Città del Vaticano - Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza i partecipanti al Corso di formazione giuridico-pastorale della Rota Romana. Davanti a un’aula composta da giudici, canonisti e operatori del diritto ecclesiale, il Pontefice ha voluto affrontare il tema scelto per il decimo anniversario della riforma del processo di nullità matrimoniale, avviata dal predecessore: «Dimensione ecclesiologica, giuridica, pastorale». Il discorso ha mostrato con chiarezza l’intento del Papa: ricucire ciò che spesso viene percepito come frammentato, ricordando che la verità della giustizia nella Chiesa è un’unica realtà, dove teologia, diritto e pastorale sono parti inseparabili dello stesso servizio.
La riforma di Francesco e tre dimensioni da ricomporre
Leone XIV, richiamando l’ultimo discorso di Francesco alla Rota (31 gennaio 2025), ha precisato che non vuole ripercorrere gli aspetti tecnici della riforma, ma mettere in luce l’intreccio tra i suoi tre livelli: ecclesiologico, giuridico, pastorale. Secondo il Papa, è frequente una contrapposizione impropria: «come se il più teologico o il più pastorale comportasse il meno giuridico, e viceversa». È invece necessario restituire armonia, perché le tre prospettive riguardano una medesima realtà: la verità del vincolo matrimoniale e la salus animarum.
Il primo asse: la potestà giudiziaria come “diaconia della verità”
Il Papa ha quindi individuato due presupposti ecclesiologici fondamentali.
Il primo riguarda la sacra potestà esercitata nei tribunali ecclesiastici. Citando Lumen gentium, ha ricordato che ogni potestà nella Chiesa è «un vero servizio, chiamato significativamente diaconia». La giurisdizione giudiziaria è parte integrante di questo servizio: è la forma in cui la Chiesa esercita una diaconia della verità, perché famiglie e comunità hanno bisogno di una verità dichiarata sulla propria condizione ecclesiale per poter camminare nella fede.
Per questo la riforma di Francesco si apre con due titoli che parlano di Cristo come Giudice e Pastore: «Mitis Iudex Dominus Iesus» e «Mitis et Misericors Iesus». Leone XIV ha spiegato che definire Gesù “mite” e “misericordioso” non significa indebolire la giustizia, né aprire la porta a una “falsa misericordia” che manipola i processi. Ha citato Sant’Agostino nel De civitate Dei: la misericordia autentica è tale solo se conserva la giustizia. In questa luce, ha affermato, il processo di nullità è un’opera di giustizia che si compie con vera misericordia: accessibile, celere, ma mai a scapito della verità.
Il secondo asse: il matrimonio come realtà fondata da Dio
Il secondo presupposto riguarda l’oggetto del processo: il matrimonio stesso. Il Papa ha richiamato il suo intervento nel Giubileo delle famiglie, dove affermava che «il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore», e ha riportato le parole di Francesco: il matrimonio «ha una precisa consistenza» ed è «un dono di Dio».
È in questa prospettiva che la riforma riafferma «il principio dell’indissolubilità del vincolo». Il giudice ecclesiastico, ha detto Leone XIV, opera “davanti al Signore” per comprendere se in una storia concreta sia realmente presente il mistero dell’una caro, che permane anche in caso di fallimento relazionale. Da qui la responsabilità enorme degli operatori della giustizia, ricordata con forza da Benedetto XVI: il processo di nullità è “uno strumento per accertare la verità”.
Il valore del processo giudiziario
Il Papa ha poi affrontato un altro nodo centrale: perché la Chiesa continua a preferire il processo giudiziale e non quello amministrativo? Citando il Proemio di Mitis Iudex, ha ribadito che il processo giudiziario offre le migliori garanzie per tutelare la verità del vincolo.
Leone XIV ha rimarcato che non si tratta di un apparato “farraginoso”, ma di uno strumento di giustizia: garantisce che entrambe le parti possano presentare prove, conoscere quelle dell’altra, confrontarsi davanti a un giudice imparziale. Anche se la Chiesa valorizza la mediazione, la riconciliazione e - quando possibile - la convalidazione del matrimonio, vi sono casi in cui solo il processo può accertare la verità di un bene pubblico come il vincolo coniugale. Qui entrano in gioco non la tecnica, ma i presupposti ecclesiologici: ricerca della verità e salus animarum.
Il terzo asse: la dimensione pastorale
La parte finale del discorso è dedicata alla pastorale, terzo elemento che completa gli altri due. Leone XIV ha sottolineato come negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza che l’attività giudiziaria appartiene alla pastorale familiare: non può essere isolata, né percepita come distante.
Ha citato il valore dell’indagine pregiudiziale, che aiuta a comprendere se vi sono motivi per avviare una causa, e ha ricordato le parole decisive di san Giovanni Paolo II: «L’attività giuridico-canonica è per sua natura pastorale». Anche la pastorale, infatti, comporta sempre una dimensione di giustizia; non è possibile guidare le anime senza far rispettare legge e diritti.
La meta finale: la salus animarum
Il Papa ha concluso affermando che le tre dimensioni - ecclesiologica, giuridica, pastorale - conducono a un’unica finalità: la salus animarum, suprema legge della Chiesa. È su questo che si misura il lavoro dei tribunali, ed è qui che si colloca il servizio degli operatori del diritto. Leone XIV ha ricordato di aver condiviso personalmente questa responsabilità nel suo passato e ha chiuso impartendo la Benedizione, chiedendo che “la verità della giustizia risplenda sempre più nella Chiesa”.
Il discorso fissa un punto inequivocabile: nella visione del Papa non c’è alcuna frattura tra misericordia e giustizia, tra teologia e diritto, tra pastorale e processo. La riforma del processo matrimoniale voluta da Francesco - contestata da quasi tutti i canonisti e gli operatori del diritto - richiede oggi un’applicazione che riporti la verità del matrimonio al centro del giudizio ecclesiale.
Leone XIV sta compiendo – come in molti altri ambiti del suo pontificato – un’opera di ricomposizione: offre un’interpretazione quanto più cattolica e coerente possibile di atti normativi che, per ora, rimangono in vigore. Al fondo c’è la convinzione che esista un’unica Chiesa che, nel giudicare le cause di nullità, cerca la verità per il bene delle persone e per la loro salvezza.
d.C.S.
Silere non possum