Giovedì 9 maggio 2024 nella Basilica romana minore collegiata abbaziale prepositurale di Sant'Ambrogio l'Arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la prima sessione pubblica della fase testimoniale del processo di beatificazione di don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione.
Di che cosa si tratta? La canonizzazione, ovvero quando una persona viene dichiarata santa dalla Chiesa Cattolica, è solo l’ultimo gradino di una scala che ne presuppone altri: il candidato, per diventare ufficialmente Santo, deve essere prima Servo di Dio, poi Venerabile, poi Beato. «È chiamato Servo di Dio il fedele cattolico di cui è stata iniziata la Causa di beatificazione e canonizzazione» afferma il Dicastero competente. «Il postulatore - continua - raccoglie documenti e testimonianze che possano aiutare a ricostruire la vita e la santità del soggetto. La prima fase inizia quindi con l’apertura ufficiale di una Inchiesta in Diocesi e il candidato viene definito Servo/a di Dio. Obiettivo è spesso quello di verificarne l'eroicità delle virtù, ovvero la disposizione abituale a compiere il bene con fermezza, continuità e senza esitazioni. Occorre cioè dimostrare che il candidato ha praticato le virtù a un livello molto elevato, superiore alla media. In altri casi, l’oggetto della verifica riguarda i requisiti del martirio cristiano oppure l’offerta della vita. La ricostruzione viene fatta seguendo due piste: ascoltando le testimonianze orali delle persone che hanno conosciuto il Servo di Dio e possono raccontare con precisione fatti, eventi, parole; raccogliendo i documenti e gli scritti riguardanti il Servo di Dio. Se le condizioni preliminari sembrano concordi, il Vescovo può introdurre la Causa. Il Vescovo diocesano nomina un Tribunale composto da un suo Delegato, da un Promotore di Giustizia e da un Notaio Attuario. Una apposita Commissione Storica raccoglie tutti i documenti che riguardano il Servo di Dio e i suoi scritti. Infine due Censori Teologi devono valutare i medesimi scritti, se vi sia qualcosa di contrario alla fede o alla morale. Tutte le informazioni vengono raccolte e poi sigillate nel corso di una sessione di chiusura, presieduta dal Vescovo».
Dopo un cammino iniziato dodici anni fa, con un lavoro infaticabile della Commissione storica, ora ha inizio la seconda fase di questo processo. La cerimonia presieduta da S.E.R. Mons. Arcivescovo ha visto presenti alcuni personaggi chiave di questo procedimento: Chiara Minelli, postulatrice della Causa; il Rev.do Don Simone Luca, promotore di Giustizia; il Rev.do Mons. Virginio Pontigia, Notaio e il Rev.do Don Marco Gianola, collaboratore Ufficio Cause dei Santi dell’Arcidiocesi di Milano.
Nel suo intervento Delpini ha detto: «Adesso che la Chiesa si impegna a promuovere questa fase del cammino di verifica per la beatificazione, però, mi pare che sia il momento in cui tutti coloro che hanno riconosciuto in don Luigi un interprete originale e affascinante della vita cristiana si dicano: “Va bene, adesso lasciamo perdere quello che ci differenzia, che ci distanzia, che talvolta magari ci ha reso difficili i rapporti. Lasciamo perdere e facciamo rivivere l’essenziale di tutto questo”».
