Il 22 novembre 2024 il Dicastero per la Dottrina della Fede ha reso nota la volontà di studiare "l'abuso spirituale" e, con il Dicastero per i Testi Legislativi, procedere a costituire un gruppo di lavoro che possa giungere a formulare una proposta di una norma che possa chiarirne i contorni e, allo stesso tempo, permettere al Supremo Legislatore di punire questo comportamento come delitto. Il progetto è stato benedetto da Papa Francesco. 

Il gruppo è stato costituito ed è presieduto da S.E.R. Mons. Filippo Iannone O. Carm, Prefetto del Dicastero per i Testi Legislativi. 

Il cardinale prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Víctor Manuel Fernández, intervistato da Alfa y Omega una pubblicazione collegata all'Arcidiocesi di Madrid, ha parlato del lavoro che stanno compiendo e dei contorni di questo comportamento gravissimo che spesso viene usato anche dai vescovi a danno dei presbiteri. Fernández ha parlato anche del caso Rupnik ed ha lasciato intendere una cosa che da diverso tempo si vocifera al Sant'Uffizio, ovvero che al momento vi è difficoltà nel trovare persone che siano in grado di trattare questa "patata bollente" con competenza, senza conflitti di interesse e che abbiano la schiena rigida da poter sopportare gli attacchi mediatici che giungono per qualunque tipo di passo venga fatto. 

Il caso Rupnik, portato alla luce il 1° dicembre 2022 grazie al lavoro di Silere non possum, è divenuto per qualcuno il modo per attaccare la Chiesa e il Papa anche per cose che nulla hanno a che vedere con la giustizia e la verità. Nei giorni scorsi, infatti, il Papa ha fatto una videochiamata alla parrocchia di Gaza ed è stato ripreso in video con un telefonino. Nelle immagini si vede, sempre al solito posto, una icona che Francesco ha da tempo ed è del Centro Aletti. Questo ha scatenato i farisei ed ha dato loro modo di fare un po' di rumore. Come abbiamo spiegato più volte, però, l'utilizzo delle immagini di Rupnik nulla ha a che vedere con i crimini di cui è accusato e che devono essere verificati (quindi potrebbero essere avvenuti come no) in un processo giudiziale penale canonico. Da troppo tempo nella Chiesa stiamo vivendo sotto scacco di queste persone che non cercano la giustizia ma vogliono vendetta. Nell'intervista, che trovate integralmente in lingua italiana qui di seguito, Fernández spiega molto bene quanto riguarda l'abuso spirituale e i rischi che si possono correre - e che purtroppo già stiamo correndo - se certe "etichette" vengono date sulla base dei sentimenti personali dei singoli. 

p.L.A.
Silere non possum

Cosa vi ha portato a proporre di studiare come criminalizzare l'“abuso spirituale”?
Diversi Dicasteri hanno ricevuto spesso denunce o reclami su situazioni in cui gli elementi spirituali venivano usati come scusa o motivazione per relazioni sessuali (tra un sacerdote e un catechista, per esempio). In questi casi si nota una manipolazione delle persone che si affidano a una guida spirituale e allo stesso tempo una manipolazione della bellezza spirituale della nostra fede per ottenere sesso.

Perché ritiene che questa lacuna debba essere affrontata nel Codice di diritto canonico?

Perché non esiste un reato tipizzato su questo punto ed è necessario e urgente affrontarlo perché scopriamo che purtroppo non è infrequente. Per ovviare a questo, i canonisti si rivolgono al canone 1399 CJC perché c'è una “infrazione esterna di una legge divina” (in questo caso una colpa contro il sesto comandamento) e una “necessità di prevenire e riparare gli scandali”. Ma quando un'infrazione grave diventa molto frequente, non è conveniente dover fare riferimento a un canone così generale, che in alcuni casi rende difficile l'applicazione di una pena severa o di un precetto penale importante.

Come definirebbe questo tipo di abuso in termini canonici e pastorali?

Questo è il punto più complesso, ed è proprio quello che il nuovo gruppo di studio dovrà chiarire. Non si può nemmeno definire un delitto con poca precisione, in modo che ogni misfatto possa poi essere denunciato come un delitto grave o essere soggetto a una pena massima. Si creerebbe una situazione caotica di “tutti contro tutti”, di sospetto diffuso o il rischio di adottare un'ideologia di annullamento. D'altra parte, oggi si tende a chiedere rapidamente l'“espulsione” dalla Chiesa, come se non ci fosse proporzionalità nei delitti. Quando tutto sembra avere la stessa gravità, si finisce per fare un'ingiustizia a casi particolarmente gravi che devono essere affrontati con maggiore forza.

