Il Santo Padre Francesco con il  motu proprio Antiquum ministerium ha istituito il ministero dei catechisti. Ora bisogna focalizzare l’attenzione sulla formazione umana e teologica. 


Il Santo Padre Francesco con un motu proprio ha istituito il ministero dei catechisti. Già nel 2018 il Pontefice aveva parlato della necessità di conferire a questo servizio una dimensione istituzionale nella Chiesa. 

“Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico. È pensiero comune tra i teologi che i primi esempi si ritrovino già negli scritti del Nuovo Testamento. Il servizio dell’insegnamento trova la sua prima forma germinale nei “maestri” a cui l’Apostolo fa menzione scrivendo alla comunità di Corinto: «Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime» (1 Cor 12,28-31).” 

Inizia così il motu proprio Antiquum ministerium.

“È significativo che Papa Francesco renda pubblico questo motu proprio nella memoria liturgica di San Juan de Avila, questo dottore della Chiesa ha saputo offrire ai credenti del suo tempo la bellezza della parola di Dio e l’insegnamento vivo della Chiesa con un linguaggio, non solo accessibile a tutti ma forte di una intensa spiritualità” ha ribadito S. Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

“Senza nulla togliere alla missione propria del Vescovo di essere il primo Catechista nella sua Diocesi insieme al presbiterio che con lui condivide la stessa cura pastorale, e alla responsabilità peculiare dei genitori riguardo la formazione cristiana dei loro figli (cfr CIC can. 774 §2; CCEO can. 618), è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi”n. 5 delmotu proprio.

“Sono dovuti passare quasi 50 anni perché la Chiesa arrivasse a riconoscere che il servizio reso da tanti uomini e donne costituisce un vero e proprio ministero. Significa riconoscere che la persona investita di quel carisma, realizza un autentico servizio ecclesiale alla comunità.” ha sottolineato Mons. Fisichella. 

Non tutti i catechisti saranno catechisti

Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede.

È in questo senso che bisogna intendere quanto scrive Papa Francesco:

“È un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’Ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero.” n. 8 del motu proprio

Il catechista non ha un compito liturgico 

“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.”  Prima lettera ai Corinzi, Capitolo 12 vv. 4-11

Nella chiesa ogni ministero ha un suo servizio, quello del catechista non è quello liturgico. Non sarà possibile al catechista “predicare” durante la celebrazione eucaristica, questo compito è riservato al diacono e al presbitero.  Per la lettura della Parola di Dio sono istituiti i lettori, per il servizio alla mensa invece vi sono già gli accoliti. 

Compito delle diocesi: formare

Le Diocesi dovranno provvedere, perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione “biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (n. 8). In questo senso, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà essere lo strumento più qualificato di cui ogni catechista sarà vero esperto. È auspicabile, pertanto, che l’istituzione del ministero porti anche alla formazione di una comunità di catechisti che cresce con la comunità cristiana nel servizio a tutta la Chiesa locale senza tentazione alcuna di restringersi negli stretti confini della propria realtà ecclesiale, e scevra da ogni forma autoreferenziale. 

Il catechista sarà al servizio del Vescovo e non della singola parrocchia. Se l’ordinario avrà necessità la/o potrà inviare in giro per la diocesi. 

Conferenze Episcopali e Congregazione Culto Divino

Una volta istituito da parte del Sommo Pontefice il ministero laicale, spetta ora alle Conferenze Episcopali fare propria questa indicazione trovando le forme più coerenti perché si possa espletare. A seconda delle proprie tradizioni locali, pertanto, le Conferenze episcopali dovranno individuare i requisiti quali l’età e gli studi necessari, le condizioni e le modalità di attuazione per poter accedere al ministero. Il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione sarà a disposizione delle Conferenze Episcopali per redigere le linee guida e di formazione. 

Alla Congregazione per il Culto Divino, la quale è senza prefetto al momento, è demandato il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del Vescovo.

“Fedeltà al passato e responsabilità per il presente” sono “le condizioni indispensabili perché la Chiesa possa svolgere la sua missione nel mondo” ne è convinto il Pontefice.

F.P.

Silere non possum