Riflettere sull’uso che oggi viene fatto della liturgia è doveroso, soprattutto quando essa diventa uno strumento piegato a fini umani e personali. Da tempo, come Chiesa, ricordiamo, anche ai più ideologici, che il sacerdote è “alter Christus”, un altro Cristo, non un protagonista da idolatrare o da scegliere come si fa con un marchio di consumo. Lo abbiamo ribadito quando abbiamo visto fedeli legarsi in maniera esclusiva al “loro” prete, quasi fosse un guru, o quando abbiamo denunciato l’inquietante fenomeno dei giovani che formano comunità intorno al prete-Youtuber o al prete-TikToker. La Santa Messa celebrata da quel sacerdote non è più valida o meno valida di quella celebrata da qualsiasi altro prete. Eppure, i personalismi continuano a contaminare l’altare e creano scandalo.

Ancora oggi c’è chi usa la liturgia non soltanto per trasmettere messaggi viziati, che siano politici o personalistici, ma addirittura per strumentalizzare Dio e lanciare invettive al fine di giustificare se stesso e le proprie fragilità.

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