Diocesi di Milano

Milano - Nella Basilica di Sant’Ambrogio, nel cuore di Milano, questa mattina è stata celebrata la Santa Messa per l’inaugurazione dell’anno accademico 2025-2026 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. A presiedere la celebrazione è stato l’Arcivescovo di Milano, S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini, con il quale hanno concelebrato S.E.R. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, S.E.R. Mons. Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, e l’abate di Sant’Ambrogio, Rev.do Mons. Carlo Faccendini.

La liturgia in Basilica ha aperto ufficialmente i lavori di una giornata che, nel segno del tema “L’alleanza tra le generazioni”, vedrà l’Università Cattolica inaugurare il nuovo anno accademico con una cerimonia articolata tra momento ecclesiale, interventi istituzionali e lectio magistralis del Maestro Riccardo Muti.

Alle 11.00, nell’Aula Magna di largo Gemelli 1, il Rettore Elena Beccalli ha pronunciato il discorso inaugurale. Ha fatto seguito il saluto di Mons. Delpini, in qualità di Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e l’intervento del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. La mattinata è proseguita con la lectio magistralis“attraverso prova diretta” del Maestro Muti con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. All'inizio della Celebrazione Eucaristica mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell'Ateneo, ha inserito l’intera giornata dell’inaugurazione nel quadro del Giubileo della Speranza e del Giubileo del mondo dell’educazione: ha ricordato il pellegrinaggio di Ateneo a Roma con 2.500 partecipanti, il legame con la Gravissimum educationis e la Lettera apostolica di Leone XIV “Disegnare nuove mappe di speranza”, ribadendo il compito delle università cattoliche come «diaconia della cultura», chiamate a offrire «meno cattedre e più tavole» dove sedersi insieme per toccare le ferite della storia; ha richiamato il Piano Africa, il ruolo della Cattolica nella rete internazionale degli atenei cattolici e il cammino sinodale interno come luoghi in cui questa vocazione educativa si traduce in scelte operative e contribuirà a orientare il prossimo Piano strategico.

Sul tema scelto per l’anno accademico - “L’alleanza tra le generazioni”, declinato per la sede di Milano nella prospettiva della trasmissione del sapere - l’Arcivescovo Mario ha costruito un’omelia dal forte tono profetico, incentrata su due figure bibliche: «quelli di Ninive» e la «regina del sud». Due immagini di giudizio e di speranza, utilizzate per indicare alla comunità universitaria la propria vocazione: l’eccellenza nella virtù e nella cultura, contro la deriva individualistica e la riduzione utilitaristica del sapere.

«Quelli di Ninive»: conversione morale e responsabilità pubblica

Delpini ha aperto l’omelia evocando il rimprovero di Gesù nel Vangelo: «Quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione…». Non una citazione ornamentale, ma il punto di partenza per un esame di coscienza che l’Arcivescovo ha applicato direttamente al nostro tempo. I «quelli di Ninive» sono, nella sua splendida e lungimirante lettura, gli uomini e le donne della “vita sbagliata”: quelli della «nobile ipocrisia delle buone maniere e dei pensieri malvagi», quelli che hanno escluso Dio «dalla vita, dal pensiero, dalle scelte personali», quelli dell’«indifferenza gaudente» e dell’«invincibile angoscia», quelli che hanno conosciuto la disperazione e, tuttavia, hanno accolto la chiamata alla conversione.

Il punto decisivo è che Ninive non è stata toccata da un profeta brillante, ma da un uomo «maldestro e spaventato, un po’ stupido e un po’ sfortunato» come Giona. Questo permette all’Arcivescovo di rovesciare una tentazione molto attuale: non è la qualità estetica del messaggio o la credibilità psicologica del messaggero a cambiare la vita, ma la grazia di una parola che chiede conversione. Se Ninive ha saputo riconoscere questa grazia, «questa generazione» rischia invece di respingerla.

