Homophobic insults in Silere non possum. The editorial director of the Vatican Media, Andrea Tornielli, follows the incriminated account.
In queste ore a Silere non possum sono arrivate diverse segnalazioni che mettono in evidenza come i giornalisti abbiano fastidio del fatto che da due anni vengono sbugiardati, notte e giorno, da chi a loro non piace.
Sì, perchè non c’è un problema di visione di Chiesa ma anche di una vera e propria casta che, figuriamoci, qui in Vaticano viene alimentata a dismisura. “Anche perchè di questo mangiano”, commenta un porporato. Negli anni abbiamo assistito a scene patetiche di giornaliste che si recavano in Sala Stampa piagnucolando perchè c’era chi aveva fatto lo scoop prima di loro. Oggi, però, qualcuno si è reso conto che la pacchia è finita e sono finiti anche i tempi in cui queste persone potevano dire ciò che volevano, tanto non c’era nessuno a contraddirli.
Stiamo parlando di quei “professionisti” che hanno lavorato per ben otto anni insultando, diffamando e screditando Benedetto XVI e ora si fanno promotori dell’obbedienza a Pietro. Sono coloro che hanno sempre accusato il Papa che più ha combattuto gli abusi, dicendo che copriva i preti pedofili. Sono coloro che passano il loro tempo a scrivere titoloni in cui dicono che i preti sono clericali, i preti sono ricchi, i preti qui e i preti là. Sono coloro che oggi, proprio grazie ai preti, occupano le sedie di dicasteri pagati con i nostri soldi.
Fra loro c'è Andrea Tornielli, il quale è ben conosciuto fra le sacre stanze per i suoi "cambi repentini di posizione". Silere non possum ha più volte messo in evidenza gli errori che ha commesso in questi anni di servizio al dicastero. Spesso abbiamo sottolineato anche come si sia portato i "suoi amici" dentro alle sacre mura: Salvatore Cernuzio, ad esempio, era il suo fedelissimo a La Stampa. Non si contano, neanche se ci impegnassimo sarebbe possibile, gli "strafalcioni" scritti da Cernuzio su Vatican News. Anche in queste ore hanno scritto che Paolo VI incontrò Tawadros II, quando questo non aveva nemmeno ricevuto l'ordinazione al tempo.
Nulla di nuovo sotto il sole. Il Dicastero per la Comunicazione ogni anno toglie alle casse della Santa Sede una quantità incredibile di denaro per stipendiare migliaia di persone che ancora non hanno capito che lavoro fanno.
Ma torniamo al fatto che Silere non possum alla casta dei giornalisti da fastidio. E non poco. Ma se questo sito incalza i giornalisti ed evidenzia la loro incompetenza, la loro assurda sete di scoop, loro non sanno rispondere sul merito. Sono numerose le persone, fra i quali molti sacerdoti e vescovi, che sottolineano come questi "illustri tuttologi" muovono critiche a SNP ma mai sul merito. Siamo invasi da persone che ci dicono ( e registrano) che Andrea Gagliarducci si aggira parlando male di noi, forse perchè abbiamo rivelato chi è il suo mentore. O forse perchè abbiamo evidenziato i suoi numerosi errori? Ci spiace ma la Verità non è serva di nessuno.
L'omofobia di Tornielli e dei suoi compagni
Critiche, mai sul merito perché non saprebbero cosa dire. Del resto, siamo arrivati al punto in cui la gente ha smesso di credere agli articoletti preconfezionati. Le persone attingono a fonti serie che sappiano fornire prova di ciò che dicono. La gente vuole i documenti, non le idee delle giornaliste mainstream. Pensiamo, ad esempio, a quando Francesco riceveva le persone ma non pronunciava il discorso preparato. Tornielli e i suoi amici pubblicavano l'articolo su Vatican News scrivendo: "Il Papa ha detto". Perchè? Perchè l'articolo era preparato e all'ora X si cliccava e si pubblicava. Loro non hanno mica il tempo di stare a vedere se lui lo pronuncia davvero. Devono "spippolare su twitter" alla ricerca di scoop. Oppure a seguire Silere non possum.
