Sabato 29 giugno 2024, solennità dei santi Pietro e Paolo, il vescovo Mons. Pierantonio Tremolada ha presieduto il Rito di Ordinazione Diaconale dei religiosi Macdonald Chidiebere Oparaugo e Norlie Dizon Ramo appartenenti alla Congregazione dei Figli di Maria Immacolata. Nella Chiesa che custodisce le spoglie del santo fondatore, San Ludovico Pavoni, il vescovo Pierantonio ha sottolineato "siete chiamati ad annunciare il Vangelo in forza dell'ordinazione diaconale che ricevete".
Il presule ha poi sottolineato alcuni aspetti della vita dei santi apostoli Pietro e Paolo ed ha ricordato, commentando il vangelo odierno, che «Gesù non dice: “Su questa pietra che sei tu io costruirò la Chiesa, e nemmeno la tua chiesa” ma dice “la mia Chiesa”. La Chiesa non è nostra, noi siamo della Chiesa. Noi siamo a servizio di quel popolo Santo che il Signore si è guadagnato con il suo sangue. Nella chiesa, perciò, siamo chiamati a compiere quell’azione che le permette di essere veramente se stessa, presentarsi al mondo come la comunità dei salvati, come la comunità dei fratelli del Signore, dei figli di Dio redenti, benedetti. La Chiesa è una grande famiglia dove si fa l’esperienza della carità, dell’unione reciproca. Quell’amore intenso, mite ma potente, che il mondo non conosce perché il mondo sa bene quanto è difficile stare insieme, camminare insieme, tenersi per mano nella vita, aiutarsi a vicenda e guardarsi con benevolenza, perdonarsi reciprocamente».
Omelia di S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada
Carissimi, questo è un giorno che credo ricorderete, come anch’io ricordo il giorno del mio diaconato e poi il giorno del mio presbiterato e poi il giorno del mio episcopato. Sono ricordi che rimangono indelebili per questo la celebrazione diventa molto importante. Io sono felice che questa celebrazione sia così solenne, con la partecipazione di tanti sacerdoti che sento di ringraziare anche a nome vostro e di tante persone che sono qui presenti, persone che voi conoscete che amate, che vi amano. Poi c’è una felice coincidenza, se vogliamo chiamarla così, cioè la vostra ordinazione avviene nella solennità dei santi Pietro e Paolo. Non è una cosa da poco, questo è un giorno importante per tutta la Chiesa perché noi ricordiamo le colonne della nostra Chiesa: Pietro e Paolo, due apostoli così diversi, eppure così importanti e allora io vorrei, alla luce della Parola del Signore che abbiamo ascoltato, provare a fare emergere qualche caratteristica sia di Paolo che di Pietro che si possa riferire al ministero che voi state per assumere, quello del diaconato. Sapete che il diaconato, il presbitero e l’episcopato costituiscono tre gradi dell’ordine. Per ciascuno di ciascuno di questi ministeri occorre essere ordinati. Si viene ordinati diaconi, si viene ordinati presbiteri, si viene ordinati vescovi. Il sacramento dell’ordine che ha come una sua suggestiva articolazione. Si viene ordinati diaconi e quando si diventa presbiteri non si cessa di essere diaconi, così quando si diventa vescovi non si cessa di essere presbiteri e diaconi. Questi tre ministeri in qualche modo si intrecciano.
La fonte, l’origine di questi ministeri è la figura degli apostoli. Voi sarete ordinati diaconi dentro la prospettiva di quella realtà apostolica che contraddistingue anche Pietro e Paolo. Siete, dunque, partecipi della missione degli apostoli. Quali sono le caratteristiche degli apostoli e in particolare di questi due grandi apostoli che oggi ricordiamo, celebriamo e veneriamo?
Molto si potrebbe dire di loro, le caratteristiche sono diverse, sono numerose. Io ne vorrei sottolineare qualcuna. Per San Paolo ne sottolineo una. San Paolo è stato l’apostolo che ha fatto l’esperienza evidente, fortissima della grazia di Dio. Lo dirà più volte nelle sue lettere.
«Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me» 1 Cor 15, 10
Sono apostolo per grazia di Dio perché non lo meritavo, io ho perseguitato la Chiesa di Cristo, sono stato uno dei più feroci persecutori dei cristiani, sono stato chiamato senza mio merito quando ero molto lontano, quando mi trovavo in un atteggiamento di dichiarata contrapposizione nei confronti di quel Gesù crocifisso che io non potevo accettare come Messia. San Paolo scrive spesso e torna su quello che gli è accaduto.
