In America, the head of the bishop who dared to criticise the Synod is blown off.
Sabato 11 novembre 2023 la Sala Stampa della Santa Sede ha reso nota la decisione del Sommo Pontefice di “sollevare” dal governo della diocesi di Tyler (USA), S.E.R. Mons. Joseph E. Strickland.
Si tratta di una decisione che da tempo era nell’aria ma è di particolare gravità. La stessa sorte toccò a S.E.R. Mons. Daniel Fernández Torres, vescovo di Arecibo (Porto Rico).
Strickland è diventato bersaglio delle attenzioni del cerchio magico del Santo Padre a causa della sua chiara e netta opposizione al “sistema Sinodo”, come lo ha definito un porporato. Sono numerose le prese di posizione da parte di questo presule che non sono in linea con le volontà di Sua Maestà Re Giorgio. Eppure se c’è un pontificato che ha sempre parlato di sinodalità, di trasparenza è proprio questo, no?
Francesco ebbe a dire: “Le critiche sono fastidiose come un’eruzione cutanea: ma preferisco che ci siano, c’è libertà di parola, ma me le dicano in faccia”. Queste sono favolette che possono essere raccontate ai giornalisti pagati a cottimo, chi vive realmente sotto questo sistema dittatoriale ha ben chiaro che “la libertà di parola” è ben altra cosa.
Bergoglio ha fatto fuori, in dieci anni, moltissimi vescovi che non erano in linea con le sue idee. Non si tratta di persone che non condividono la fede cattolica o hanno commesso gravi delitti, si tratta di presuli che hanno legittimamente criticato le decisioni del Papa in merito al suo metodo di governo e alla sua attività.
Non è vero, quindi, che tutti hanno diritto di parola nella Chiesa, come non è vero che il Papa accetti le critiche. Sono numerosi i casi in cui Bergoglio ha fatto saltare la testa di persone che hanno osato criticare suoi gesti o atti di governo. Fra i tanti, si pensi a chi ha osato criticare le sue folli riforme dal punto di vista canonistico. Dalla sera alla mattina si sono visti recapitare il foglio di via.
In questo Francesco ha esasperato quella che era una sana intenzione di Ignazio di Loyola. Lui vede il Papa, solo dal 2013 sia chiaro, come un soggetto che è autoritario e non può essere criticato. Se lo critichi sei fuori. Siamo passati dal vecchio e terribile Extra Ecclesiam nulla salus all' Extra Papam nulla salus.
La trasparenza di Francesco
Un'altra considerazione deve essere fatta in merito alla comunicazione. Al momento abbiamo tutta una serie di analfabeti che lavorano attorno ai capo analfabeta: Andrea Tornielli e Paolo Ruffini. Tutti profumatamente pagati, tanto è vero che c'è chi ama andare a fare la megera di paese a Chioggia acquistando case.
In passato, quando un vescovo rinunciava all'ufficio, la Sala Stampa riferiva: "Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di _____, presentata da S.E.R. Mons. _________ in conformità al can. ___ del Codice di Diritto Canonico".
In questo modo era noto il motivo, rinvenibile nella norma, per cui il vescovo rinunciava o veniva privato dell'ufficio. Da quando Francesco è salito sul soglio di Pietro questo non accade più. Lo troviamo solo ed esclusivamente in riferimento ai nunzi, esasperati da questo Papa, che rinunciano con anticipo rispetto ai 75 anni di età.
Non era il pontificato della traparenza? Nel caso odierno, ad esempio, bisognava chiarire che la sede diviene vacante in conformità al canone 416 del Codice di Diritto Canonico. Difatti, il Papa ha chiesto a Mons. Joseph Edward Strickland di presentare la rinuncia al termine di una visita apostolica condotta a giugno 2023 da S.E.R. Mons. Dennis Sullivan di Camden e S.E.R. Mons. Gerald Kicanas di Tucson.
Questa richiesta non presentava alcuna motivazione nonostante il codice sia chiaro in merito e la “privazione dell’ufficio ecclesiastico” può avvenire solo per gravi motivi. Forse Mons. Strickland è colpevole, come Mons. Dominique Rey, di avere una diocesi con 21 seminaristi in formazione per un territorio che conta 119.168 cattolici? Tutti questi futuri preti danno così fastidio? Spaventano qualcuno che vorrebbe, invece, affidare le parrocchie alle prepotenti sagrestane?