Da qui, un triplice appello:

Ai “suscettibili e impermeabili”, che si offendono davanti a ogni richiamo e vivono il rimprovero come aggressione personale: per loro Delpini chiede «umiltà e semplicità», la capacità di lasciarsi toccare da una parola che non è solo di uomo, ma del Signore.
Ai “rassegnati e disperati”, che considerano le promesse di Dio illusioni, l’orizzonte della vita eterna una ingenuità e la presenza di Dio un disagio enigmatico: a questi l’Arcivescovo indica la necessità di riaprire lo spazio della speranza.
Agli “ambiziosi e supponenti”, che preferiscono «sgomitare per realizzare le proprie aspettative» piuttosto che camminare insieme e avere a cuore il bene comune, inclini ai «giudizi corrosivi» e ai «lunghi risentimenti»: a loro Delpini ricorda che i talenti ricevuti non sono strumenti di carriera, ma doni da “trafficare” per il bene di tutti.

Delpini, poi, rivolge il rimprovero di Ninive alla vocazione della comunità universitaria: «Gli studenti, i docenti, il personale, gli amici dell’Università Cattolica, sono chiamati alle scelte del bene, invece che del male, alla coerenza quotidiana ai valori proclamati».

La diagnosi è severa: la città, il mondo accademico e l’intera civiltà occidentale «ha bisogno di una riforma morale» per reagire a un declino segnato dall’«individualismo egoistico e disimpegnato».

In questo scenario, l’Università Cattolica non è un’osservatrice neutrale. Ha «valori, risorse, tradizione e responsabilità» per: vivere comportamenti onesti, formare persone capaci di assumere responsabilità per il bene del Paese, del mondo, della Chiesa, far crescere «uomini e donne formati per l’impresa di rendere migliore il mondo, di contrastare il declino dell’Occidente, di promuovere la pace, di inventare una economia umanistica, di professare la fede che è radice di speranza».

Si tratta di una definizione molto precisa di ciò che dovrebbe uscire di queste aule: non solo professionisti competenti, ma soggetti capaci di integrare responsabilità civile, istituzionale e cristiana.

La «regina del sud»: la ricerca della verità oltre l’utile

Proseguendo, Mons. Delpini richiama la figura della «regina del sud» che, nel Vangelo, si alza anch’essa contro la generazione che non sa riconoscere la sapienza. È l’altra faccia del giudizio: non solo conversione morale, ma passione intellettuale. La regina che va da Salomone diventa il ritratto di un certo tipo di intellettuale: «non si accontenta della sapienza del suo popolo»; non cerca curiosità, ma «domande»; va in cerca della conoscenza «per amore della verità e non per ambizione o esibizionismo»; è «più incline a imparare che a farla da maestro» e non si spaventa per la fatica, non teme di viaggiare, non si scandalizza se «tutto è pieno di enigmi» e non si lascia scoraggiare. La regina del sud, dunque, non giudica con la misura del successo, ma con la misura della serietà dello studio. A lei l’Arcivescovo fa pronunciare un nuovo appello alla comunità universitaria: «Fareste bene a cercare la verità», non solo la competenza “utile”. La verità ha il compito di «mettere in discussione l’utile, il profitto, gli interessi di parte». E ancora: «Fareste bene a studiare con rigore, costanza, libertà da pregiudizi e da inutili premure»: il tempo che viene, sottolinea Delpini, ha bisogno di persone che non si spaventano della complessità, ma sanno insieme praticare quella semplicità che riconosce l’essenziale. «Fareste bene a coltivare competenze di eccellenza» per avere una «parola autorevole da dire là dove si decidono le sorti del Paese e i destini del mondo». Qui il riferimento all’Università Cattolica è ancora più diretto: l’Ateneo non può limitarsi a fornire competenze tecniche, ma deve formare intellettuali capaci di giudicare il proprio tempo, non subalterni ai linguaggi dominanti.

Il punto di svolta arriva quando l’Arcivescovo afferma che la vera sapienza si riconosce in Cristo: «Fareste bene a riconoscere in Gesù il maestro più grande di Salomone per riconoscere il principio critico che contesta ogni idolo, che mette in discussione i luoghi comuni, che offre ragioni per sperare, per credere e per amare».

