Priest Mauro Galli was also acquitted on appeal.
Il Tribunale ecclesiastico Flaminio, incaricato dal Dicastero per la Dottrina della Fede per la definizione del giudizio di appello per la causa canonica concernente il reverendo sacerdote don Mauro Galli, accusato del delitto di abuso su minore, ha emesso la propria sentenza: «non consta della colpevolezza dell’imputato Rev. Mauro Galli».
È così che termina una dolorosa vicenda che aveva visto ingiustamente accusato un sacerdote dell’Arcidiocesi di Milano di aver commesso abusi su un minore. Silere non possum aveva spiegato puntualmente, con documenti alla mano, quanto in realtà era accaduto nella notte fra il 19 e il 20 dicembre 2011.
Sono stati anni dolorosi anche per l’Arcivescovo di Milano, ingiustamente accusato di aver coperto il sacerdote, quando in realtà aveva messo in atto tutti i provvedimenti e le iniziative necessarie al fine di giungere a verità. Anche il vescovo Pierantonio Tremolada, attualmente ordinario di Brescia, era stato illegalmente registrato dalla famiglia del giovane e quella registrazione era stata appositamente tagliata e manipolata al fine di far risultare un andamento del confronto ben diverso da quello che si era verificato nella realtà.
Ancora una volta emergono i risultati di una prassi, ormai sempre più consolidata, volta a screditare il volto della Chiesa. Sempre più vengono accusati sacerdoti che non hanno neppure la possibilità di difendersi perché sono ritenuti colpevoli ancor prima del processo. Purtroppo, anche a Santa Marta, il diktat che viene imposto è sempre quello di “demonizzare il prete e chiedere scusa alle vittime”. Spesso, però, neppure si è arrivati ad accertare l’esistenza delle vittime.
I giudici, riunitisi alla fine di aprile 2023, hanno ritenuto di rigettare l’appello interposto il 10 gennaio 2020 dal promotore di Giustizia Padre Robert Joseph Geisinger, S.I. il quale era arrivato a sostenere assurdità del tipo: «La sentenza inoltre afferma che sarebbe impossibile che fisicamente si sia eseguito un approccio tanto complicato atteso che l’abuso sessuale sarebbe durato perlomeno un paio d’ore ma non sarebbero mai state rinvenute tracce organiche nemmeno sulla biancheria del ragazzo. Quanto appena riferito non può, a parere dello scrivente, avere un significato decisivo nel senso dell’impossibilità dell’avvenuto abuso perché il mancato ritrovamento delle predette tracce organiche può essere dovuto a vari motivi, non ultimo alle opportune precauzioni che il reo potrebbe aver adottato nel caso.
Senza tener conto poi del fatto che l’imputato facendo uso delle proprie capacità di autocontrollo potrebbe aver voluto non raggiungere l’orgasmo al fine e magari di prolungare quanto più possibile l’evento».
Mentre i capi accusatori inizialmente erano due: abuso su minore e sollicitatio ad turpia, Geisinger ha interposto appello solo in merito al primo.
Il Tribunale Flaminio ha stabilito però che le tesi di Geisinger sono assurde e «la sentenza di primo grado non è da ritenersi giuridicamente infondata, e quindi che non consta della colpevolezza dell’imputato Rev. Mauro Galli per il delitto di cui è accusato».
«Si conclude una lunga vicenda umana e giudiziaria che ha segnato pesantemente la vita e le relazioni di persone, di famiglie e di comunità ecclesiali – ha detto il Vicario generale dell’Arcidiocesi di Milano, S.E.R. Mons. Franco Agnesi. Non si conclude tuttavia il cammino di queste persone, famiglie e comunità. Il male compiuto e sofferto può essere consolato se si apre a riconoscere la sofferenza dell’altra persona e conduce tutti a prendersi cura del bene degli altri e del bene di tutti. E ci conduce tutti ad essere più umili e puri di cuore».
F.P
Silere non possum