Il presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, è indagato dalla procura della Repubblica italiana (Caltanissetta) nell’ambito dell’inchiesta sull'insabbiamento dell’indagine su mafia e appalti, nel 1992. Pignatone, prima procuratore aggiunto di Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e a Roma, è stato più volte tirato in ballo in polemiche che hanno riguardato il suo operato come magistrato della Repubblica italiana. Nonostante questo, e nonostante la sua completa ignoranza in diritto canonico e vaticano, Papa Francesco il 3 ottobre 2019 lo ha nominato presidente del Tribunale Vaticano.
A forza di fidarsi di Vincenzo Paglia e di tutti questi eccellentissimi signori, il Pontefice ha messo a rischio la credibilità di questo Stato. Oggi, addirittura, il rischio è quello che l'opinione pubblica inizi a pensare che il Papa si avvale di persone coinvolte con la mafia per amministrare la sua giustizia. Mentre se un sacerdote qualunque viene accusato di un reato il proprio vescovo lo sospende senza neppure attendere il giudizio, Giuseppe Pignatone resta al suo posto e né il Papa né la Segreteria di Stato interviene in merito a queste accuse gravissime che vengono mosse al magistrato numero uno di questo Stato.
Le indagini della Procura di Caltanissetta hanno tratto numerosi spunti anche dall’audizione in Commissione parlamentare antimafia dell’avvocato Fabio Trizzino, legale di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino (di seguito le trascrizioni di quanto è stato detto).
Secondo i magistrati nisseni Pignatone avrebbe aiutato a sfuggire alle indagini alcuni imprenditori mafiosi, avrebbe chiesto l’archiviazione di un filone d’indagine dell’inchiesta mafia-appalti e disposto la distruzione di bobine con intercettazioni rilevanti. Chiamato in aula a rispondere dei reati contestatigli, l'ex procuratore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non ha proferito parola in merito a nulla. Mentre stava lasciando l'aula ha solo detto: "Comunque sono innocente". Peccato, però, che non abbia dato alcuna spiegazione di quanto gli è stato contestato. Sarebbe forse il caso che in Segreteria di Stato Pietro Parolin si svegliasse, una volta per tutte, e chiamasse questo gentil uomo a rendere conto di quanto viene detto.
Visto l'articolo 10 del Motu Proprio recante modifiche alla Legge sull’ordinamento giudiziario, alla Legge recante disposizioni per la dignità professionale e il trattamento economico dei magistrati ordinari del Tribunale e dell’Ufficio del Promotore di giustizia e al Regolamento Generale del Fondo Pensioni, Pignatone dovrebbe andare in pensione quest'anno al termine dell'anno giudiziario. Viste le accuse che gli sono state rivolte, però, il Pontefice dovrebbe chiedere le dimissioni immediate.