«A voi tutte e tutti, conosciute/i e sconosciute/i che avete voluto donare la vostra vita a Dio in un grande slancio d'amore. A voi, delusi o a volte malauguratamente spezzati dalla vita religiosa. Anche se non ci credete più, Dio non dimenticherà mai che avevate voluto consacrargli la vostra vita. Per rispetto a voi, e anche per tristezza, noi abbiamo voluto far udire il vostro grido» afferma padre Dysmas De Lassus aprendo il libro Schiacciare l'anima

All’interno di questo prezioso strumento che tratteggia in modo sublime quali possono essere i rischi e le derive della vita religiosa, troviamo scritto: «Una comunità può scivolare verso un funzionamento di tipo settario in ragione delle somiglianze che esistono tra la vita di una setta e quella di una comunità religiosa sana, proprio come ne esistono tra una dittatura e una società democratica. Nei due casi noi abbiamo una vita comune con un superiore rispettato, che emette giudizi sull'ambiente esterno creando una certa separazione, proponendo un ideale che attira, una formazione che cerca di coinvolgere la persona intera, il desiderio di una radicalità che fa accettare l’asprezza della vita o della formazione, una rinuncia a certi aspetti del benessere al fine di disciplinare il corpo per il bene dello spirito. Ciò può includere una dimensione di povertà, che preveda la messa in comune delle risorse. Questi mezzi di per sé sono neutri, tutto dipende dal modo in cui sono utilizzati. […] Il chirurgo e l'assassino dall'arma bianca utilizzano tutti e due degli strumenti che provocano ferite gravi. La differenza, abissale, si trova sia nell'intenzione, poiché l'uno vuole salvare una vita mentre l'altro vuole uccidere, sia nel modo in cui lo strumento, in sé pericoloso, è utilizzato. Le sette condividono così molti elementi con una sana vita di comunità, cosa che rende impossibile tracciare un confine netto a livello soltanto descrittivo. Bisogna considerare lo scopo: asservire o liberare?»

La Chiesa da diverso tempo si sta interrogando in merito al problema degli abusi. Forse per tradizione – secondo quella spasmodica attenzione alla sessualità – l’autorità ha iniziato a concentrarsi su quelli che sono gli abusi sessuali, in particolare nella peggiore delle loro forme: quella sui minori. Il dibattito su questo tema, che a volte è stato utilizzato anche per eliminare persone innocenti, sta comunque facendo emergere un dato molto importante: l’abuso sessuale nella Chiesa è solo la punta dell’iceberg. Difatti, tutti i casi che sono stati verificati hanno avuto inizio con abusi di potere, di coscienza, psicologici e/o spirituali.

La deriva nell'esercizio dell'autorità

Uno degli elementi che padre Dysmas De Lassus evidenzia nel suo libro è proprio quello dell’esercizio dell’autorità. Quando il superiore abusante impone il silenzio su ciò che accade all’interno della comunità possiamo individuare una delle prime Red Flag: «Nella pratica, questo tipo di deriva si traduce con l'interdizione ad avere scambi all'esterno con le persone, in particolare con la famiglia o i confessori, su tutto ciò che concerne la vita della comunità e la vita personale del religioso. Nell'impossibilità di spiegare le vere ragioni di questo divieto sono presentati altri motivi più accettabili: la necessità di lavare i panni sporchi in famiglia o quella di conservare i segreti di famiglia, perché «non ci capirebbero» o, anche, la parola un po' enigmatica di Gesù: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci» (Mt 7,6). Queste precauzioni possono avere qualche buona motivazione, cosa che rende più difficile il discernimento della soglia oltre la quale una raccomandazione di buon senso diventa un bavaglio. Un po' di discrezione sui piccoli difetti dei fratelli o delle sorelle e sui piccoli pettegolezzi della comunità non fa male. Ma quando si tratta di un disagio profondo vissuto dal religioso o dalla religiosa, impedirgli di parlare con persone esterne vuol dire obbligarlo a chiudersi nel suo malessere e rifiutargli ogni possibilità di trovare la luce». 

