Città del Vaticano – Questa mattina, nell’Aula Nuova del Sinodo, Papa Leone XIV ha incontrato i vescovi ordinati nell’ultimo anno, riuniti a Roma per i giorni di formazione e preghiera promossi dai Dicasteri: per i Vescovi, delle Chiese Orientali e per l’Evangelizzazione. L’incontro si è aperto in un clima familiare e disteso. Il Papa ha salutato i presuli con un sorriso e un pizzico di ironia: «Buongiorno, buongiorno. Ora iniziamo a cantare il Veni Creator. Penso che tutti voi ne abbiate una copia. Spero che qualcuno abbia una voce migliore della mia questa mattina… Cominciamo a cappella».

Il canto ha dato il tono di preghiera all’assemblea, subito accompagnato da un momento di silenzio e invocazione dello Spirito Santo.

«Il dono ricevuto non è per voi stessi»

Entrando nel vivo del discorso, Leone XIV ha messo subito in guardia i nuovi vescovi dal rischio di vivere il ministero come un privilegio personale: «Il dono che avete ricevuto non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo. Siete stati scelti e chiamati per essere inviati, come apostoli del Signore e come servi della fede».

Il Pontefice ha insistito sulla centralità del servizio come cifra dell’identità episcopale: «Il Vescovo è servo, il Vescovo è chiamato a servire la fede del popolo. Non si tratta di una caratteristica esterna o di un modo di esercitare il ruolo. È l’identità stessa che ci definisce».

Richiamando sant’Agostino, Leone XIV ha ricordato che «chi presiede il popolo deve comprendere che è servo di molti», ammonendo i presenti contro «la smania di grandezza» che già i Dodici dovettero imparare a vincere con l’aiuto del Maestro: «Chi vuole essere grande tra voi sarà servitore di tutti».

Pastori vicini, padri e fratelli

Il Papa ha ribadito che l’unica vera autorità è quella che nasce dall’umiltà: «Vi chiedo di vigilare sempre e di camminare in umiltà e preghiera, per farvi servi del popolo a cui il Signore vi manda». E ha aggiunto con forza: «La vicinanza al popolo affidatoci non è una strategia opportunista, ma la nostra condizione essenziale. Gesù ama accostarsi ai suoi fratelli per mezzo nostro, delle nostre mani aperte che accarezzano e consolano, delle nostre parole che ungono il mondo di Vangelo e non di noi stessi».

In un passaggio particolarmente denso, Leone XIV ha offerto un’immagine chiara di ciò che la Chiesa si attende dai suoi pastori: «Siete inviati come pastori premurosi, attenti, che sanno condividere il cammino, le domande, le ansie e le speranze della gente; pastori che desiderano essere guide, padri e fratelli per i sacerdoti e per i fratelli e le sorelle nella fede».

Le sfide del presente

Non sono mancati riferimenti al contesto attuale: la crisi della fede, la difficoltà della trasmissione, ma anche le sfide sociali e culturali. «Il dramma della guerra e della violenza, le sofferenze dei poveri, l’aspirazione di tanti a un mondo più fraterno e solidale – ha osservato il Papa – sono sfide che ci interpellano e che devono trovare nella Chiesa una risposta di prossimità e di speranza».

Uno stile di famiglia

All’uscita dall’Aula del Sinodo, i vescovi hanno espresso la loro gioia per l’incontro con Leone XIV, sottolineando la disponibilità del Papa ad ascoltarli e la profondità delle parole rivolte loro. Non sono mancati i momenti di leggerezza: con un sorriso, il Pontefice ha scherzato sul proprio abito – «Ringrazio il Dicastero per i Vescovi… pensavo di arrivare per questo corso vestito di nero anch’io però…» – e ha ironizzato con i presuli invitandoli a scattare «una bella foto, che potrete appendere da qualche parte nella vostra casa episcopale». Prevost ha imparato in questi mesi di pontificato a riconoscere, non senza una punta di ironia, quella smania di fotografie che ormai accompagna ogni occasione pubblica, dalle udienze generali agli incontri più solenni.

La preghiera finale

Prima di concludere, Leone XIV ha consegnato un augurio che suona come un mandato: «Prego per voi, perché non vi manchi mai il vento dello Spirito e perché la gioia della vostra Ordinazione, come profumo soave, possa espandersi anche su coloro che andrete a servire». L’incontro si è chiuso in un clima cordiale, con la promessa di un dialogo aperto e con il desiderio, espresso dallo stesso Papa, di «conoscersi un po’ meglio», ricordando che la vera forza della Chiesa non sta nel numero, ma nella capacità di servizio.

d.T.A.
Silere non possum