Il Parlamento della Repubblica Italiana, in seduta comune, giovedì 13 febbraio 2025 ha eletto quattro giudici della Corte costituzionale. Si tratta di Francesco Saverio Marini (500 voti), Massimo Luciani (505), Maria Alessandra Sandulli (502), Roberto Cassinelli (503). Tutti hanno raggiunto il quorum dei tre quinti necessario all’elezione. A proclamarli è stato il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Il via libera è arrivato, a seguito di un lungo stallo, con l’intesa tra i partiti, di maggioranza e opposizione, dopo 14 votazioni per un giudice e cinque per gli altri tre. 

Francesco Saverio Marini è stato nominato da Papa Francesco magistrato ordinario dello Stato della Città del Vaticano il 10 aprile 2024 pur non avendo alcun titolo per esercitare all'interno dello Stato. Marini, infatti, non ha ottenuto alcun titolo in diritto canonico o vaticano. È nato a Roma nel 1973 (52 anni), è il costituzionalista indicato da Fratelli d'Italia (partito italiano). Si definisce «cattolico e di centrodestra» ed è stato scelto dal Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Giorgia Meloni, come consigliere giuridico a Palazzo Chigi. Marini, figlio del giurista Annibale Marini che è stato presidente della Consulta e ritenuto vicino a Silvio Berlusconi, è docente di Istituzioni di diritto pubblico all' Università di Tor Vergata, ateneo romano del quale è anche pro-rettore. Nonostante la nomina in Vaticano, inoltre, ha svolto anche la libera professione di avvocato amministrativista con studio legale ai Parioli. È stato a capo della Segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Antonio Catricalà, consigliere all'Autorità antitrust, e anche vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti. Tra gli altri incarichi istituzionali affidati a Marini, nel corso degli anni, figurano quello di coordinatore della Commissione per Roma Capitale del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie.

Come ormai è abitudine queste persone vengono in Vaticano a prendere un lauto stipendio che si aggiunge alle altre entrate per svolgere ruoli che prevederebbero una conoscenza di norme che loro non hanno mai studiato. Questo consente al Papa di amministrare la giustizia da vero e proprio despota. 

Ora, avendo accettato l'elezione a membro della Consulta, auspichiamo vivamente arrivino immediate le dimissioni da giudice del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Come avevamo già detto in riferimento ad altri personaggi simili, questa è la dimostrazione che l'operato non è "per amore della Chiesa" ma quando trovano di meglio corrono senza problemi.


L.V.
Silere non possum