Vorrei citare anche un passaggio molto bello della prima lettera a Timoteo: «Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù». 1Tm 1, 12-14
Cari candidati, voi diventerete diaconi per grazia di Dio non per meriti personali. Questo significa che la vostra vita da diaconi dovrà essere un servizio gratuito ai fratelli per il bene della Chiesa.
«Gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date» Mt 10,8. Il vostro stile di vita dovrà essere contrassegnato dall’umiltà non dalla presunzione. Ricevendo l’ordinazione non ci si eleva sopra gli altri come se fosse un riconoscimento, qualcosa che ci contraddistingue e ci da il diritto di sentirci più in altro degli altri. Il diacono è colui che si abbassa ancor di più, colui che serve i suoi fratelli, fa quello che ha fatto il Signore. Ricordate, durante l’ultima cena quando si è alzato e ha preso un catino con dell’acqua e si è messo a lavare i piedi dei suoi discepoli. Per lavare i piedi bisogna inchinarsi davanti agli altri e non innalzarsi. Si è diaconi per Grazia, come prima ancora si è Apostoli per Grazia perché il Signore ci ha chiamato e di questo dobbiamo essergli costantemente riconoscenti. San Paolo, l’apostolo che ha fatto l’esperienza della grazia di Dio.
San Pietro ha fatto anch’egli un’esperienza della grazia di Dio. Lui era un pescatore ed è diventato il capo della Chiesa. Di San Pietro bisogna dire, alla luce del brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, che ha vissuto un’esperienza assolutamente singolare perché è stato chiamato a guidare la Chiesa del Signore. «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»» Mt 16,18-20.
Notate, Gesù non dice: “Su questa pietra che sei tu io costruirò la Chiesa", e nemmeno "la tua chiesa” ma dice “la mia Chiesa”. La Chiesa non è nostra, noi siamo della Chiesa. Noi siamo a servizio di quel popolo Santo che il Signore si è guadagnato con il suo sangue. Nella chiesa, perciò, siamo chiamati a compiere quell’azione che le permette di essere veramente se stessa, presentarsi al mondo come la comunità dei salvati, come la comunità dei fratelli del Signore, dei figli di Dio redenti, benedetti. La Chiesa è una grande famiglia dove si fa l’esperienza della carità, dell’unione reciproca. Quell’amore intenso, mite ma potente, che il mondo non conosce perché il mondo sa bene quanto è difficile stare insieme, camminare insieme, tenersi per mano nella vita, aiutarsi a vicenda e guardarsi con benevolenza, perdonarsi reciprocamente.
Ecco cari candidati, a voi è chiesto di dare una testimonianza in questa direzione: aiutate la Chiesa ad essere se stessa, a vivere la carità, fate in modo che la Chiesa dimostri al mondo che è possibile stare insieme, amarsi come fratelli. Inoltre, Gesù dice che la sua Chiesa subirà degli attacchi: «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa». Se non preverranno vuol dire che tenteranno di annientarla, di soffocarla e toglierla di mezzo ma non ce la faranno. E cosa tende ad annullare la Chiesa? Il male e le sue varie forme, normalmente ispirato da una logica del mondo, come direbbe San Giovanni. Papa Francesco direbbe “la mondanità”. Significa fare le cose per sé stessi, innalzarsi, esaltarsi, considerare tutto quello che ci circonda in funzione propria. Questo modo di agire alla fine trasforma i nostri comportamenti in qualcosa di distruttivo. La Chiesa contrasterà sempre tutto questo ma lo farà ad un certo prezzo. Dovrà costantemente misurarsi con chi tende a distruggere la comunione tra gli uomini e la stessa identità della Chiesa, per questo bisognerà sempre essere forti, miti ma forti. Se ricordate, Gesù lo aveva detto ai suoi discepoli: «siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» Mt 10,16. Capaci di leggere la realtà senza paura ma con lucidità perché il male non trionfi e in ogni caso la Chiesa avrà la forza di contrastare quel male che potrebbe ferirla e che non può essere degno neanche dell’umanità chiamata, invece, alla comune. Uomini della grazia, uomini che sanno offrire una immagine di Chiesa capace di testimoniare la carità e la comunione e capace di far fronte, di contrastare tutto ciò che potrebbe inquinare, avvelenare la vita degli uomini. Non è una missione da poco ma sappiamo che Signore che ci chiama è fedele, sarà Lui a rendere possibile tutto questo e noi sinceramente vi auguriamo che sia così.
+ Pierantonio Tremolada