Mentre l’Italia si ferma per celebrare la Festa dei Lavoratori, in Vaticano c’è chi, invece, ha deciso di ignorare del tutto il significato di questa giornata. Oggi, 1° maggio 2025, nel cuore stesso della cristianità, le serrande non sono state tutte abbassate. Un caso emblematico? La libreria Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro è rimasta tranquillamente aperta tutta la mattina. Nessuna pausa, nessun rispetto per la tradizione o per i lavoratori: semplicemente, “servono soldi”. E quando servono soldi, pare che anche le più elementari forme di rispetto possano essere sospese.

Il messaggio è chiaro: le casse vengono prima delle persone. È questa l'eredita che ha lasciato Papa Francesco. Uno sfregio a una giornata che dovrebbe essere di riposo per tutti, come previsto da anni qui dentro, non lo è per tutti perchè qualcuno ha bisogno di soldi. Eppure, ci sono cardinali con il pugno rosso che parlano di dignità dei lavoratori e proclamano persino la Dottrina Sociale della Chiesa nei convegni ma poi dimenticano tutto quando i riflettori si spengono e si pensa al bilancio di fine mese.

E come se non bastasse, ci si mette anche il Cardinale Matteo Zuppi, galoppino di Andrea Riccardi, che nelle ultime ore si è premurato di rilasciare una dichiarazione ai giornalisti: “Pensiamo ai lavoratori”. Una frase comoda, generica, disinnescata. E soprattutto, scollegata dalla realtà che lo circonda. Nei giorni scorsi, lo stesso porporato aveva sentito il bisogno di dire la sua sul 25 aprile. Oggi tocca al 1° maggio. Sempre pronto con lo slogan giusto, con la frase adatta a guadagnarsi un applauso dalla stampa, ma totalmente incapace di guardare dentro le mura della Città del Vaticano.

Già, perché qui dentro la situazione è ben diversa. Alcuni sampietrini, storici dipendenti legati alla manutenzione e alla vita quotidiana della Basilica di San Pietro e dei suoi spazi, sono stati lasciati a casa da anni, senza stipendi, senza garanzie, senza voce. E quei dipendenti che ancora lavorano, devono farlo anche quando lo Stato Vaticano dovrebbe osservare il riposo festivo. È la festa dei lavoratori, sì… ma solo per qualcuno.

Il pupillo di Papa Francesco, Víctor Manuel Fernández, nell'omelia pronunciata durante la Santa Messa di questa sera nella Basilica di San Pietro ha chiaramente dipinto un pontificato irreale, lontano dalla realtà. Ha parlato del rispetto che il pontefice defunto aveva per i lavoratori, ci sarebbe da chiedere a Fernández se si riferisce alle centinaia di persone che Jorge Mario Bergoglio ha cacciato senza offrire loro alcuna spiegazione.

Bisognerebbe chiedere a Tucho se sono compresi quei lavoratori che sono stati cacciati da Mauro Gambetti, messo alla guida dell'azienda San Pietro srl proprio dal Papa, perchè hanno denunciato i suoi abusi di autorità. Per tutta risposta Gambetti li ha denunciati e ha avviato contro di loro licenziamenti e processi penali. Addirittura ha accusato persone che non c'entravano nulla ma erano etichettati come "Comastriani". Gambetti è solito usare i giornalisti o i suoi fraticelli per potersi pulire la faccia, senza rendersi conto che le persone attingono a Silere non possum consapevoli che quelli pubblicati sono documenti incontestabili ed originali, anche se lui si serve di alcuni discutibili personaggi per dire che "sono attacchi" o, addirittura, dice che è tutto falso. La falsità di un documento si prova e nelle sedi opportune, cosa che Mauro non fa, non perchè "perdona e prega" ma perchè sa che in un'aula di Tribunale verrebbero messi sul banco le centinaia di altri documenti che su Silere non possum non trovano spazio. Ma più continuerà ad affermare il falso, più pubblicheremo, senza alcun problema. Del resto sono molti i cardinali che in queste ore, giunti anche dalle più remote parti del mondo, commentano: "La situazione della Basilica è pessima. Ho sempre mantenuto il beneficio del dubbio su ciò che sentivo, seppur leggevo documenti originali su Silere non possum, ma ora, vedendo con i miei occhi posso solo dire che tutto ciò che ho letto corrisponde al vero". 

Anche i suoi più stretti collaboratori ridono nell'ascoltare le sue considerazioni, fatte senza neppure la dignità della coerenza rispolverando abiti francescani che erano nell'armadio dal 2020. "Seppur ad alcuni microfoni riferisce di disinteressarsi, dando uno sguardo alle connessioni della rete internet della Fabbrica dalla quale lui si connette, dal suo mega ufficio al terzo piano fatto ristrutturare per le sue esigenze, le cose stanno diversamente. Sono più i collegamenti a Silere non possum che ai siti della Parola di Dio", confessa una persona interna. Nel frattempo, mentre qualcuno addirittura denuncia il Vaticano all'ONU per via dell'agire dispotico di queste persone, l'immagine a livello internazionale è completamente deteriorata. 

C’è chi ha capito che gli slogan funzionano, che basta una dichiarazione ben assestata per ottenere il consenso dei media che poi ti rilanciano. Ma quanto alla verità, quella è merce rara. Servirebbe il coraggio di dirla, e il coraggio di viverla. Per ora, ci si accontenta di tenere aperto il negozio. Perché “servono soldi”. E, a quanto pare, non serve altro.

S.M.
Silere non possum