Negli ultimi anni il panorama politico europeo, e non solo, si dimostra sempre più fratturato. Si tratta di divisioni profonde che hanno portato, solo negli ultimi anni, a veri e propri atti di violenza fisica. Non parliamo solo dell’attentato a Donald Trump ma anche, per restare negli USA, di quello alla deputata democratica dell’Arizona Gabby Giffords nel 2011, quello repubblicano della Louisiana Steve Scalise nel 2017, il marito dell’allora Speaker della Camera Nancy Pelosi nel 2022. Nel resto del mondo, poi, abbiamo visto l’attacco al premier slovacco Robert Fico (15 maggio 2024), l’assassinio dell’ex premier giapponese Shinzo Abe (8 luglio 2022), ecc…

Il problema odierno sembra essere il divario ideologico che ci troviamo ad attraversare ed è un problema che colpisce gli stessi cattolici. È l’ideologia che divide, ha ricordato spesso Papa Francesco. L’ideologia è nemica della Verità perché prende qualche cosa di vero o qualche principio che è vero e lo offre sproporzionandolo. Quando al posto della Verità eleviamo “una parte della verità”, rischiamo di non lasciare spazio alla pienezza della verità, motivo per cui l’ideologia è così distruttiva non solo per l'ordine politico ma in definitiva per il ruolo della Chiesa come Mater et Magistra, ovvero colei che custodisce e rivela quella pienezza di Verità non solo ai suoi membri ma al mondo intero.

Questa distruzione ha portato all'elevazione della politica al ruolo precedentemente occupato dal cristianesimo in generale, e dalla Chiesa cattolica in particolare. Piuttosto che avvicinarci al mondo della politica come cattolici, in pieno possesso della Verità, ci avviciniamo alla Chiesa come membri di questo o quel partito, aderenti a questa o quella ideologia conservatrice o progressista, alla ricerca di conferma delle nostre nozioni preconcette nelle Verità che la Chiesa cattolica insegna.

Passiamo più tempo ad alimentare i nostri preconcetti ideologici rafforzati da Otto e Mezzo, La Repubblica, Fuori dal Coro, La Verità o i punti di discussione dei partiti di sinistra o di destra, piuttosto che dedicare tempo al Signore, al culto liturgico, allo studio della Scrittura e dei Padri della Chiesa o all'adorazione eucaristica.

I cattolici e la politica

San Paolo VI amava ricordare che la politica è “la più alta forma di carità”. Oggi, come cattolici, dobbiamo domandarci se vogliamo essere una comunità oppure promotori di ideologie, fautori di una società liquida, come direbbe Bauman.

Come cattolici dobbiamo lavorare per costruire, o meglio ricostruire, una comunità, costituita da legami, da relazioni reali, da vincoli solidi. Oggi, in un momento storico nel quale parliamo di intelligenza artificiale, dobbiamo lavorare perché l’essere umano possa sentirsi ed essere il fulcro di questa comunità. La profonda crisi che stiamo affrontando è dovuta al fatto che è venuta meno la comunità. In questo modo abbiamo lasciato spazio all’individualismo più feroce che non conosce solidarietà, condivisione ma vede l’altro come un nemico, una minaccia da cui difendersi.

In questo panorama la Chiesa Cattolica ha il compito di piantare qualcosa di solido, granitico e saldo che sia riferimento per chi guarda a valori certi, non effimeri. Allo stesso tempo, però, è compito della gerarchia confrontarsi con tutti. Proprio perché non si sposa “il pensiero politico” ma, piuttosto, è la politica che guarda a ciò che la Chiesa insegna e cerca un contatto con essa. L’errore che stiamo commettendo, invece, è quello di piegarci verso coloro che colpiscono gli insegnamenti della Chiesa, denigrano la Chiesa stessa e rifiutiamo chi difende i principi e gli insegnamenti di sempre.

In questo modo, solo negli ultimi anni, ci siamo fatti travolgere da grandi scandali come quello dei migranti, dove vi è chi mangia sulla pelle delle persone e abbiamo assecondato campagne elettorali di persone che promuovono ideologie contrarie alla sacralità dell’essere umano, aborto ed eutanasia. Questa è una deriva che stiamo percorrendo sia con la politica, sia con quei cattolici che qualche appartenente alla gerarchia “rifiuta” perché “troppo rigido”.

Ma cosa stiamo facendo come cattolici? Siamo davvero un punto di riferimento? Siamo annunciatori di quel Vangelo d’Amore? Quando il mondo ha bisogno della nostra testimonianza della pienezza della Verità, della Pace e dell'unità che solo la fede in Gesù Cristo può portare, oggi ci riversiamo sui social media e ci prestiamo alle stesse distorsioni ideologiche di coloro che non conoscono Cristo e la sua Chiesa, perché i nostri cuori, le nostre menti sono impregnate di queste dinamiche su cui passiamo tutto il nostro tempo.

Eppure, con il battesimo e la confermazione, siamo chiamati a ben altro. Come Paolo ha esortato la Chiesa in Efeso, dobbiamo impegnarci

«per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» Ef 4, 11-16.

Il mondo ha bisogno della nostra testimonianza, ha sete della pienezza della verità, della gioia dell'unità, della promessa di pace. La nostra risposta alla violenza politica, sia verbale che fisica, non può essere anch’essa violenta, anche se è semplicemente retorica. Non possiamo pensare di essere giustificati nel fare violenza alla Verità per promuovere quella che è la nostra distorsione ideologica preferita della verità.