia, nacque intorno al 1030. Sin da bambino, e già dai suoi primi studi manifestò doni intellettuali abbastanza rari dato che ancor giovane, tenerum alumnum,
diranno più tardi i canonici di Reims, da Colonia fu inviato alla
celebre scuola della cattedrale di Reims. A Colonia fu promosso canonico
della collegiata di San Cuniberto. Molto erudito nelle lettere sia
secolari che divine, fu canonico della Chiesa di Reims la cui importanza
non era seconda a nessuna della chiese di Gallia. Il suo ministero
consistette anche nell'insegnamento della teologia in Francia.
La vita di Bruno è emblematica anche per il suo rapporto con la gerarchia ecclesiastica.
Difatti, a Reims, Bruno ebbe dei contrasti con l'arcivescovo Manasse de
Gournay, un prelato che viene definito corrotto e con un comportamento
non degno del suo ministero.
Il giovane Bruno lo accusò di simonia senza porsi alcuno scrupolo, nel solo interesse dalla Verità. De Gournay, nel tentativo di attirare a se la sua stima, nel 1075 nominò Bruno cancelliere dell'arcivescovado.
Nel
1076 il futuro monaco lasciò i suoi incarichi nella scuola e nella
cancelleria e fu costretto a cercare rifugio presso il conte Ebal di
Roucy, a causa del dissidio col vescovo Manasse di Gournay. Poté tornare
in Francia solo cinque anni dopo, quando, a seguito di ulteriori
contrasti e dissidi, Manasse fu deposto da un apposito concilio. Bruno
che sarebbe dovuto succedergli, non accettò l'incarico e rinunciò a
tutti i suoi averi distribuendoli ai poveri.
Durante quegli anni il
presbitero sentiva il desiderio di condurre una vita solitaria,pertanto,
rientrato in Francia, si recò all'eremo di Molesme, sotto la guida di
san Roberto,
abate di Citeaux. Successivamente, con sei compagni, cercò un luogo
solitario per potervi condurre una vita solitaria. Trovò nel vescovo di
Grenoble, Ugo di Châteauneuf, un'aiuto. Lo stesso gli diede un terreno.
Si
racconta che ebbe anche una visione in sogno. Sette stelle che
indirizzavano sette pellegrini a una valle solitaria nel cuore del
massiccio che all'epoca si chiamava «Cartusia» nel Delfinato. Lì fondo
l'ordine dei certosini, il quale prevede una forma di vita comune ed
una, ben più ampia, di vita solitaria. I momenti in comune sono
sostanzialmente: i momenti di preghiera in Chiesa e la passeggiata
settimanale.
Il primo monastero fu fondato nell'estate dell'anno
1084, verso la festa di san Giovanni Battista, in una zona montana e
boschiva, a 1175 m di altitudine. I lavori di costruzione cominciarono
subito e proseguirono rapidamente. Solo la chiesa fu costruita in pietra
per poter ottenere la consacrazione, questa, infatti, era una
condizione indispensabile. Venne consacrata il 2 settembre 1085 dal
vescovo Ugo.
Tra i suoi discepoli a Reims vi era colui che divenne
prima monaco benedettino a Cluny ed in seguito Papa con il nome di
Urbano II. Su ordine di questo, solo sei anni dopo la fondazione,
Bruno si recò alla curia romana per aiutare il Pontefice con il suo
sostegno e con i suoi consigli negli affari ecclesiastici.
Quando Bruno si recò a Roma,
diede disposizione a Lanuino di guidare i monaci nella via del deserto.
In quegli anni il monaco soffrì molto la sua distanza dalla solitudine
dell'eremo.
Quando Urbano II fuggì da Roma, in seguito
all'invasione dei territori pontifici da parte dell'imperatore tedesco
Enrico IV ed alla elezione dell'antipapa Guiberto,
Bruno si trasferì con la corte papale nell'Italia meridionale.
Su proposta di Urbano i canonici di Reggio Calabria lo elessero
arcivescovo, ma egli declinò la mitra per amore della sua vocazione
contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la
solitudine. Qualche tempo dopo chiese di potersi
ritirare.
Il
conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre,
oggi Serra San Bruno ove è presente una delle due certose maschili
attive in Italia, a 790 metri di altitudine, nel cuore dell'attuale
Calabria centro-meridionale. Qui Bruno fondò l'eremo di Santa Maria,
mentre a poco meno di 2 km più a valle fondava per i fratelli conversi
il monastero di Santo Stefano.