Si tratta di un problema generale, ma in questo argomento ci sarebbe un rischio particolare. Per esempio, osserviamo le seguenti frasi: “Probabilmente mi ha detto quelle parole di San Bernardo perché voleva fare sesso”, “mi ha dato un'idea di Dio che mi ha portato a dipendere dalla sua persona”, “mi ha dato uno strano compito spirituale perché sapeva che avrebbe aperto la strada a un adescamento sessuale” o “mi ha dato un abbraccio troppo intimo con la scusa che rappresentava Gesù”. Pertanto, concludono, dovrebbe essere espulso dalla Chiesa. Si tratta di cose che ottengono facilmente un'alta visibilità mediatica, ma che non sono sempre facili da dimostrare adeguatamente, né tanto meno vi è da applicare una pena massima a tutti i casi. Ma ci sono casi di particolare perversità, come arrivare a fare sesso in luoghi sacri come se questo permettesse un rapporto speciale con Dio.

Come lavorerà il gruppo di studio?

Il nuovo gruppo di studio, presieduto da Filippo Iannone [prefetto del Dicastero per i Testi Legislativi, ndr], sta studiando due possibilità: una sarebbe quella di tipizzare un reato, l'altra sarebbe quella di interpretare le leggi esistenti, esplicitando i contenuti relativi all'abuso spirituale. Non posso anticipare le conclusioni o offrire ulteriori dettagli perché sarebbe invadere il lavoro di altri.

Per il momento ci sono due persone che stanno lavorando in modo riservato per raccogliere le informazioni di base esistenti, sia sotto il nome di “falso misticismo” che sotto altri nomi. La raccolta di casi o storie può aiutare a specificare meglio i termini e la portata di una tipizzazione o a esplicitare - con un'interpretazione autentica del Dicastero per i testi legislativi - quali norme esistenti coprono queste situazioni.

La nota che lo annunciava parlava di “evitare l'espressione troppo ampia e polisemica ‘falso misticismo’”. Perché?

Questo è stato brevemente chiarito nella nota resa pubblica dal Dicastero per la Dottrina della Fede nell'annunciare il nuovo gruppo di studio. Nel Dicastero questa espressione è usata soprattutto in senso dottrinale, che era il suo significato originario. Per questo è problematico usare l'espressione “falsa mistica”, che non è criminalizzata e ha soprattutto un significato proprio della teologia spirituale, per impartire giustizia. La falsa mistica è una proposta spirituale (ad esempio, la spiritualità di un movimento o di un gruppo) che non è in armonia con la dottrina cristiana. In questo senso Pio XII si riferiva al giansenismo come “falsa mistica” perché non assumeva pienamente la fede nel mistero dell'incarnazione. In questo caso non si riferiva ai crimini. Viene respinto come una proposta spirituale che ha l'aspetto della mistica cristiana, ma in realtà è “falsa”. E questo rientra nelle competenze del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Ma non è appropriato usare la stessa espressione per condannare un errore teologico spirituale (che non è di per sé un crimine) e anche un grave crimine. Si rischia di confondere cose molto diverse.

Perché, allora, questa espressione viene usata in ambito canonico?

Alcuni canonisti, soprattutto in Spagna, utilizzano l'espressione “falso misticismo” per dare un contenuto teologico all'uso del canone 1399 o per indicare una particolare gravità di altri delitti (come la sollecitazione in confessione, la profanazione dell'Eucaristia, l'abuso di autorità, ecc.) Ciò è facilitato dall'articolo 16 delle nuove Norme per il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali, dove si attribuisce una particolare gravità all'uso di “elementi mistici” per “esercitare il dominio sulle persone o per compiere abusi”. È un punto che io stesso ho voluto aggiungere a queste Norme perché dà contenuto alla “speciale gravità” indicata nel canone 1399, senza bisogno di usare l'espressione “falso misticismo”. Ma i canonisti hanno bisogno di tipizzare un delitto con un altro nome - “abuso spirituale”, per esempio - per non dover sempre fare riferimento al canone 1399 nel giudicare un delitto così grave, scandaloso e frequente, e per evitare la confusione che il significato ampio e polisemico dell'espressione “falsa mistica” potrebbe generare.

Quali sono gli elementi essenziali per distinguere un fenomeno mistico autentico da uno falso?

