Città del Vaticano – In un clima di fraternità, Papa Leone XIV ha offerto questa mattina una meditazione ai vescovi riuniti a Roma in occasione del loro Giubileo. Nella suggestiva cornice della Basilica di Pietro, oltre 400 tra presuli e porporati, provenienti da 38 Paesi, hanno ascoltato il Pontefice tratteggiare con profondità e vigore il profilo del vescovo come testimone di fede, uomo di speranza e servitore della carità.
Un pellegrinaggio dentro il mistero di Cristo
Papa Leone XIV ha ringraziato i presenti per il loro impegno pastorale e il loro desiderio di rinnovarsi spiritualmente nel cuore dell’Anno Giubilare. Ha subito ricordato che ogni vescovo, prima ancora di essere pastore, è pecora: “Anche noi per primi siamo invitati ad attraversare la Porta Santa, simbolo di Cristo Salvatore”. Solo lasciandosi trasformare da Cristo, ha detto, si può guidare la Chiesa secondo il suo cuore.
La speranza che non delude
Il cuore del messaggio papale è stato l’approfondimento della virtù teologale della speranza. Citando il motto paolino “Spes non confundit”, che già fu scelto da Papa Francesco per l’indizione dell’Anno Santo, Leone XIV ha spiegato che il vescovo è chiamato a essere custode e trasmettitore della speranza, anche quando le circostanze sembrano contraddire la possibilità di un futuro luminoso. “È proprio nei momenti più difficili – ha detto – che la speranza mostra la sua origine divina”.
Il Pastore non impone risposte, ma si fa prossimo, solidale, vicino. In questa prossimità, ha sottolineato il Papa, “lo Spirito può ravvivare nei cuori anche la fiamma ormai quasi spenta”.
Tre tratti del Vescovo: fede, speranza e carità
Entrando nel vivo della sua meditazione, Leone XIV ha presentato il profilo teologale del Vescovo. Anzitutto, uomo di fede: come Mosè, che “rimase saldo come se vedesse l’invisibile”, anche il vescovo è chiamato a guardare oltre, a vedere la meta, intercedendo per il suo popolo. Poi, uomo di speranza, capace di non lasciarsi scoraggiare dalle crisi, sostenendo famiglie provate, giovani delusi, anziani dimenticati. Infine, uomo di carità pastorale, che trova unità nella missione grazie a ciò che Sant’Agostino chiamava amoris officium.

Lo stile del Pastore
Il Pontefice ha poi delineato alcune virtù e atteggiamenti fondamentali per il vescovo oggi:
Prudenza pastorale, come stile di discernimento e dialogo, soprattutto nel contesto sinodale;
Povertà evangelica, vissuta non solo in sobrietà personale ma anche come vicinanza ai poveri e distacco da ogni forma di potere;
Castità e celibato, intesi non solo come rinuncia ma come segno visibile della totale dedizione a Cristo e alla Chiesa;
Virtù umane, come sincerità, pazienza, delicatezza, ascolto, apertura: tratti che rendono il vescovo “immagine viva della carità di Cristo”.
Un richiamo alla responsabilità e alla fraternità
«Con la sua grazia, attinta quotidianamente nell’Eucaristia e nella preghiera, il Vescovo dà esempio di amore fraterno nei confronti del suo coadiutore o ausiliare, del Vescovo emerito e dei Vescovi delle diocesi vicine, dei suoi collaboratori più stretti come dei preti in difficoltà o ammalati. Il suo cuore è aperto e accogliente, e così è la sua casa» ha detto il Papa.
Nel passaggio forse più forte e pastorale del suo intervento, Papa Leone XIV ha chiesto ai vescovi di essere padri autentici per i propri presbiteri: “Che ogni presbitero, nessuno escluso, possa sperimentare la paternità, la fraternità e l’amicizia del Vescovo”. Solo così – ha concluso – cresce l’unità della Chiesa e si rafforza il tessuto ecclesiale.
Una benedizione universale
Il Papa ha infine invocato l’intercessione della Vergine Maria e dei Santi Pietro e Paolo per le Chiese di tutto il mondo, impartendo la benedizione a tutti i presenti e alle comunità da cui provengono. Il momento si è concluso con una preghiera silenziosa collettiva, carica di intensità e gratitudine. In questo Giubileo dei Vescovi, la meditazione di Papa Leone XIV ha lasciato un segno profondo, offrendo ai pastori della Chiesa non solo una riflessione teologica ma una guida concreta, evangelica e profondamente umana per vivere il loro ministero con rinnovata autenticità.
d.P.S.
Silere non possum