Sì, Silere è il loro incubo alla mattina quando si svegliano. "In Dicastero appena si alzano guardano silere, altro che preghiere del mattino", confessa scherzando uno dei suoi membri. Noi ormai non contiamo più le volte in cui Franca Giansoldati ci ha seguito e poi tolto il follow. Non si contano quei giornalisti che perdono il tempo a copiare e incollare notizie che diamo ma piuttosto che retwittare o citare si taglierebbero le mani. Che dire, in un mucchio di mediocri, il meno mediocre si distingue sempre. Il comportamento non è differente di quello dei bambini ma infatti siamo rimasti allo sviluppo cerebrale di quel momento dell'evoluzione. Non si tratta di seguire un organo di informazione, prescindendo dalla posizione. Il follow per loro è un vero e proprio placet ecclesiastico che loro, laici, ti danno.
Salvatore Cernuzio e Andrea Tornielli, invece, ogni tanto il like se lo fanno scappare mentre leggono ma subito riparano alla colpa commessa. Dimenticando che nel magico mondo dell'online tutto resta, nulla si distrugge.
E bene, appurato, quindi, che il like e il follow, per loro sono degli encomi di approvazione, torniamo alla notizia. In queste ore i nostri lettori ci segnalano che "qualche giornalista" represso ha iniziato a scrivere in riferimento a Silere. Del resto quale forma di approvazione, di invidia, migliore della parodia? Ne siamo felicissimi.
Purtroppo, però, non si tratta di parodia o di commenti sul merito, come abbiamo detto non ne sono in grado, ma si lasciano andare a insulti omofobi. Ovviamente. Ed è qui che viene il bello. L'insulto omofobo, il quale, peraltro, è punito penalmente, caratterizza più chi lo fa e chi "approva, mette il suo placet", non certo chi lo riceve.
Se qualcuno si ricorda gli articoli su La Stampa firmati da Andrea Tornielli e Salvatore Cernuzio sui seminari e sui sacerdoti, oggi capirà la linfa che scorre in queste vene di eruditi, eruditissimi, esperti dell’informazione. Perchè in seminario possono entrare proprio tutti, anche gli uomini sposati, ma i gay no! Oh! E diamine!
A seguire questi account che insultano e fanno considerazioni omofobe chi c’è? Ah beh, non mancano coloro che si sono sentiti toccati/toccate nell’intimo dagli articoli dove mettevamo in risalto i loro errori e la loro incompetenza. Nessuno dei nostri lettori avrà dimenticato Franca Giansoldati che scrive “i magistrati della Santa Sede”. Nessuno avrà dimenticato quando ci siamo scagliati contro “pseudo blog di psicorepressi” quando hanno pensato bene di raccontare aspetti privati (e chissà che strano, sessuali) di sacerdoti che lavoravano qui dentro. Prima, incapaci di crear contenuti, copiavano e incollavano i nostri articoli, ora no. Oh. “Siamo offesi”, dicono. Nessuno avrà dimenticato quando abbiamo messo in evidenza che per stampare l’Osservatore di Strada si spendono migliaia di euro e nessuno lo legge, si creano le cataste all’ingresso delle chiese Sì, nessuno lo ha dimenticato. Neanche loro.
Quindi? La risposta arriva, chiaramente. Così, una serie di “pizzicati” si sono messi a seguire, e quindi secondo il sistema che spiegavamo prima, ad approvare, account che lanciano insulti omofobi a questo sito.
Di chi si tratta? Ma lo vediamo subito.
Si tratta di Andrea TORNIELLI, Franca GIANSOLDATI, Silvina PEREZ, Salvatore CERNUZIO, Daniela SALA, Javier MARTINEZ-BROCAL, Giovanni TRIDENTE, Roberto CETERA, Betta GANDOLFI, ecc…
È semplice, si guardi a chi appartengono e si capirà il tutto. Media Vaticani, IL Regno e tutti coloro che gravitano attorno. Martinez Brocal è ancora offeso perchè abbiamo spiegato al mondo intero che la sua presenza vicino al Pantheon quando il Papa andò al negozio di dischi non era proprio “casuale”. E poi, ricordate quando parlammo del Regno? Ecco qui. Peraltro l’articolo a cui facevamo riferimento era firmato da un soggetto che ora scrive su un’altra “realtà” che parla tanto di aperture ma si conferma omofoba qual è ospitando Amedeo Cencini, il quale oggi ci tiene a far sapere che anche “gli omosessuali strutturali” alla fine possono “accedere al sacerdozio”. Probabilmente dopo la segnalazione che Perfetti gli ha fatto, l’Ordine non lo ha sospeso ma una tirata d’orecchie gliel’ha fatta. Grande psicologo non è riuscito ad affrontare coloro che lo incalzavano e ha dimostrato di essere incapace a relazionarsi e confrontarsi con gli altri. Del resto è molto facile stare dietro alla scrivania a giudicare seminaristi e preti. Un po’ più dura affrontare un dibattito accademico con gente che spiega che l’omosessuale strutturale non esiste. Distinzione nata con Amedeo Cencini e mai ripresa da nessuno specialista.