L'espressione “fenomeno mistico” sembra riferirsi a un'apparizione, a una visione o a fenomeni straordinari di questo tipo. Ma in realtà si tratta di qualcosa di più ampio: per “falsa mistica” si intende qualsiasi proposta spirituale che non sia fedele a qualche elemento dell'autentica fede cristiana. In alcune nuove spiritualità ci sono spesso errori antropologici, cristologici, ecclesiologici. Ad esempio, nella storia ci sono state condanne di movimenti spirituali che erano diventati panteisti, che proponevano una “fusione” con Dio, che rifiutavano l'umanità di Cristo nella spiritualità, o che negavano il valore della preghiera petizione, per esempio. Si tratta di diversi casi di “falso misticismo” che la DDF giudica nella sezione dottrinale come errori, non crimini. A volte queste cose insorgono quando si tratta di dare il nulla osta alle cause di beatificazione, per esempio.

Ma quando parliamo di un possibile delitto di “abuso spirituale” non è necessario che ci siano errori, che la proposta spirituale usata come base sia “falsa”. Anche il Catechismo della Chiesa o gli scritti di San Giovanni della Croce possono essere usati come pretesto per manipolare un altro e commettere un reato di “abuso spirituale”.

Quali sfide pone questa criminalizzazione al discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali?

Il rapporto con questi fenomeni nasce dal fatto che in alcuni casi gli stessi presunti veggenti, ad esempio, sono stati abusatori o hanno inserito elementi sessuali negli incontri “spirituali”. Oppure perché i promotori di tale devozione ne hanno fatto un uso inappropriato e immorale.

Come proteggere i diritti delle persone accusate, evitando processi ingiusti o equivoci in questo ambito?

Questo tema, come qualsiasi altro, può essere usato per vendicarsi di qualcuno. Si possono anche ipotizzare intenzioni che non esistono, oppure una persona molto sensibile, in un momento difficile della sua vita, può fraintendere qualcosa che in realtà non era così o non lo era fino a quel punto. Ma un corretto processo canonico tutela tutti, le presunte vittime e il presunto criminale. È sufficiente che ci si affidi alle garanzie previste dalla legge. La possibilità di appello c'è proprio perché si possono commettere errori, ma c'è la possibilità di correggerli.

C'è un'urgenza di risolvere il caso Rupnik, per esempio, che è in ritardo?

In realtà, penso a molti altri casi, alcuni forse più gravi ma meno mediatici. Non possiamo pensare a una nuova legge solo per un caso, perché questo limiterebbe la visione e minerebbe l'obiettività del lavoro.

Per quanto riguarda il caso Rupnik, il Dicastero ha completato la fase di raccolta delle informazioni che si trovavano in luoghi molto diversi, e ha fatto una prima analisi. Ora stiamo già lavorando per istituire un tribunale indipendente per passare all'ultima fase attraverso un processo giudiziario penale. In casi come questo è importante trovare le persone più adatte e che accettino.

Come spera che questa tipizzazione possa aiutare a prevenire gli abusi e a ripristinare la fiducia dei fedeli?

Penso che aiuterà i fedeli a percepire la cura materna della Chiesa. Ma aiuterà anche a evitare quella pericolosa forma di clericalismo che porta alcuni sacerdoti a credere di essere autorizzati a fare qualsiasi cosa in virtù della “sublimità” della loro consacrazione. In questo senso credo che siamo a un punto di svolta.

In ogni caso, bisogna anche fare attenzione a non produrre un effetto indesiderato di diffidenza verso tutto ciò che è spirituale, come è accaduto nella storia con la condanna di alcuni movimenti spirituali.

Quale messaggio vuole inviare a coloro che hanno subito questo tipo di abuso?

Che trovo particolarmente triste che qualcuno li abbia fatti soffrire facendo uso di cose così belle e sublimi. Può essere stata la cattiveria e la perversione, o la malattia, o la scarsa formazione spirituale e umana ricevuta. In ogni caso, si tratta di una ferita dolorosa nel corpo di Cristo. Possiamo sempre fare un cammino di guarigione e ricordare che nella Chiesa c'è un tesoro spirituale che non dobbiamo perdere, anche se alcuni l'hanno distorto o alterato. Cristo ci ama, anche se alcuni hanno sfigurato il suo volto. E se ci addolora pensare che altri possano soffrire come abbiamo sofferto noi, ci conforta vedere che lo Spirito Santo sta risvegliando nella Chiesa una forte consapevolezza dell'inviolabile dignità di ogni persona e dei limiti all'esercizio del ministero sacerdotale e della leadership nella Chiesa.