Città del Vaticano – Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza le partecipanti ai Capitoli Generali di quattro Istituti religiosi femminili: le Missionarie Figlie della Sacra Famiglia, le Apostole della Sacra Famiglia, le Suore Figlie di Nazareth e le Suore di Carità di Santa Maria. Un incontro che il Pontefice ha voluto collocare nel segno del Giubileo della Speranza, sottolineando che i Capitoli Generali sono «momenti di grazia, un dono per la Chiesa, oltre che per le vostre Congregazioni».
Il Giubileo della speranza e la missione religiosa
Leone XIV ha richiamato le parole dell’Apostolo Paolo: «La speranza non delude, è frutto di virtù provata ed è animata dall’amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). Una citazione che per il Papa ben descrive la missione delle religiose: «Portate il dono carismatico che il Paraclito ha fatto alle vostre Fondatrici e ai vostri Fondatori; portate la presenza fedele e provvidente del Signore nelle storie dei vostri Istituti; portate la virtù con cui chi vi ha preceduto ha saputo rispondere ai doni di Dio».
Per questo, ha osservato, le consacrate sono «testimoni di speranza: soprattutto di quella speranza che ci vuole costantemente protesi verso i beni futuri e di cui, in quanto religiose, siete chiamate ad essere segno e profezia» (cfr Fil 3,13-14; Lumen gentium 44).
Le radici carismatiche
Il Papa ha ricordato i nomi dei fondatori e fondatrici che hanno segnato la storia degli Istituti: «Josep Manyanet, María Encarnación Colomina, Maria Luigia Angelica Clarac, Giuseppe Guarino, Carmela Auteri, Teresa Ferrara, Agostino di Montefeltro». Persone nelle quali lo Spirito Santo ha suscitato «doni particolari per il bene comune», spesso maturati all’interno di grandi tradizioni spirituali come quella francescana e salesiana.
Il filo rosso: la Santa Famiglia
Molte di queste congregazioni, ha sottolineato il Pontefice, sono accomunate dal desiderio di trasmettere i valori della Santa Famiglia di Nazareth, che ha definito «focolare di preghiera, fucina d’amore e modello di santità». Richiamando san Paolo VI, il Papa ha ricordato che guardare a Gesù, Maria e Giuseppe significa comprendere l’importanza della famiglia: «la sua comunione d’amore, la sua bellezza semplice e austera, il suo carattere sacro e inviolabile, la sua pedagogia dolce e la sua naturale e insostituibile funzione nella società».
La famiglia oggi
Il Papa ha insistito sull’attualità del tema: «La famiglia, ai nostri giorni, ha più che mai bisogno di essere sostenuta, promossa, incoraggiata: con la preghiera, con l’esempio e con un’azione sociale sollecita, pronta a soccorrerne i bisogni». Alle religiose ha chiesto di riflettere su quanto i loro Istituti hanno fatto nel tempo «in favore di tante famiglie – di bambini, bambine, mamme, papà, anziani, giovani –» e di rinnovare l’impegno perché «nelle nostre case fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore della Santa Famiglia».
“Fare famiglia” nelle opere quotidiane
Il Pontefice ha invitato a non perdere di vista il cuore della missione: «Continuate le opere che vi sono state affidate “facendo famiglia” e stando vicine alle persone che assistete, con la preghiera, l’ascolto, il consiglio, l’aiuto, per coltivare e diffondere, nelle diverse realtà in cui operate, lo spirito della casa di Nazareth».
s.E.A.
Silere non possum