Egli descrisse la natura del luogo
ricevuto in dono in una lettera indirizzata a Rodolfo il Verde, uno dei
due compagni che fecero insieme a lui, nel giardino di Adamo, il voto di
consacrarsi alla vita monastica:
«In territorio di Calabria,
con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una
perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per
aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano,
da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del
suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende
per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi
floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi
descriverà in modo consono l'aspetto delle colline che dolcemente si
vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con
la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti? Né mancano
orti irrigati, né alberi da frutto svariati e fertili»
Nell'eremo morì e vi venne sepolto, undici anni circa dalla sua partenza da Chartreuse.
I certosini oggi
Seguendo l'esempio di San Bruno, l'ordine certosino è l'unico che negli anni ha mantenuto fede alla sua regola. Negli anni scorsi ci sono stati alcuni tentativi di cambiare, ma per fortuna si è trattato di qualche priore isolato che non è riuscito nel suo intento. La vita di stretta clausura non viene mai interrotta se non per la passeggiata settimanale, la quale avviene comunque in solitudine. All'interno della certosa nessuno può entrare e i monaci non incontrano nessuno. Si tratta di uno stile di vita meraviglioso che esprime chiaramente un distacco dal mondo per poter trovare Dio e se stessi. La vita monastica, così condotta, è una ricchezza per la Chiesa intera che giova della forza orante di questi uomini nascosti al mondo. Ogni cristiano, e non, è ricordato sull'altare ogni giorno dai monaci ed in ogni singolo momento di preghiera. La loro preghiera rende possibile l'attività della Chiesa tutta.
Le certose hanno anche una splendida architettura. Ogni padre ha una propria cella, si tratta di una vera e propria casetta dove al piano terra vi è lo spazio per il lavoro e al piano superiore vi sono due stanze: la stanza detta dell'ave maria, ove il monaco recita la preghiera prima di accedere all'altra stanza, che è quella dove dorme, prega e studia. Ogni casetta ha un ingresso con accanto una finestrella dove viene passato loro il pasto. I certosini, infatti, pranzano e cenano nella propria cella. Solo in determinate occasioni consumano i pasti in comune ma in silenzio ascoltando una lettura spirituale.
I
monaci conversi, invece, hanno una stanza più semplice perchè essi si occupano dei lavori manuali all'interno della Certosa. Per questo motivo non hanno necessità dello spazio per il lavoro in stanza.
Una vita che affascina i giovani
Preghiera e lavoro sono l'anima della vita di questi solitari di Dio. L'ordine certosino dimostra che la vita monastica vissuta con serietà attrae i giovani, i quali sono alla ricerca di radicalità e sono desiderosi di esperienze totalizzanti. Il distacco dal mondo, seppur inizialmente spaventa un pò, varcata quella soglia di paradiso, diviene un lontano ricordo. Il monaco, infatti, è assolutamente libero, più di coloro che ogni giorno sono schiavi dei diversi mezzi di comunicazione, dispositivi e aspettative della società. Oggi nelle diverse certose ancora attive, sparse per il mondo, molti giovani bussano alla ricerca della Verità vera, che è Cristo stesso.
Oggi, le certose in Italia sono due: una si trova nella Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace ed una nella Arcidiocesi di Lucca. Rispettivamente Serra San Bruno e Farneta.
Durante la sua visita alla Certosa di Serra San Bruno, il Santo Emerito Padre Benedetto XVI ebbe a dire: «"Fugitiva relinquere et aeterna captare": abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare l'eterno. In questa espressione della lettera che il vostro Fondatore indirizzò al Prevosto di Reims, Rodolfo, è racchiuso il nucleo della vostra spiritualità: il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto, tutto ciò che impedisce questa comunione e lasciandosi afferrare dall'immenso amore di Dio per vivere solo di questo amore. Cari fratelli, voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore; avete risposto con radicalità all'invito di Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!". Ogni monastero è un'oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l'"acqua viva" per la nostra sete più profonda. Ma la Certosa è un'oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli. "Abito nel deserto con dei fratelli", è la frase sintetica che scriveva il vostro Fondatore. La visita del Successore di Pietro in questa storica Certosa intende confermare non solo voi, che qui vivete, ma l'intero Ordine nella sua missione, quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi».
Ancora oggi, nonostante noi qua fuori ci agitiamo innanzi alle diverse minacce del mondo, il motto certosino ci ricorda dove guardare: Stat crux dum volvitur orbis.
F.P.
Silere non possum