Venerdì 6 dicembre 2024 l'Arcivescovo Mario Enrico Delpini ha presieduto i Primi Vespri della Solennità di Sant'Ambrogio nella Basilica che ne custodisce le spoglie a Milano.
«In nome di Dio, lasciate riposare la terra! Abbiate compassione di voi stessi, dei vostri contemporanei, dei vostri figli e trovate il modo di far riposare la terra!» ha esordito Mons. Mario Delpini pronunciando il tradizionale discorso alla Città. Poi ha denunciato: «La gente è stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza. È stanca di una vita appiattita sulla terra, tra le cose ridotte a oggetti, nei rapporti ridotti a esperimenti precari». E ancora: «La gente è stanca di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica. La gente è stanca di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato, di un’amministrazione che non sa valorizzare le risorse della società civile, le iniziative della comunità per l’educazione, l’assistenza, l’edilizia, la sanità. La gente è stanca del pettegolezzo che squalifica le persone. La gente non è stanca della buona comunicazione, perché la comunicazione è il servizio necessario per avere un’idea del mondo. Invece la gente è stanca di quella comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita e l’esibisce come se fosse la vita, stanca della cronaca che ingigantisce il male e ignora il bene, stanca dei social che veicolano narcisismo, volgarità e odio. Per favore, lasciate riposare la gente!»
L'Arcivescovo di Milano guarda poi all'anno santo che sta per iniziare: «Il Giubileo che il Papa ha indetto per l’anno 2025 è un’attuazione storica del “principio sabbatico”: se Dio ha sentito l’esigenza di riposare, così occorre lasciare anche agli esseri umani e alla terra la possibilità di farlo. Il “principio sabbatico” custodisce il mistero del cosmo come dono di benevolenza e creatività. Senza il rispetto di tale principio, non solo non c’è più festa, ma viene a esaurirsi lo spazio dello spirito umano: la stanchezza non trova sollievo, l’umano affaticato non vive le condizioni per una ri-creazione. Il riposo è essenziale agli uomini come alla terra».
Alle autorità l'Arcivescovo ha detto: «Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza e allo scandalo della guerra proponendoci percorsi di riconciliazione e di pace, cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza della città e della terra attivando una sana e sensata educazione ecologica» e ancora «faccio appello a considerare con serietà le vie per il condono dei debiti, per forme di alleanza e mutuo soccorso, di ripensamento del sistema bancario perché troppa gente è disperata».
Poi si è chiesto: «La Chiesa che cosa può fare?» e ha detto: «in occasione del cinquantesimo anniversario di Caritas Ambrosiana impegno la Diocesi di Milano perché, insieme a tutti coloro che hanno una responsabilità in questo ambito, venga promossa un’opera significativa su un tema particolarmente urgente come quello della casa per tutti».
L'Arcivescovo Mario ha poi osservato: «Capita pertanto che gli insegnanti, gli educatori, gli assistenti sociali e anche i preti, i consacrati e le consacrate, insomma tutti coloro che dedicano la loro professionalità ad affrontare responsabilità educative e assistenziali, siano stanchi, logorati da un carico di lavoro che si confronta con inedite resistenze e affaticati da adempimenti burocratici sproporzionati. L’anno giubilare può essere l’occasione per le istituzioni per dare sollievo a operatori stanchi con riconoscimenti più concreti, con simpatia e stima più evidenti, con una semplificazione della burocrazia». Il pensiero va anche a quei consacrati che in queste ore vengono addirittura accusati di reati solo perché hanno prestato assistenza ai carcerati.
Delpini ha poi denunciato: «L’Anno Santo può essere l’occasione per ricostruire nell’opinione pubblica in modo realistico la stima e la gratitudine per coloro che lavorano nel “sanitario”: esaltati come eroi durante la pandemia, oggi si ritrovano sovraesposti, aggrediti e additati come i soli responsabili di un servizio indispensabile, di un diritto che non riesce a essere adeguato ai bisogni di tutti, tanto meno dei poveri». Una amara constatazione, quella dell'Arcivescovo, è quella che riguarda in modo particolare la Chiesa: «Noi tutti siamo stanchi della guerra, delle notizie di guerra e delle ragioni addotte per giustificarla. Siamo stanchi e ci sentiamo impotenti e inascoltati quando chiediamo pace». Ne sono esempio i numerosi attacchi rivolti al Papa per il solo fatto che continua a rivolgere appelli inascoltati per la Pace. L'ambiente in cui viviamo è più attento a distribuire ragioni piuttosto che fermare le bombe. L'arcivescovo ha spiegato:«Lasciate riposare la terra si tratta di un esercizio fortemente attivo: chiede di raccogliere tutte le energie per evitare di continuare a fare quello che si è sempre fatto e riuscire a sospendere le abituali azioni per ascoltare e cogliere il grido di aiuto che si eleva dalla terra. La speranza nasce anche grazie alla (e in conseguenza della) assunzione di responsabilità individuali e collettive. Significa lasciarci guidare da Dio, nel leggere e accogliere tutte le grida e le domande di riparazione che la terra mal coltivata e sfruttata eleva ogni giorno, dentro le nostre vite» e ha concluso: «Benedico voi che con sincerità offrite e accogliete proposte di alleanze che uniscano le forze per contrastare il declino della società, l’esaurimento delle risorse, il dilagare dell’individualismo, per offrire riposo alla terra. Benedico voi che siete disponibili a portare i pesi gli uni degli altri e vi dedicate ad alimentare la speranza, a praticare una solidarietà senza discriminazioni, perché tutti possano affaticarsi nell’edificare la società e tutti possano trovare ristoro e riposo in questo nostro convivere. Che siate tutti benedetti, voi che vi prendete cura della stanchezza della gente, della città, della terra e cercate come offrire riposo nell’anno del Giubileo e in ogni anno a venire. E riposate un po’ anche voi!».
Domani, 7 dicembre 2024, l'Arcivescovo presiederà, alle ore 10. 30, la Santa Messa pontificale nella Basilica di Sant'Ambrogio