[🇬🇧 English Version] Lunedì 10 febbraio Papa Francesco ha inviato una lettera ai vescovi degli Stati Uniti d'America in merito al fenomeno migratorio. Dopo aver cambiato metà dell'episcopato e aver intimidito tutti coloro che erano stati nominati da Benedetto XVI, Francesco interviene nuovamente su un tema caro ai giornali e alimentando il già terribile clima fra la Casa Bianca e la Santa Sede. Anche in queste questioni - politiche ma anche etico-morali - il Pontefice si intromette con fare dispotico in quella che è una questione che i vescovi del luogo devono affrontare. Colui che si definisce "vescovo di Roma" dimostra sempre più di intervenire nel governo di altri confratelli vescovi che non hanno più la libertà di agire ma sono "amministratori delegati" e quindi per le questioni più importanti deve intervenire lui. 

È emblematico che il Papa non abbia mai preso carta e penna per scrivere ai vescovi statunitensi quando Joe Biden, recentemente ufficialmente ascritto alla Massoneria, affermava teorie pro aborto ed eutanasia. Sono forse temi meno importanti per la vita delle persone e della stessa società? 

Nella sua lettera Francesco parla di un Gesù immigrato senza tenere in considerazione che oggi la politica deve affrontare questo vero e proprio problema con politiche che tengano in considerazione molteplici aspetti. Benedetto XVI, il quale non voleva piacere a nessuno ma aveva contezza della realtà, nel 2012 scriveva: «Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con san Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione». Oggi, infatti, vediamo che molte migrazioni sono conseguenza di precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali. Invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa allora un «calvario» per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria. Così, mentre vi sono migranti che raggiungono una buona posizione e vivono dignitosamente, con giusta integrazione nell’ambiente d’accoglienza, ve ne sono molti che vivono in condizioni di marginalità e, talvolta, di sfruttamento e di privazione dei fondamentali diritti umani, oppure che adottano comportamenti dannosi per la società in cui vivono. Il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono». 

Perché il Papa non scrive una lettera a quei potenti che riducono in schiavitù le persone e le torturano? Perché non alza la voce contro coloro che obbligano queste persone a emigrare? Il problema è un altro ed è evidente, sotto gli occhi di tutti: qualcuno guadagna sulla pelle di queste persone. 

Papa Francesco afferma: «L'atto di espellere persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell'ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e indifesa» e ancora «Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall'esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che identifichi tacitamente o esplicitamente lo status di clandestinità di alcuni migranti con la criminalità». 

È vero che il Papa qui dentro agisce contra legem senza che nessuno insorga ed anche a livello universale nella Chiesa agisce nel medesimo modo ma qualcuno dovrebbe spiegargli che in tutti gli Stati c'è una legge che prevede come reato l'ingresso e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Funziona così anche qui in Vaticano. Si tratta del decreto n. DCCX in materia di ingressi illeciti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano approvato due mesi fa. Questo testo, voluto da Alessandro Diddi e passato prima da Santa Marta, prevede: «Fermo quanto previsto da altre disposizioni normative, chiunque non residente o cittadino, accede nel territorio dello Stato della Città del Vaticano in cui non è consentito il libero accesso, senza munirsi del prescritto permesso rilasciato dal Governatorato a norma degli artt. 9 e seguenti della Legge sulla cittadinanza, la residenza e l’accesso N. CXXXI, del 22 febbraio 2011, o dopo che lo stesso è revocato è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 10.000,00 ad euro 25.000,00» e «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a quattro anni e la multa da euro 10.000,00 a euro 25.000,00 chiunque fa ingresso nel territorio dello Stato della Città del Vaticano con violenza, minaccia o inganno». Donald Trump non sta facendo altro che applicare la legge vigente, non essendo lui un Monarca assoluto e non potendo fare cose contrarie alla legge come fa Papa Francesco ogni giorno modificando le norme o applicandole solo quando si tratta di nemici. 

Poi il Papa continua: «Non si tratta di una questione secondaria: un autentico Stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto le più povere ed emarginate. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti - come ho affermato in numerose occasioni - accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, non protetti e vulnerabili». Certo, detto da un uomo che ha punito numerosi sacerdoti senza permettergli neppure di conoscere le accuse per cui sono stati puniti fa gelare il sangue nelle vene. L'uomo che ha sanzionato il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne senza avergli fatto un processo e senza avergli mostrato prove delle accuse; l'uomo che ha condannato il cardinale Becciu prima del processo e ha firmato atti che modificavano la procedura penale in corso di causa, ora spiega al Presidente degli Stati Uniti cos'è uno stato di diritto. 

d.L.C.
Silere non possum


Lettera del Santo Padre ai Vescovi degli Stati Uniti d’America

Vi scrivo oggi per rivolgervi alcune parole in questi momenti delicati che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che cammina insieme negli Stati Uniti d'America.