Le parole dell'Arcivescovo di Milano
Come è affascinante un carisma nella Chiesa? Il fascino di un carisma è quel particolare fervore, quella intensità non prima sperimentata di vedere risplendere, nelle vicende ordinarie, una scintilla della gloria di Dio. Com’è affascinante un carisma. Le cose che si sono sempre sentite dire improvvisamente sembra che diventino una rivelazione. Le pratiche abituali, assunte da un carisma, diventano un entusiasmo e le persone sentono che quelle parole quell’atteggiamento quel modo di porsi interpreta la verità più profonda, sveglia dentro ciascuno come una nuova vita, una nuova semplicità, una nuova identificazione. Come è affascinante il carisma. Voi che siete qui e tutti coloro che hanno incontrato il carisma di Don Luigi devono, a quanto mi risulta, rendere grazie proprio per questo. Perché la Chiesa nella sua verità antica ha avuto questo nuovo splendore, perché il cammino personale nella sua esperienza abituale, si è come svegliata ad una gioia, ad una gratitudine, ad una capacità di affrontare la vita che ha qualcosa di meraviglioso. Ecco che fascino ha il carisma. E per ciò che io voglio augurare proprio questo a tutti coloro che hanno incontrato il carisma di Don Giussani, che conservando questa gratitudine e questa gioia formino un cuor solo e un’anima sola. Nella storia di un movimento così numeroso che ha preso dimora in tante esperienze di vita e in tanti luoghi della terra, può sempre succedere che si presentino interpretazioni divergenti, che i rapporti tra le persone possano conoscere delle tensioni.
Adesso che la Chiesa si impegna a promuovere questa fase del cammino di verifica per la beatificazione, però, mi pare che sia il momento in cui tutti coloro che hanno riconosciuto in don Luigi un interprete originale e affascinante della vita cristiana si dicano: “Va bene, adesso lasciamo perdere quello che ci differenzia, che ci distanzia, che talvolta magari ci ha reso difficili i rapporti. Lasciamo perdere e facciamo rivivere l’essenziale di tutto questo”.
Che questa celebrazione e questo avvio del processo testimoniale possa essere un invito a riconoscere la gioia di quello che il Signore ci ha dato attraverso Don Luigi. È affascinante un carisma e può permetterci di andare oltre qualche visione parziale, qualche atteggiamento magari di incomprensione.
Come è nuovo un carisma. Il dono dello Spirito introduce nella Chiesa qualche cosa di cui il tempo ha bisogno e la novità di un carisma, talvolta, si inserisce nella storia di una Chiesa con una forza e un ardore che può anche causare sconcerto, disagio intorno. Cioè, mentre coloro che seguono questo carisma si sentono entusiasti e qualche volta corrono il rischio di sentirsi i migliori, poi si sente intorno una specie di disagio come se causasse un trambusto e potesse creare anche contrapposizioni. Questo è stato presente anche nella storia di Comunione e Liberazione, di tutto quello che ha segnato il nostro tempo, soprattutto la nostra diocesi, la nostra terra. Un carisma nuovo, un ardore appassionato che naturalmente ha incontrato anche situazioni spigolose, atteggiamenti provocatori, però io dico adesso, dando avvio a questo processo testimoniale, noi non vogliamo riepilogare gli elementi che hanno creato disagio o tensioni tra di noi. Il fatto che la Chiesa abbia deciso - che io a nome della Chiesa - abbia deciso di avviare questo processo ci dice che entriamo in una fase nuova, una fase in cui la bellezza può essere apprezzata anche se non corrisponde sempre alle attese, in cui anche i rapporti con le diverse altre associazioni, movimenti, istituzioni può essere intesa come una grazia ricevuta anche se ha comportato una fase di assestamento che non ha non è stata priva di fatiche.
Questo vorrei augurare a tutti noi che, avviando questo processo, ci sentiamo uniti e che tutta la nostra Chiesa si senta convocata a rendere grazie al Signore del bene che si è fatto e anche a superare quelle fatiche che forse in qualche momento sono state sofferte con asprezza. Ecco, uniti nel dare grazie al Signore per quello che abbiamo ricevuto e quindi disponibili a superare quello che ha creato tensione, disagio, magari forme di contrapposizioni da superare. Noi vogliamo accogliere questa grazia, sentire che la gioia prevale su tutte le esitazioni, che la comunione, che la fraternità, che la carità riunisce tutto quello che ha trovato difficoltà a convergere. Noi vogliamo rendere grazie al Signore perché il carisma di Don Giussani ha fatto tanto bene a tante persone. Vogliamo rendere grazie al Signore perché la scelta di avviare questo processo significa un impegno di tutte le componenti ecclesiali a trovare un punto superiore di unità. Così ringraziamo il Signore.
+ Mario Delpini