Has Pope Francis changed the doctrine on marriage? Can divorcees be blessed?

In queste ore sono innumerevoli i titoli che si susseguono: “Papa Francesco apre al matrimonio gay” oppure “Sì del Vaticano alla benedizione degli omosessuali”, ecc…Ma che cosa è successo?

Questa mattina S.E.R. il Sig. Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e il Reverendo Mons. Armando Matteo, Segretario per la sezione dottrinale del Dicastero si sono recati da Papa Francesco per l’approvazione di un documento che porta il nome: Fiducia Supplicans.

Cambia, quindi, l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica recita: «Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento» CCC 1601.

E ancora: «Il sacramento del Matrimonio [possibile solo fra uomo e donna ndr] è segno dell'unione di Cristo e della Chiesa. Esso dona agli sposi la grazia di amarsi con l'amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa; la grazia del sacramento perfeziona così l'amore umano dei coniugi, consolida la loro unità indissolubile e li santifica nel cammino della vita eterna» CCC 1661. 

Questo insegnamento viene ribadito dalla dichiarazione odierna del Dicastero per la Dottrina della Fede. Essa afferma che «sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli e ciò che lo contraddice. Questa convinzione è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio» FS, 4.

Inoltre, il documento spiega che bisogna salvaguardare il rito liturgico proprio del matrimonio: «la Chiesa ha il diritto e il dovere di evitare qualsiasi tipo di rito che possa contraddire questa convinzione o portare a qualche confusione» FS, 5.

Nella presentazione, infatti, lo stesso Prefetto del Dicastero afferma che «la presente Dichiarazione resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione». «Il valore di questo documento, tuttavia, è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni - chiarisce Fernandez - che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica». 

Cosa cambia? 

Che cosa è cambiato? Papa Francesco chiede una disponibilità a pregare per (e con) coloro che sono sinceramente alla ricerca del Signore Gesù. Nel documento possiamo leggere: «Le persone che vengono spontaneamente a chiedere una benedizione mostrano con questa richiesta la loro sincera apertura alla trascendenza, la fiducia del loro cuore che non confida solo nelle proprie forze, il loro bisogno di Dio e il desiderio di uscire dalle anguste misure di questo mondo chiuso nei suoi limiti» FS, 21.

Fiducia supplicans vuole ribadire un principio che già viene applicato nelle nostre parrocchie dai sacerdoti: accogliere tutti senza allontanare nessuno, indipendentemente dalla loro situazione coniugale. Questa dichiarazione vuole promuovere una teologia dell'accompagnamento, dell'accoglienza. Ciò non significa che le persone siano in una situazione "non peccaminosa". Il compito del sacerdote, infatti, è proprio quello di accogliere chi è in questa condizione e spiegare quali sono i passi per poter coltivare un rapporto sincero con il Signore e riconciliarsi con Lui e con la Sua Chiesa.

FS 20 afferma: «Chi chiede una benedizione si mostra bisognoso della presenza salvifica di Dio nella sua storia e chi chiede una benedizione alla Chiesa riconosce quest’ultima come sacramento della salvezza che Dio offre. Cercare la benedizione nella Chiesa è ammettere che la vita ecclesiale sgorga dal grembo della misericordia di Dio e ci aiuta ad andare avanti, a vivere meglio, a rispondere alla volontà del Signore». Nessuno, quindi, può essere escluso da questo tipo di ricerca. Ce lo insegnano i sacerdoti che ogni giorno, nelle numerose realtà dove prestano servizio, si spendono per accogliere tutti e predicano loro il Vangelo della Salvezza.

Il documento spiega inoltre che «è essenziale cogliere la preoccupazione del Papa, affinché queste benedizioni non ritualizzate non cessino di essere un semplice gesto che fornisce un mezzo efficace per accrescere la fiducia in Dio da parte delle persone che la chiedono, evitando che diventino un atto liturgico o semi-liturgico, simile a un sacramento» FS, 36.

In questo modo il Dicastero distingue tra matrimonio, celebrato secondo un determinato rito previsto dalla Chiesa ed una preghiera improvvisata, recitata dal ministro ordinato che incoraggia le persone a ricercare la volontà di Dio. 

Infine, il documento chiarisce che tale benedizione non può essere impartita assolutamente durante le cerimonie civili. Sembra che il Dicastero voglia condannare indirettamente alcune derive recentemente verificatesi anche nella diocesi di Novara.

«Ad ogni modo, proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o di scandalo, quando la preghiera di benedizione, benché espressa al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici, sia chiesta da una coppia in una situazione irregolare, questa benedizione mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso» recita al punto 39.

Sarebbe interessante comprendere quali sarebbero gli abiti e i gesti propri del matrimonio visto e considerato quanto avviene in numerosi luoghi. È chiaro che questo documento non può voler dire altro che questo: accogliere le persone per far si che poi possano iniziare un percorso di riconciliazione con il Signore e con la Chiesa. Le situazioni irregolari restano irregolari, non possono diventare regolari solo grazie ad una benedizione. Pensiamo, ad esempio, a quelle rare volte in cui non concediamo l'assoluzione al penitente che entra in confessionale. In quell'occasione si da una benedizione, si invita a risolvere quanto vi è da risolvere e a ritornare. 

Questo, però, è ciò che già avviene in tutte le nostre comunità ed è ciò che con fatica i presbiteri tentano di spiegare a coloro che entrano nelle nostre chiese pretendendo i sacramenti. Il rischio di questi documenti, veicolati dalla stampa in modo del tutto scorretto, è proprio quello di fomentare quelle persone che si trovano in situazioni "irregolari" facendo credere loro di essere nel giusto. Nei prossimi giorni, quindi, il rischio di entrare in sagrestia e respirare il clima che si respirava il 20 marzo 2016 sarà molto alto. Non ci resta che pregare per i parroci.

d.S.V.

Silere non possum