Città del Vaticano – Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza ufficiale il Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, accompagnato poi nei colloqui con il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e mons. Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali.
L’incontro si è svolto in un clima definito “cordiale” ma ha subito generato un curioso corto circuito comunicativo. Nei giorni scorsi, infatti, Herzog aveva fatto sapere alla stampa che il Santo Padre lo avrebbe addirittura “convocato” a Roma: circostanza che la Santa Sede si era affrettata a smentire, ricordando come il Papa riceva soltanto chi ne fa formale richiesta.
Questa mattina, subito dopo l’udienza, il presidente israeliano ha diffuso un post su X in cui ha dichiarato di essere “profondamente grato a Papa Leone XIV per la calorosa accoglienza” e ha presentato i temi del colloquio secondo la sua prospettiva. Nel messaggio ha sottolineato l’impegno di Israele per riportare a casa gli ostaggi detenuti da Hamas, la necessità di un futuro di collaborazione tra i “Figli di Abramo”, la tutela delle comunità cristiane in Terra Santa e la gratitudine per “l’ispirazione e la leadership del Papa nella lotta contro odio e violenza”.
Tuttavia, il testo diffuso da Herzog omette passaggi cruciali dei colloqui riportati dal comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana. La Santa Sede ha infatti puntualizzato che, oltre alla questione degli ostaggi, si è discusso con franchezza della tragica situazione a Gaza, della necessità di un cessate-il-fuoco permanente, del rispetto del diritto umanitario internazionale, nonché delle legittime aspirazioni dei due popoli. Leone XIV e i suoi collaboratori hanno ribadito la posizione vaticana: la soluzione dei due Stati resta l’unica via realistica per uscire dall’attuale spirale di guerra.
Non sono mancati riferimenti alla Cisgiordania, alla delicata questione di Gerusalemme, e al ruolo storico delle comunità cristiane in Medio Oriente, impegnate nella promozione della coesione sociale, dell’istruzione e della stabilità della regione. Il contrasto tra la comunicazione israeliana e quella vaticana risulta evidente. Se da un lato Herzog ha preferito confezionare un racconto rassicurante, omettendo i richiami più scomodi, dall’altro la Santa Sede ha voluto ribadire la sua linea, netta e coerente, che non si lascia piegare a logiche di propaganda.
Una mossa poco accorta quella del presidente israeliano, che finisce per apparire come un tentativo di strumentalizzare l’immagine del Papa a fini politici. Un gioco rischioso, che però conferma ancora una volta quanto la voce della Santa Sede continui a rappresentare, anche nelle crisi più dure, un punto di riferimento scomodo e ineludibile.
d.P.A.
Silere non possum