La casta subdola
Come è possibile notare anche dai post pubblicati, colui contro questi soggetti se la prendono è Felipe Perfetti perchè è l’unico che compare, che ci mette la faccia. Qualcuno spesso si è chiesto come mai. Ecco la risposta. Questi soggetti sono chiaramente intrisi di una omofobia latente, parliamo di gente che si batte per i diritti delle donne nella Chiesa ma i preti omosessuali guai. Immaginate se coloro che firmano ci mettessero anche la faccia. Ma la questione non è solo in merito al fatto che promuoviamo una Chiesa che non giudica gli omosessuali ma anche che le cose che riveliamo infastidiscono chi sta a Santa Marta e non solo. Molti di noi potrebbero essere cacciati da questo Stato in zero secondi. Del resto anche la Gendarmeria Vaticana non è nuova a queste cose.
A differenza, però, di questi soggetti, noi non rispondiamo a nessuno e non abbiamo chi ci paga ad articolo. Non abbiamo persone da accontentare ma scriviamo ciò che pensiamo. Se l’unico modo per attaccare Silere non possum, che fa tanta paura a chi pensava di avere le proprie terga al caldo, è quello di insultare e facendo battutine intrise di omofobia, ben venga. Tutto ciò qualifica questi personaggi, non certo noi. Il nostro cammino prosegue e ci sarà molto altro in avvenire.
L’omofobia guida queste persone che odiano il fatto che ci siano persone (chierici e laici) che vivono serenamente la loro vita, la loro affettività, la loro sessualità, e spiegano al mondo che la Chiesa non è ciò che vuole far credere qualcuno a forza di poesie e balletti.
La difesa di Rupnik
L’account che seguono Salvatore Cernuzio e Andrea Tornielli è anche un grande difensore di Marko Ivan Rupnik. Eh, diamine, c’è proprio da dire che in Via Paolina non l’hanno proprio presa bene che abbiamo tirato fuori i loro altarini. Che disdetta. Allora, nell’insultarci scrivono che noi ci contraddiciamo. Perchè diciamo che “nelle mutande dei preti non bisogna guardare” ma per Rupnik abbiamo guardato.
Bene, fermiamoci e prendiamo lo scatolone fabbricone. Facciamo un disegnino e spieghiamo a questi soggetti che l’abuso è ben differente dall’omofobia. Ora capiamo che Rupnik anche al Papa piace perchè ha dimostrato di essere eterosessuale ma qui il problema non è l’orientamento ma il delitto.
È chiaro che abbiamo a che fare con persone con problemi cognitivo comportamentali, chi scrive e chi segue, ma conoscere queste differenze è importante. Se un sacerdote è omosessuale, sono affari suoi. Se un sacerdote nella sua vita privata vive la sua sessualità, sono fatti suoi. Se un sacerdote abusa, sono fatti anche nostri. Siamo stanchi delle megere (termine che li destabilizza) che mentre cuciono raccontano di cardinali e preti che “hanno fatto questo, hanno fatto quello”. La maggior parte delle volte, peraltro, si tratta di loro proiezioni. Sì, perchè qui abbiamo a che fare con una dose di repressione che è inquantificabile. “A fiotti”, direbbe qualcuno.
Abbiamo a che fare con Vice rettori amministrativi della Gregoriana che fanno battute omofobe su Silere non possum ma che non smettono di importunare i ragazzetti in facoltà.
Sì, siamo a favore dell’omosessualità e siamo convinti che ognuno debba pensare alla propria vita, piuttosto che insinuare e grattare nella vita altrui. Questo è il motivo per cui Silere non possum ha sempre denunciato i veri problemi della Chiesa: la corruzione, l’ipocrisia, la falsa povertà, il carrierismo e quant’altro. Non certo la vita privata o sessuale dei preti. Queste questioni le lasciamo alle sarte. Il sistema di raccontare fatti privati, molto spesso neanche veri ma inventati, sui presbiteri, è una pratica che deve terminare e, ancora una volta lo ribadiamo, qualifica chi fa queste affermazioni e non chi ne è vittima. Significa, come nel caso odierno, che queste persone non hanno altro modo per parlare di te. E questo la dice lunga.
La redazione di Silere non possum