Spesso, poi, avviene una vera e propria demonizzazione di quelli che sono gli “organi di controllo”. Si tratta di una dinamica tipica delle “nuove comunità” dove si afferma: «Noi abbiamo il vero carisma, la Chiesa nel momento attuale è governata da modernisti e quindi vogliono combatterci, ci vogliono distruggere»· C’è proprio un travisamento di quello che è il disegno divino; il carisma, infatti, non è proprietà del singolo o della comunità ma è Cristo che lo consegna attraverso la Chiesa. E in questo modo si spaventano coloro che sono “sottoposti”, spesso giovani, i quali hanno paura che la comunità possa essere chiusa e loro sbattuti per strada. «Meglio in una comunità con un pasto caldo seppur con un superiore abusante che per strada al freddo», fa notare suor Benedetta con la quale abbiamo parlato ed ora è in un monastero italiano ma ha vissuto una esperienza molto dura nei primi anni della sua vocazione appena ventenne.

All’interno delle diverse comunità sparse per il mondo ci sono diversi casi in cui superiore o superiori abusano del loro potere e mettono in atto veri e propri abusi di coscienza ai danni di consorelle e confratelli.

Familismo amorale in Curia

Se da un lato si parla di abusi e anche di necessità di ascolto delle vittime, dall’altro ci imbattiamo in un sistema che coinvolge tutti i Dicasteri della Curia Romana, nessuno escluso. All’interno dello Stato della Città del Vaticano vige un sistema di familismo amorale che è un cancro che pian piano sta mangiando l’istituzione stessa. Non solo si affidano incarichi e ruoli ad amici degli amici senza alcuna meritocrazia ma vi sono dei reali abusi di potere che vengono commessi e delle gravissime violazioni di quello che dovrebbe essere un codice di condotta.

Spesso accade che le persone vittime di abusi di potere all’interno della loro comunità si rivolgano al Dicastero competente. Come è avvenuto con il caso di Marko Ivan Rupnik, però, i “denuncianti” temono molto per il potere che il superiore esercita non solo dentro la comunità stessa ma anche per i legami che ha all’esterno. Si tratta di una deriva che ritroviamo, a volte, anche all’interno della magistratura dei diversi stati. Se sei potente e hai conoscenze riesci a cavartela. Allo stesso modo accade qui dentro. Se una segnalazione giunge al Dicastero è certo che se il segnalato ha un amico all’interno lo verrà a sapere. Questo è gravissimo, in primis perché non si permette una indagine libera e autonoma e in secondo luogo perché queste persone che hanno segnalato possono subire le gravi ripercussioni di ciò che hanno detto perché dipendono da questa persona. 

È per questo che spesso abbiamo parlato di ipocrisia nel trattare la questione “abusi”. All’interno della Curia Romana – soprattutto in questo pontificato – è stato esasperato il sistema di familismo amorale in modo preoccupante. “Ci sono figli e figliastri” ha ricordato un porporato quando in questi giorni ci siamo confrontati in merito alla questione del cardinale Juan Luis Cipriani Thorne. Qualcuno viene condannato senza neppure una accusa chiara ed un processo. Altri vengono assolti ancor prima che il processo si possa celebrare e con una bella montagna di prove che vengono cestinate, occultate. C’è chi ha potenti amici nei dicasteri e riesce a farla franca pur commettendo abusi di coscienza e c’è chi non ha amici nei dicasteri ma, anzi, è contrario alla “politica del momento” e viene ucciso mediaticamente pur essendo innocente.

A Bari accuse a Padre Luigi Gaetani

Da qualche tempo sul tavolo del Prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica c’è un fascicolo che riguarda un religioso particolarmente presente nel panorama italiano ed è addirittura a Capo della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori. La CISM è un organismo di diritto pontificio, costituito con Decreto dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica il 30 novembre 1960. Fu istituita con lo scopo primario di promuovere la vita religiosa nella comunione ecclesiale.

Recentemente "Avvenire" ha ospitato Gaetani per parlare di sinodalità in occasione della Giornata mondiale per la Vita Consacrata. Purtroppo, però, dalle carte che sono depositate a Piazza Pio XII emerge un esercizio del proprio potere ben poco sinodale.