Chi studia in Cattolica è chiamato, in questa prospettiva, a essere intellettuale e credente: «intellettuali ed esperti che non si vergognano di pregare», persone che non si vergognano «di essere uniti nella Chiesa» e uomini e donne «lungimiranti nell’annunciare ragioni» per convocare i popoli nella fraternità.

In conclusione, Delpini afferma: «È compito irrinunciabile dell’Università cattolica essere luogo di studio, di insegnamento, di visione per una riforma della cultura che la sottragga alla tirannia dell’utile». La “tirannia dell’utile” è, in questo quadro, la riduzione della cultura a strumento di profitto, di carriera, di funzionalità economica, sganciata da ogni domanda di senso. Contro questa deriva, il presule chiede una intelligenza, una competenza, una scienza “a servizio della pace”. Poi, ha riassunto il messaggio nelle due immagini iniziali: «Ecco, si alzano quelli di Ninive, si alza la regina del sud e incoraggiano il nostro impegno in università ad essere caratterizzato dall’eccellenza della virtù e dall’eccellenza della cultura». Il giudizio, dunque, non è condanna senza sbocco, ma stimolo a una scelta: o una cultura piegata alla tirannia dell’utile, o una cultura che serve la pace, la giustizia, la fraternità tra i popoli.

Per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’anno accademico 2025-2026 si apre così sotto un duplice segno: da un lato, la responsabilità di formare uomini e donne capaci di pensiero critico, responsabilità civile e fede matura; dall’altro, l’impegno a contribuire a una vera riforma della cultura, perché l’alleanza tra le generazioni non resti un tema di convegno, ma diventi un fatto.

La cerimonia di inaugurazione

Dopo la Santa Messa ha avuto luogo la cerimonia di inaugurazione. Nel suo discorso di inaugurazione dell’anno accademico 2025-2026, il rettore Elena Beccalli ha illustrato la visione dell’Università Cattolica come ateneo chiamato a essere “la migliore università per il mondo”, presentando il nuovo Piano strategico 2026-2028, strutturato in cinque assi: una più forte integrazione dei saperi, la riqualificazione dell’offerta formativa (con attenzione a intelligenza artificiale, competenze trasversali e formazione continua), il rafforzamento della ricerca e del suo impatto sociale, una decisa internazionalizzazione con focus sul Piano Africa, e lo sviluppo del fundraising come educazione alla cultura del dono. Collegando questi obiettivi al tema dell’anno, “l’alleanza tra generazioni”, Beccalli ha spiegato che il sapere non può ridursi a un passaggio di nozioni da una cattedra a un banco, ma deve diventare patrimonio condiviso fra docenti, studenti, personale tecnico-amministrativo e alunni, in una comunità accademica paragonata a un’orchestra, dove ciascuno è chiamato a trovare la propria parte e a suonarla in armonia con gli altri. In questo orizzonte, ha richiamato anche le sollecitazioni di Papa Francesco e di Papa Leone XIV sul rapporto tra fede, ricerca della verità e responsabilità verso la società, sottolineando che la Cattolica vuole formare professionisti e cittadini capaci di costruire il bene comune e di leggere le trasformazioni in atto non come minacce, ma come occasione di servizio alle nuove generazioni. A prendere la parola, dopo il discorso del Rettore, è stato mons. Mario Delpini, che nel suo intervento da Presidente dell’Istituto Toniolo ha letto il presente dell’Europa come tempo di «inevitabile declino» dell’umanesimo segnato dai valori cristiani - tra crisi demografica, arroganza dei forti e professione di agnosticismo – ma proprio per questo ha chiamato l’Università Cattolica a diventare laboratorio di «uomini e donne di speranza», capaci di assumersi un «progetto di Paese, di scienze e di comunità» senza delegare ad altri la responsabilità del futuro. Il nuovo polo “San Francesco” e il Piano strategico di Ateneo sono stati indicati come segni concreti di questa resistenza al declino: non solo mura, ma promessa di uno spazio di studio e di ricerca reso possibile da una comunità che non si lascia fiaccare dalle difficoltà, coltiva fiducia nelle proprie risorse e intensifica le relazioni tra Università, Chiesa italiana, Paese, Europa, Africa e rete delle università cattoliche.

P.L.
Silere non possum