Le due porte d'ingresso della Basilica del Rosario a Lourdes, sulle quali campeggiavano i mosaici dell'ex gesuita sloveno Marko Rupnik, oggi presbitero incardinato nella diocesi di Capodistria, sono state coperte. L'artista, accusato di abusi sessuali e psicologici su diverse ex consacrate, resta una figura controversa all'interno della Chiesa. Se da un lato non si può accusare Rupnik di essere un abusatore, dovrebbe essere una sentenza a farlo, dall'altro è evidente che rientra in quel gruppo di presbiteri che possono fare ciò che vogliono senza alcuna conseguenza. Difatti, sono diverse le diocesi nelle quali vengono incardinate persone che non hanno fatto neppure un giorno di seminario e percepiscono anche i proventi dell'otto per mille senza aver mai svolto alcun ministero. Mentre il parroco di Timbuctù se viene accusato anche solo di aver disobbedito al vescovo rischia la dimissione dallo stato clericale, queste persone sono protette. Solitamente i motivi per cui sono intoccabili è perchè detengono dossier, falsi o veri che siano, sui loro superiori, i quali sono incapaci anche solo di farsi rispondere al telefono. Nel caso di specie si tratta, invece, di soldi. Rupnik, fin dal momento in cui Silere non possum ha reso pubbliche le accuse che erano contenuto in un corposo fascicolo presso l'ex Sant'Uffizio, ha sempre goduto della protezione del Papa, il quale firmò personalmente la remissione della scomunica. I soldi del guru del Centro Aletti hanno sempre fatto gola a molti in Vaticano. Oggi il sacerdote sloveno gira per il mondo indisturbato, continua a celebrare la Santa Messa nonostante abbia violato le disposizione impostegli dall'Ordine a cui apparteneva e vive in una casa donatagli da un cardinale.
Il vescovo di Lourdes non ci sta
Nonostante la protezione papale, però, questa situazione è delicata e ci sono vescovi che sono consapevoli che proteggere Rupnik sarà una macchia indelebile sul proprio operato soprattutto quando Francesco non ci sarà più. Sarà in quel momento che i vari vescovi e cardinali che hanno accolto Rupnik e i disobbedienti suoi seguaci, dovranno fare i conti con la propria coscienza. La decisione del vescovo di Lourdes, monsignor Jean-Marc Micas, è arrivata: "Conoscete la mia opinione sulla presenza di questi mosaici sulle porte della basilica. Mi è sembrato che si dovesse fare un nuovo passo simbolico affinché l'ingresso in basilica sia reso più agevole a tutte le persone che oggi non possono varcare la soglia". La decisione rientra in un piano di modifiche che coinvolgerà tutte le porte della Basilica. Monsignor Micas ha inoltre sottolineato come la decisione sia stata presa anche in relazione all'Anno Giubilare: "A Roma sono state aperte le Porte Sante nelle quattro basiliche maggiori. Ho emanato un decreto per dichiarare Lourdes uno dei due luoghi della diocesi (insieme alla cattedrale di Tarbes) in cui i fedeli possono vivere il Giubileo e ottenere l'indulgenza plenaria. Il passaggio attraverso le porte d'ingresso della basilica doveva avvenire all'altezza simbolica del momento". In realtà l'indulgenza non si ottiene passando dalla porta, in quanto non si tratta del Giubileo che abbiamo vissuto nel 2015 dove tutte le cattedrali o chiese giubilari avevano una porta santa. Questa scelta, è stato spiegato, si inserisce anche nel contesto del "Giorno della Memoria per le vittime di abusi sessuali nella Chiesa", celebrato il 28 marzo in tutta la Francia. Le porte laterali sono state coperte il 31 marzo, mentre le porte centrali lo saranno nei prossimi giorni, prima dell'inizio della stagione dei pellegrinaggi.
Un lungo cammino
I mosaici di Rupnik erano stati commissionati nel 2008 per il 150° anniversario delle apparizioni e ricoprivano l'intera facciata della Basilica di Notre-Dame du Rosaire. Da un anno, un think tank sta collaborando con il vescovo per studiare un intervento adeguato. Già il 2 luglio 2024, monsignor Micas aveva affermato che "sarebbe preferibile rimuovere questi mosaici". Oggi conferma che la copertura delle porte rappresenta un ulteriore passo in questa direzione. "Non è un primo passo, ma un secondo. Il primo passo è stato smettere di illuminarli di notte durante le processioni, a partire dallo scorso luglio", ha dichiarato. Come abbiamo spiegato in più occasioni, l'operato di Marko Ivan Rupnik non può essere collegato con le sue opere. Il vescovo ha speso milioni di euro per far fare queste opere a suo tempo, soldi dei fedeli non suoi. Oggi non ha alcun senso effettuare un opera del genere e non darà alcuna giustizia alle presunte vittime, anzi. Sarebbe stato molto più opportuno non commissionarle affatto e non per quanto Rupnik potrebbe aver fatto ma per il semplice motivo che queste opere sono esteticamente brutte.
Per quanto riguarda il futuro, il vescovo assicura che un gruppo di lavoro sta studiando il da farsi, senza cedere a pressioni esterne. "Preferiamo procedere con calma piuttosto che subire pressioni da più parti. Stiamo lavorando a lungo termine, per le vittime, per la Chiesa, per Lourdes e il suo messaggio per tutti", ha concluso.