Georg Gänswein spoke on the subject of the Synod Way and expressed strong concerns
“Il mio futuro è nelle mani di Papa Francesco. E in realtà mi sento abbastanza al sicuro nelle sue mani”, ha riferito nelle scorse ore S.E.R. Mons. Georg Gänswein.
Il prefetto della Casa Pontificia, in una intervista al Passauer Neue Presse, ha sollevato numerose perplessità in merito al cammino sinodale: “La perdita di fede è anzi aumentata a seguito del cammino sinodale. La risposta va data da un altro versante, cioè dall’approfondimento della fede e non da questioni di struttura”.
Non si tratta di un cammino semplice, ha riferito, “questo richiede impegno personale e determinazione. È una lotta e sarà sempre una lotta”.
Come noto, i vescovi tedeschi hanno utilizzato la scusa degli “abusi sessuali sui minori” per portare, all’interno del Cammino Sinodale, numerose richieste che nulla hanno a che vedere con il tema. Sul punto, Gänswein ha detto:“dubito che il Cammino sinodale, così come si è sviluppato, sia stata la risposta giusta alla crisi degli abusi. Il Cammino è stato ‘inventato’ a seguito del rapporto MHG del 2018. Tuttavia, i temi che sono stati trattati lì vanno ben oltre la necessaria risposta alla crisi degli abusi. Chiunque abbia seguito con gli occhi ben aperti le discussioni e le decisioni degli incontri sinodali ha potuto vedere che l’attenzione era ora su obiettivi completamente diversi. È cresciuto il pericolo che percorsi speciali conducano fuori dall’unità della Chiesa universale”.
Prego e spero che non vi siano scissioni, ha detto l’arcivescovo. Sottolineando che, da Roma, segue gli sviluppi in Germania “da una prospettiva diversa”
“Da questo punto di vista – ha sottolineato – non considero il cammino sinodale una risposta utile alle effettive necessità dei fedeli. Se, come canonista, devo giudicare l’intera impresa del Cammino sinodale, devo dire che essa non ha forza giuridica vincolante ai sensi del diritto canonico. Non è una questione di vicinanza o distanza geografica, è una constatazione obiettiva dei fatti”.
Nient’altro che la Verità
L’ex segretario particolare di Benedetto XVI, nelle scorse ore, è stato anche ospite del programma austriaco ZiB2. Nell’occasione ha ribadito che il libro Nient’altro che la Verità è stato scritto al fine di “offrire un’altro punto di vista in merito al pontificato di Benedetto XVI non per vendetta contro l’attuale Pontefice”.
In questi anni, infatti, c’è stata chiaramente una sola voce che ha caratterizzato la narrativa del pontificato di Benedetto XVI, del suo insegnamento e della sua persona. “Joseph Ratzinger doveva e deve essere distrutto in modo che non possa essere un pericolo”, riferisce un cardinale molto vicino al pontefice tedesco. La Chiesa che Benedetto XVI ha proposto è una Chiesa che molti non vogliono ascoltare perché si tratta di una istituzione scomoda che richiama a porre l’attenzione su Cristo, sui valori fondamentali e non certo su questioni frivole
L’arcivescovo Gänswein ha sottolineato che, chiaramente, ci sono differenze tra Benedetto XVI e Francesco in termini di mentalità, priorità e competenze molto specifiche. “Nessun papa è una decalcomania del suo predecessore”, ha detto.
Il prefetto ha poi smentito quanto riferito da Religion digital a marzo 2023, il quale lo indicava quale nuovo Nunzio Apostolico in Costa Rica: “Non so nulla. Il mio futuro è nelle mani di Papa Francesco. E in realtà mi sento abbastanza al sicuro nelle sue mani”.
Quando gli è stato chiesto se, secondo lui, Papa Francesco potrebbe dimettersi ha detto: “Non saprei. Facciamoci sorprendere”.
Emanuela Orlandi
In merito all’apertura di un fascicolo all’interno dello Stato della Città del Vaticano riguardante la scomparsa di Emanuela Orlandi, ospite su Mediaset, l’arcivescovo Gänswein ha riferito: “Mi auguro si trovi una risposta definitiva”. Poi ha sottolineato come più volte, Pietro Orlandi, abbia travisato gli eventi: “Una volta – ha detto – ho incontrato Pietro Orlandi. A seguito di quell’incontro chiesi di fare un promemoria [alla Segreteria di Stato]. Lo fecero ma non emerse nulla di nuovo. Pietro Orlandi ha riferito che io avrei un dossier. Non è vero. Si trattava di un appunto sullo status quo ma non ho mai fatto un dossier, non era mia competenza”.
S.I.
Silere non possum