«Non è bene che l'uomo sia solo» Gen 2, 18

In occasione della festa dell’Esaltazione della Santa Croce l’Arcivescovo Mario Delpini ha tenuto una omelia, nei primi vespri in Duomo, nella quale ha riflettuto sulla solitudine. Ho pensato immediatamente a queste parole del Signore Dio in Genesi 2, 18.

«Si nasce generati da una comunione, si nasce e si può vivere perché accolti da una sollecitudine, si impara a sorridere perché si risponde a un sorriso, si impara a parlare perché si risponde ad una parola, nascere e rispondere, muovere i primi passi richiede di essere rassicurati da una mano tesa, da un abbraccio promesso. Diventare grandi significa cercare la possibilità di essere soli, pretendere di essere indipendenti, immaginarsi che essere liberi significhi essere senza legami, porre sè stesso come criterio del bene e del male, parlare semplicemente per esprimersi non per comunicare, pretendere di essere ascoltati ma non essere disponibili ad ascoltare. La coniugazione dei verbi diventa monotona ha solo la prima persona singolare: «Io, io, io, io faccio, io voglio, io dico, io penso» La casa diventa un appartamento cioè abitare significa appartarsi, la sicurezza è assicurata dalla separazione corazzata che si vorrebbe inaccessibile, la tranquillità è il frutto dell’anonimato come mettere un numero sul citofono per non essere disturbati. Si nasce in una comunione e sembra che ci si prepari a morire in una solitudine» ha detto il presule durante i Vespri. 

Articolo a pagamento

L'articolo completo è disponibile solo per gli abbonati a pagamento di Silere non possum

Iscriviti per continuare a leggere