Si tratta del Reverendo Padre Luigi Gaetani, O.C.D., nato a Gallipoli il 15 agosto 1959 ed entrato nella provincia napoletana dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi. È stato maestro dei postulanti e degli studenti, consigliere provinciale della sua provincia, vice presidente e poi presidente regionale della CISM della Puglia, definitore generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi dal 2003 al 2009 e poi provinciale della provincia napoletana. Oggi è Presidente della CISM ed è anche vicario episcopale per la vita consacrata dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Padre Gaetani viene descritto all’interno della sua comunità come un uomo autoritario che impone il proprio volere a chi dipende da lui ed anche chi è chiamato a collaborarci. A descriverlo così, con molto timore, sono sia i suoi confratelli nella comunità di Bari, sia coloro che dipendevano da lui come provinciale. Anche alla CISM riferiscono che ci sono stati episodi spiacevoli che hanno visto il Gaetani innervosirsi in tutte quelle occasioni in cui non veniva coinvolto personalmente. Ci sono stati addirittura diatribe con confratelli e con delle signore solo perché non avevano inviato Gaetani ad intervenire in alcuni convegni. Sfogliando il fascicolo in Dicastero, il quale è ancora sotto valutazione, si leggono cose inquietanti.

L'elezione del provinciale di Napoli

Come è possibile osservare in questa foto, l'elezione a Bari del provinciale della provincia napoletana si è svolta con l'intervento del Reverendissimo Padre Miguel Marquez Calle, O.C.D., proposito dell'ordine dei carmelitani scalzi e del Reverendo Roberto Maria Pirastu, O.C.D., definitore. 

Cosa è accaduto? Solitamente il "generale" non presenzia/presiede ai capitoli provinciali ordinari ma il nome dell'eletto deve solo essere confermato da Roma. 

Il 18 giugno 2020 Gaetani era stato eletto provinciale della Provincia napoletana dell’Ordine dei Frati Carmelitani Scalzi. Ha ricoperto questo ruolo fino al giugno 2023 quando i frati sono stati chiamati nuovamente ad elezioni come prevede il punto primo dell'Istruzione pratica per la celebrazione del capitolo provinciale ordinario. La carica, per l’Ordine a cui appartiene, dura tre anni che possono essere rinnovati per altri tre anni.

Nel 2023, però, durante il capitolo accade un fatto increscioso che, si legge negli atti al Dicastero, evidenzia il potere e l’abuso compiuti da parte di Gaetani su coloro che erano a lui sottoposti. Si parla di pressioni e di chiare violazioni delle norme dell’ordine per l’elezione del provinciale. L’iter, infatti, prevede tre votazioni e in queste Gaetani non è risultato eletto. Solo alla quarta, "dopo le pressioni fatte" riferiscono alcuni frati, sarebbe stato rieletto. 

Un coraggioso religioso ha però chiamato Roma ed ha chiesto l’intervento del Preposito Generale, il quale si è recato a Bari con un definitore. L’elezione è stata annullata e Gaetani, che da anni si occupa di queste cose, si è detto stupito perché non era a conoscenza della norma. Peccato che questa norma sia richiamata anche nel vademecum sul capitolo di cui era in possesso anche lui e questa non era la prima volta che lui veniva eletto.

Al termine delle operazioni compiute dai superiori (come si può notare nella foto), l’elezione si è svolta nuovamente ed è risultato eletto Arockia Amaladass, sacerdote appartenente all’ordine. Nella foto, peraltro, è possibile notare che l'eletto ha in mano proprio quel libretto contenente anche le norme sul capitolo che Gaetani ha riferito di non conoscere. 

Gaetani, che oltre ad essere stato eletto come consigliere era stato individuato come superiore della comunità dei carmelitani di Bari, è stato sospeso da questo incarico a motivo di quanto accaduto nel capitolo e delle accuse di abusi di potere che gli sono state rivolte e lo hanno confinato nel Convento di Santa Teresa a Piano di Sorrento (NA). Il fascicolo è in mano al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica dove giace da diverso tempo perché Gaetani appartiene alla schiera degli uomini con "molte conoscenze".

I passacarte nei Dicasteri Romani

Alle accuse che gli sono state rivolte il frate carmelitano ha risposto con numerose pagine (un malloppo!) che non vanno però ad affrontare la questione. Un principio cardine del diritto è "Ignorantia iuris neminem excusat"pertanto l'accusato non può invocare su di sé la scusante che sostiene "di non conoscere quella norma". La questione, poi, non è credibile in quanto Gaetani non è la prima volta che entrava in Capitolo ed è anche a capo della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori. 