È bene riferire anche che la diocesi non ha alcun problema di tipo finanziario, diversamente da quanto fatto trapelare per infangare il buon nome del presule che “deve essere fatto fuori” a tutti i costi.
Quando il Nunzio Apostolico si è recato dal vescovo Strickland chiedendo di dare le dimissioni, il presule ha risposto picche. Si tratta di un atto che è assolutamente legittimo e coerente. Se il vescovo non ha commesso alcun delitto, perché dovrebbe dare le dimissioni? Anche questa è una pratica che sovente ci dimostra quanto sia ipocrita Santa Romana Chiesa. Se le dimissioni le presenti tu, riferirò che ti sei dimesso perché hai rinunciato, se le dimissioni te le chiedo io, dovrò riferire che sono io ad avertele chieste. Questo non è solo amore per la Verità ma serve anche a dire: “In quell’occasione io ho fatto il mio dovere a tal punto che ho chiesto al presule le sue dimissioni”.
Invece no, quando Francesco si stufa chiede le dimissioni. In questi anni non si contano più i vescovi o cardinali invitati a dare le dimissioni senza alcuna motivazione. E non sono certo i casi in cui si chiedevano, in passato, le dimissioni di persone che si volevano proteggere dalla pubblica gogna. Non sia mai! Quelle si consegnano alla stampa con tanto di documentazione probatoria.
Ma il vescovo è un portavoce del Papa?
Il problema serio è che questo modus agendi di Francesco crea diversi malumori all'interno di intere conferenze episcopali. Provate a pensare quale potrà essere lo stato d'animo di S.E.R. Mons. Gianpiero Palmieri leggendo queste notizie. Se gli fosse passato per la testa, anche solo per qualche istante, di dire al Papa che avrebbe preferito non incardinare Ivan Bresciani, di certo ora è ben contento di aver "obbedito". Ma questa è obbedienza o sottomissione? Qui c'è in gioco l'intero Concilio Ecumenico Vaticano II. Francesco da anni sta calpestando la Lumen Gentium. I vescovi non sono più successori degli apostoli ma sono dei semplici ambasciatori della parola del Papa. "Il Papa ha detto, il Papa ha fatto". Null'altro. Gesù Cristo? Le Verità della Fede? Non vi è alcuna autonomia nelle singole diocesi, il vescovo non esercita affatto la propria potestà di governo.
Francesco, quindi, punisce come monito. In modo che tutti possano vedere cosa accade a chi osa alzare la testa.
"Il Vescovo diocesano - recita il canone 386 §1 del CJC - è tenuto a proporre e spiegare ai fedeli le verità di fede che si devono credere e applicare nei costumi, predicando personalmente con frequenza; abbia anche cura che si osservino fedelmente le disposizioni dei canoni che riguardano il ministero della parola, soprattutto l'omelia e la formazione catechistica, in modo che venga offerta a tutti l'intera dottrina cristiana". Inoltre - continua il canone - "difenda con fermezza, usando i mezzi più adatti, l'integrità e l'unità della fede che si deve professare, riconoscendo tuttavia la giusta libertà nell'ulteriore approfondimento delle verità".
La cura dei presbiteri e del seminario, tutte cose che questo vescovo statunitense ha fatto. Sono vani anche quei tentativi di mettere in risalto problematiche che hanno tutte le diocesi. Se un vescovo si reca in un determinato territorio e inizia a governare, sicuramente dovrà dire dei no. É chiaro che chi è "vittima" di quei no, non sarà propenso a dire bene di quel presule. Ci meravigliamo? Priviamo del proprio ufficio un vescovo solo per questo? Nel pontificato della misericordia tutto questo avviene con estrema semplicità e calpestando qualsiasi norma canonica. Quando sul soglio di Pietro sedeva "il pastore tedesco", però, era possibile dire qualunque cosa ma i vescovi restavano al loro posto. Che strano mondo stiamo vivendo.
d.R.S.
Silere non possum