1. Il viaggio dalla schiavitù alla libertà percorso dal Popolo d'Israele, come narrato nel Libro dell'Esodo, ci invita a guardare alla realtà del nostro tempo, così chiaramente segnata dal fenomeno migratorio, come a un momento storico decisivo per riaffermare non solo la nostra fede in un Dio sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche la dignità infinita e trascendente di ogni persona umana.[1]

2. Queste parole con cui inizio non sono un costrutto artificiale. Anche un esame sommario della dottrina sociale della Chiesa mostra con forza che Gesù Cristo è il vero Emmanuele (cfr. Mt 1,23); egli non è vissuto al di fuori della difficile esperienza di essere espulso dalla sua terra per un rischio imminente alla sua vita e di doversi rifugiare in una società e in una cultura estranee alla sua. Anche il Figlio di Dio, diventando uomo, ha scelto di vivere il dramma dell'immigrazione. Mi piace ricordare, tra l'altro, le parole con cui Papa Pio XII iniziava la sua Costituzione Apostolica sull'assistenza ai migranti, che è considerata la “Magna Charta” del pensiero della Chiesa sulle migrazioni:

“La famiglia di Nazareth in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigrati in Egitto e lì rifugiati per sfuggire all'ira di un re empio, sono il modello, l'esempio e la consolazione degli emigranti e dei pellegrini di ogni epoca e di ogni paese, di tutti i rifugiati di ogni condizione che, assaliti dalla persecuzione o dalla necessità, sono costretti a lasciare la patria, la famiglia amata e i cari amici per terre straniere"
[2].

3. Allo stesso modo, Gesù Cristo, amando tutti con un amore universale, ci educa al riconoscimento permanente della dignità di ogni essere umano, senza eccezioni. Infatti, quando parliamo di “dignità infinita e trascendente”, vogliamo sottolineare che il valore più decisivo posseduto dalla persona umana supera e sostiene ogni altra considerazione giuridica che possa essere fatta per regolare la vita nella società. Pertanto, tutti i fedeli cristiani e gli uomini di buona volontà sono chiamati a considerare la legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non viceversa.

4. Ho seguito da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l'avvio di un programma di espulsioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall'esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che identifichi tacitamente o esplicitamente lo status di clandestinità di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo, si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre si trovavano nel Paese o prima del loro arrivo. Detto questo, l'atto di espellere persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell'ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e indifesa.

5. Non si tratta di una questione secondaria: un autentico Stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto le più povere ed emarginate. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti - come ho affermato in numerose occasioni - accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, non protetti e vulnerabili. Ciò non impedisce lo sviluppo di una politica che regoli una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, questo sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che è costruito sulla base della forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male.

6. I cristiani sanno bene che è solo affermando l'infinita dignità di tutti che la nostra identità di persone e di comunità raggiunge la sua maturità. L'amore cristiano non è un'espansione concentrica di interessi che a poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un semplice individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto con dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, può maturare gradualmente nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris da promuovere è quello che si scopre meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), cioè meditando l'amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, senza eccezioni.[3]

7. Ma preoccuparsi dell'identità personale, comunitaria o nazionale, al di là di queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità.

8. Riconosco il vostro prezioso impegno, cari fratelli vescovi degli Stati Uniti, nel lavorare a stretto contatto con i migranti e i rifugiati, annunciando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali. Dio ricompenserà riccamente tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani!

9. Esorto tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere in solidarietà e fraternità, a costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti.

10. Chiediamo a Nostra Signora di Guadalupe di proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o del rimpatrio. Che la “Virgen morena”, che ha saputo riconciliare i popoli quando erano nemici, ci conceda di ritrovarci tutti come fratelli e sorelle, nel suo abbraccio, e di fare così un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti.

Fraternamente,
Francesco

Dal Vaticano, 10 Febbraio 2025

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[1]Cf. DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana, 2 aprile 2024
[2]PIO XII, Costituzione Apostolica Exsul Familia, 1 Agosto 1952: “Exsul Familia Nazarethana Iesus, Maria, Ioseph, cum ad Aegyptum emigrans tum in Aegypto profuga impii regis iram aufugiens, typus, exemplar et praesidium exstat omnium quorumlibet temporum et locorum emigrantium, peregrinorum ac profugorum omne genus, qui, vel metu persecutionum vel egestate compulsi, patrium locum suavesque parentes et propinquos ac dulces amicos derelinquere coguntur et aliena petere.”
[3] Cf. FRANCESCO, Lettera Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020.