More details emerge about the Ivan Rupnik affair.

🇪🇸  Too big to fail - "Rupnik abusó de mí"

 🇬🇧  Too big to fail - “Rupnik abuse of me”

Il processo canonico a Padre Ivan Rupnik si può descrivere con l’immagine di una bottiglia. Le consacrate della Comunità Loyola, nella quale il gesuita sloveno era confessore e padre spirituale, si sono ritrovate vittime di un uomo che era abusante e, allo stesso tempo, consapevole del suo potere. Non si contano, infatti, le amicizie che Rupnik ha coltivato in questi anni. Too big to fail, sussurra qualcuno, qui in Vaticano.

Il procedimento

Le prime coraggiose donne che hanno scelto di denunciare gli abusi di potere commessi da Mark Ivan Rupnik, si sono trovate di fronte delle persone che dicevano: “No, non è possibile”. Questo accade spesso quando il carnefice è potente e gode di un’aura di santità che la mente umana non può accettare simili ricostruzioni. Eppure, la psicologia lo insegna, proprio in questo tessuto nascono le peggiori violenze.

Le denunce, però, sono diventate sempre più numerose e l’indagine canonica è diventata un dovere. S.E.R. Mons. Daniele Libanori, vescovo ausiliare di Roma, ha condotto una minuziosa indagine che aveva il fine di verificare la veridicità dei racconti stessi. Si è recato anche in Slovenia ed ha ascoltato ed esaminato molte testimonianze. Non sono state sentite solo le vittime ma anche una serie di persone che hanno gravitato attorno al gesuita artista. C’erano molte domande a cui dare risposta: nella Comunità di Loyola vi furono molte sorelle che abbandonarono la vita religiosa, perché? Vi era un collegamento? Come mai queste uscite erano traumatiche e violente? Le consacrate che accusavano Rupnik, erano credibili? I racconti erano verosimili o potevano essere vendette contro il gesuita?

“Le vittime ascoltate sono credibili e il loro racconto regge”, queste sono le conclusioni di Mons. Libanori contenute in un fascicolo che si trova presso il Dicastero per la Dottrina della Fede. 

Ti costringeva a fare cose che tu, in realtà, non volevi fare. Faceva violenza, mi colpì. Nei suoi occhi, nella sua voce, però, c’era e c’è la convinzione di essere intoccabile. Abusò di me, della mia fiducia. Io ero sottomessa. Il suo potere, la stima di cui gode, è convinto che nessuno metterebbe in dubbio la sua buona federiferisce una consacrata.

L’anello di difesa

Non solo difficoltà nel prendere coscienza dell’abuso subito, ma anche fare i conti con il potere, con l’anello di persone che si stringono attorno all’abusatore. Questo è ciò a cui hanno dovuto far fronte molte consacrate della Comunità Loyola. Anche in Slovenia, Ivan Rupnik continua ad avere un grande potere, e le testimonianze arrivano anche da lì.

La stima nei confronti di Rupnik arriva da tutto il mondo, dove molti guardano ai suoi mosaici con ammirazione. Molti, però, sono inconsci di quanto avveniva all'interno delle mura di alcune comunità e di ciò che Rupnik faceva quando si spegnevano i riflettori. Il 30 novembre 2022, addirittura, è stato insignito della Laurea Honoris Causa dalla Pontificia Universita cattolica del Paraná.

L’Università Pontificia premia un sacerdote gesuita che è ancora sottoposto a procedimento canonico per abusi. Ma effettivamente come possono sapere queste cose le persone che sono ignare del procedimento canonico? Nonostante il Preposito Generale abbia imposto delle limitazioni a Ivan Rupnik lui continua a registrare le proprie omelie e a trasmetterle sul sito del Centro Aletti, continua ad andare in giro per il mondo. L’indagine previa è terminata con un parere chiaro: le donne sono credibili, Rupnik deve essere fermato.

“Qualcuno ha rallentato il procedimento, lo ha come messo in stand by. Questo Qualcuno è al vertice”, riferiscono nel Dicastero.

Una delle persone che è a conoscenza di questi abusi, è un suo figlio spirituale di lunga data, S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo De Donatis. Il Vicario di Sua Santità era a conoscenza di questi abusi anche nel 2020, quando commissionò a Rupnik 1.700 mq di pittura e mosaico nella Cappella del Pontificio Seminario Romano.

Un progetto che è costato un sacco di soldi e per il quale De Donatis ha chiesto soldi addirittura agli ex alunni. Cappella che, peraltro, servirà a ben poco visto il deserto che èdiventato il Seminario del Papa. Addirittura, ora, si pensa a progettarne un’altra più piccola. Magari si commissionerà qualche altro mosaico al gesuita?

Il rapporto che c’è fra Rupnik e Angelo De Donatis gioca a favore del gesuita sloveno? In molteplici occasioni il cardinale non ha mostrato terzietà. All’interno del Dicastero per la Dottrina della Fede, inoltre, vi sono stati diversi “imbottigliamenti”. Il fascicolo del religioso sloveno arrivò quando Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede era S.E.R. Mons. Giacomo Morandi. Come noto, l’attuale Arcivescovo di Reggio Emilia Guastalla è molto vicino al Centro Aletti e vi ha anche insegnato.

I ritardi di questa decisione sono dovuti a queste amicizie di cui Rupnik gode?

La questione, però, non si è certamente fermata negli uffici di Curia. Papa Francesco, quando ha ricevuto Ivan Rupnik a gennaio 2022, sapeva delle accuse su di lui e del procedimento in corso. Perché Francesco non lo ha dimesso dallo stato clericale? Perché il Papa lo ha ricevuto, sorridente, nonostante le gravi prove che ci sono nel fascicolo?

"No, Santità, sono tutte illazioni". A favore di Rupnik sembra essersi levata anche la voce di una religiosa che il Papa ha nominato a capo di una sezione di un dicastero della Curia Romana. La teologa, però, sembra aver goduto delle amicizie del gesuita sloveno e non ha certo preso visione del fascicolo. Ancora una volta, Francesco decide sentendo qua e là le opinioni di chicchessia? 

La vicenda ricorda molto quella di Marcial Maciel Degollado. L’unica differenza è che Francesco si definisce, e viene definito, colui che lotta per la trasparenza nella Chiesa e nella lotta agli abusi.

S.I.

Silere non possum

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