Città del Vaticano – Nella mattinata di sabato 2 agosto, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza privata, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, un gruppo di giovani pellegrini che condividevano il cammino giubilare con Pascale Rafic, la ragazza libanese di 18 anni deceduta improvvisamente la sera di venerdì 1° agosto.
Secondo quanto appreso, Pascale — affetta da una patologia cardiaca — pernottava ad Artena, ospite di una parrocchia. Già nella mattina precedente aveva avvertito un malore mentre si trovava al Circo Massimo, dove era in corso la Giornata del Perdono. Soccorsa dal personale sanitario presente sul posto, aveva tuttavia rifiutato di sottoporsi a ulteriori accertamenti, riprendendo con determinazione le attività giubilari insieme al suo gruppo.
Purtroppo, nella serata dello stesso giorno, durante il rientro in pullman verso la struttura di accoglienza, all’altezza del casello autostradale di Valmontone, Pascale ha avvertito un nuovo e più grave malessere. Nonostante il tempestivo intervento e il tentativo di rianimazione, la giovane è spirata poco prima di giungere all’ospedale di Colleferro.
Di fronte a questo dolore improvviso e lacerante, Leone XIV ha scelto il silenzio partecipe e il conforto della parola, accogliendo i compagni di Pascale in un clima di raccoglimento e preghiera. Il Pontefice ha rivolto loro un discorso sentito e profondamente umano, nel quale ha ricordato che “la tristezza che la morte porta con sé è qualcosa di profondamente umano e assolutamente comprensibile, soprattutto quando ci si trova così lontani da casa e in un’occasione come questa, in cui siamo chiamati a ritrovarci per celebrare con gioia la nostra fede”.
Il Papa ha invitato i giovani a leggere questo evento alla luce del Vangelo di Lazzaro, dove Marta e Maria scoprono che Cristo è la risurrezione e la vita, anche quando tutto sembra perduto. “È un richiamo potente — ha detto Leone XIV — a quanto sia necessario che la nostra fede in Gesù Cristo sia parte profonda di ciò che siamo, di come viviamo, di come ci stimiamo e rispettiamo a vicenda”.
In un passaggio particolarmente intenso, ha citato Sant’Agostino: “Non piangete come fanno i pagani… perché noi abbiamo visto Cristo morire e risorgere”. Parole che non negano il dolore, ma lo attraversano con la luce della fede. “Quando parliamo di un Anno Giubilare della Speranza, è di Cristo Risorto che parliamo”, ha ricordato il Papa.
Infine, Leone XIV ha impartito la benedizione apostolica, chiedendo a Dio di custodire ogni giovane presente nel suo amore, e ha invitato tutti a essere “testimoni di questo Vangelo”, anche nella fatica, anche nella perdita.
Una morte inaspettata e silenziosa, quella di Pascale, che ha attraversato il Giubileo dei Giovani come una fenditura improvvisa, costringendo tutti a riscoprire il cuore della speranza cristiana: non siamo padroni del nostro tempo, ma chiamati alla vita eterna. E in questo, anche un dolore può diventare seme di Vangelo.
d.N.C.
Silere non possum