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Città del Vaticano - Nel suo primo incontro ufficiale con gli Officiali della Curia Romana, i dipendenti del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e del Vicariato di Roma, Papa Leone XIV ha tracciato le coordinate del proprio ministero: radicarsi nella memoria e aprirsi alla missione. Accolto da un prolungato applauso nell’Aula Paolo VI, il Pontefice ha subito scherzato:«Quando gli applausi durano più del discorso, dovrò fare un discorso più lungo!».

Il Pontefice ha poi iniziato il suo intervento – «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la pace sia con voi» – e ha salutato una platea composta non solo da funzionari e superiori, ma anche da numerosi familiari «approfittando del giorno di sabato».

«Custodire e trasmettere la memoria»

In poco più di dieci minuti di intervento, Papa Leone XIV ha tracciato una visione della Curia come luogo di memoria viva e di missione condivisa, con uno stile che coniuga umiltà personale e autorevolezza pastorale. Nel ribadire che «i Papi passano, la Curia rimane», il nuovo Pontefice ha lanciato una sfida chiara: ricostruire un rapporto di fiducia con coloro che collaborano al ministero del Successore di Pietro, valorizzandone il servizio quotidiano. Un cambio di passo netto rispetto al clima di diffidenza che aveva caratterizzato gran parte del pontificato precedente nei confronti della “macchina curiale”. Con questo primo gesto, Leone XIV ha già lasciato intravedere la direzione del suo pontificato: una Curia unita, solidale, fondata sulla stima reciproca e orientata a una missione che comincia dai volti, spesso silenziosi, di chi lavora ogni giorno accanto al Papa.

«I Papi passano, la Curia rimane». Un monito che richiama la responsabilità di «custodire e trasmettere la memoria storica» del ministero petrino. Per Leone XIV la memoria non è mero archivio: «Nutre il presente e orienta il futuro. Senza memoria il cammino si smarrisce».

Con parole semplici ma incisive, il Pontefice ha spiegato che servire nella Curia equivale a «contribuire a tenere viva la memoria della Sede Apostolica» affinché il ministero del Papa «possa attuarsi nel migliore dei modi». Un compito che, per analogia, investe anche i servizi civili dello Stato della Città del Vaticano.

L’esperienza missionaria al centro

Accanto alla memoria, il Papa ha rilanciato la dimensione missionaria: «Come religioso agostiniano sono stato missionario in Perù, e in mezzo al popolo peruviano è maturata la mia vocazione pastorale». Richiamando la sua nomina a Prefetto del Dicastero per i Vescovi («soli due anni fa»), Leone XIV ha citato la professione d’amore di Pietro («Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene») come bussola per il servizio quotidiano. Questo riferimento non esprime solo l'umiltà del Papa ma evidenzia anche il fatto che, seppur per breve tempo, ha conosciuto la Curia. 

L’invito è chiaro: essere «costruttori di unità» anche nei corridoi dove le lingue corrono e il chiacchiericcio è di casa, superando tensioni con «pazienza, umiltà e una buona dose di umorismo».

Un gesto concreto verso i dipendenti

Un altro segnale forte e concreto è arrivato nei giorni scorsi, quando Papa Leone XIV ha ripristinato la gratifica economica ai dipendenti in occasione dell’elezione del nuovo Pontefice. Si tratta di una somma simbolica ma significativa – 500 euro – elargita oggi ai lavoratori vaticani, una tradizione dei Pontefici romani che Papa Francesco aveva deciso di cassare. La decisione di Bergoglio, che privava i dipendenti di questo segno di attenzione, si era rivelata poco comprensibile, soprattutto alla luce del fatto che molti di loro appartengono a categorie familiari e salariali fragili. All’interno dello Stato esistono diseguaglianze salariali evidenti: ci sono dirigenti laici che percepiscono compensi superiori ai cinquemila euro al mese – spesso senza fare nulla se non creare account fake sui social per diffamare chi racconta la verità di ciò che fanno – mentre molti dipendenti di primo livello faticano ad arrivare a fine mese. In questo contesto, l’attenzione di Papa Leone XIV verso i lavoratori più semplici è stata un gesto importante e necessario.

Naturalmente, di questo emolumento non troverete traccia su Vatican News: lì regna il silenzio su ciò che non è utile al racconto prestampato di una lobby che voleva informare falsamente secondo il mantra: “Papa Francesco bravo, Curia e Chiesa cattiva”. Come abbiamo spiegato qui, poi, è iniziata una campagna silenziosa ma evidente contro il Pontefice regnante. Ma ciò che Leone XIV ha fatto, a differenza del suo predecessore, merita di essere evidenziato: un gesto concreto in favore delle famiglie, della dignità e della giustizia all’interno delle mura leonine.

I vescovi accanto al Pontefice

È un segnale positivo anche la scelta, che già avevamo evidenziato, di tenere i Capi Dicastero o delle Istituzioni vaticane senza dignità episcopale, sotto al palco. Accanto al Papa per l’intero intervento erano presenti solo i cardinali e vescovi. Una scelta che sottolinea il valore sacramentale dell’episcopato nell’architettura curiale. Tra i presenti sotto il palco, spiccavano il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini e suor Raffaella Petrini, Presidente del Governatorato SCV, entrambi senza dignità sacerdotale.

Il vescovo e la sua curia

Non poteva mancare, nel mese dedicato a Maria, il richiamo finale alla Vergine: «Invochiamo insieme la Vergine Maria, perché benedica la Curia Romana e la Città del Vaticano, e anche le vostre famiglie». L’incontro si è chiuso con la preghiera dell’Ave Maria recitata coralmente – un sigillo di comunione e di affidamento che ha unito Papa, collaboratori e famiglie all’ombra della Cupola di San Pietro.

d.A.E.
Silere non possum