Le accuse rivolte a Gaetani in relazione al suo modo di esercitare l'autorità non sono poi le prime che giungevano al Dicastero. Negli anni si è trattato di diversi movimenti che però sono sempre stati rivelati a Gaetani da un religioso "aiutante di studio". Ed è qui che la questione diviene ancor più preoccupante e seria. Pensate ad una donna che sporge una denuncia alla polizia contro il marito e il pubblico ministero o il maresciallo mandano un sms o chiamano l'uomo informandolo di questa cosa. Che cosa accade? Nei Dicasteri della Curia Romana accade sovente questo. Questo è uno dei tanti fatti provati che sono avvenuti nel Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e che sono giunti alla nostra Redazione ma vi sono altri casi anche in altri Dicasteri. Nel Dicastero per il Clero, ad esempio, le segnalazioni che sono state fatte non sono neppure state sottoposte ad un vaglio ma "aiutanti di Segreteria" - i quali hanno girovagato a non finire, bussando alle porte addirittura dell'Ordinariato ed hanno ricevuto picche - hanno addirittura passato le segnalazioni ai soggetti "denunciati". Nel frattempo, queste persone, continuano a dare scandalo e a creare non pochi problemi alle diocesi di appartenenza. Come mai accade questo?

Spesso perché chi viene messo in queste posizioni è ricattabile e quindi si preferisce non intervenire per paura che venga esposta a rischi una molteplicità di persone. In questo modo, però, non si fa altro che alimentare un sistema cancerogeno che guida l'agire della Curia Romana - e di molte curie nel mondo - che ha portato l'Istituzione a perdere di credibilità. Le persone che minacciano di rivelare aspetti privati della vita di sacerdoti devono essere denunciate, non si può restare vittime di questi personaggi. Se si tratta di presbiteri, poi, devono essere DIMESSI DALLO STATO CLERICALE. Questi casi, che giacciono nei Dicasteri da tempo, saranno resi pubblici uno ad uno. 

In altri casi, invece, sono favoritismi, piaceri che alimentano cordate di potere. L'americano Edward C. Banfield lo spiega sapientemente nel suo libro The Moral Basis of a Backward Society. Questo sistema è il medesimo che ha permesso a Marko Ivan Rupnik di violare le norme imposte dalla Compagnia di Gesù fino al 1° dicembre 2022, quando Silere non possum ruppe il muro di silenzio che c'era attorno a quest'uomo che nessuno vuole ancora processare. Perché?

Ci risponde un chierico interno alla Curia Romana: «Perché hanno amicizie potenti, chi nel Dicastero per la Dottrina della Fede, chi al Clero, chi ai religiosi, chi alla Segnatura Apostolica...Sono persone che hanno una certa età e negli anni hanno conosciuto molte cose e molte persone e, soprattutto, sono persone che hanno ricoperto ruoli particolarmente in vista e quindi sono entrati in contatto con autorità in forza del loro ufficio. Silere non possum per Rupnik - lo ricordo ancora - titolò "Too big to fail". È così. Ancora oggi c'è una tempistica biblica per portarlo a processo. Ci sono sacerdoti che sono stati accusati di cose molto meno gravi, con nessuna prova, che sono già stati dimessi dallo stato clericale. Anche il Dicastero per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ora quanto ci metterà ad agire in una questione molto grave che coinvolge, non un religioso qualunque, ma il presidente della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori?»

Padre Gaetani, inoltre, è stato ricevuto più volte da Papa Francesco [qui]. In questo modo, però, non si potrà far altro che dare ragione ai detrattori della Chiesa Cattolica che accusano quest'ultima di essere ipocrita e non combattere realmente gli abusi. Se i religiosi coraggiosi denunciano e questo è il risultato, che messaggio riceveranno loro e tutti gli altri? Che non conviene denunciare? Anche in questa storia, infatti, i racconti sono molteplici e si parla di ripicche ed esclusione di coloro che sono stati ritenuti "avversi, critici o contrari a padre Luigi Gaetani". Il sistema è consolidato: "Non la pensi come me? Sei fuori, e se non posso sbatterti fuori ti metto all'angolo". Come si evince anche dalle foto il nuovo Prefetto del Dicastero, suor Simona Brambilla, è stata invitata da Gaetani al CISM diverse volte. Conoscenze che sicuramente non avranno alcuna ricaduta sul lavoro che la Prefetto deve compiere a tutela dei religiosi che hanno denunciato l'operato di Gaetani.

p.M.M. e M.P.
Silere non possum