Pope Francis spoke about the conclave during an interview with Vida Nueva

Non si contano le interviste che Jorge Mario Bergoglio ha concesso durante il suo pontificato. A Buenos Aires i preti lo definiscono “il chiacchierone”E in effetti, lì il tempo in confessionale è occupato in gran parte dalle lamentele dei fedeli riguardo al coinvolgimento politico del loro ex arcivescovo. È noto che i laici scambiano spesso il confessionale per lo spazio psicoterapeutico, anche perché è gratis, e in queste occasioni non lesinano di raccontare di tutto e di più. L’unica cosa che non dicono sono i loro peccati. Basta confessare due o tre ore a Buenos Aires per poter leggere con consapevolezza quanto avviene qui in Vaticano ad opera del successore di Pietro.

A forza di concedere interviste, quindi, Francesco sta raggiungendo gli ultimi tempi del suo pontificato. Qual è il modo migliore per legittimare il proprio operato? Parlare di come si è stati eletti. Ovviamente, parola di scout, è stato lo Spirito Santo. Mentre i predecessori hanno sempre rispettato, chi più chi meno, la segretezza del Conclave, Francesco parla a ruota libera e più parla, più emergono particolari interessanti di quei giorni.

In una intervista concessa a Vida Nueva, Bergoglio rivela alcuni particolari dei giorni del Conclave.

Chissà come mai il Papa concede interviste sempre, solo e soltanto, a chi sposa la sua linea "politica" di guida della Chiesa. Non ha mai concesso una sola intervista a qualcuno che gli chiedesse conto dei problemi evidenti di questo pontificato.

Il Conclave del 2013 

"Vi dirò una cosa - ha detto Francesco alla rivista - sono una vittima dello Spirito Santo... Pensavo che sarei tornato a casa dopo l'elezione papale. Ho lasciato pronto a Buenos Aires anche il mio sermone per la Domenica delle Palme e il Giovedì Santo. Durante il conclave ci sono stati diversi dettagli rivelatori, ma non mi sono davvero reso conto di nulla in quel momento. Ripensandoci ho saputo vederli. Non mi sono nemmeno sentito preoccupato quando ha avuto luogo la prima votazione e alcuni hanno indicato il mio nome.

Quella notte sono salito al quinto piano di Casa Santa Marta per raggiungere il cardinale dell'Avana, Jaime Ortega, per portargli le note che mi aveva chiesto sulle parole che ho pronunciato durante le congregazioni generali, quando ho parlato della dolce e confortante gioia di evangelizzare, del pericolo di una Chiesa autoreferenziale e della mondanità spirituale, così come della necessità di uscire alle periferie Quando gliele ho consegnate mi ha detto: "Oh, che bello! Mi porto un ricordo del Papa". Non mi sono nemmeno accorto del commento in quel momento. Quando ho preso l'ascensore per scendere al secondo piano, dove ero io, ho incontrato il cardinale Errázuriz, il quale mi ha detto: "Hai già preparato il discorso?". “Quale?». " Quello che fare dalla loggia". Anche questo l'ho ignorato, come se niente fosse.

Allo stesso modo, è successo qualcosa nella sala da pranzo il giorno dopo. Un altro cardinale ha iniziato a parlare con me e mi ha chiesto di raggiungerlo per parlare con un gruppo di elettori europei: "Eminenza, dai, vogliamo sapere qualcosa di più sull'America Latina". Parlaci”. Io, 'salame', non mi sono reso conto che mi stavano facendo un esame. L'asta è stata quando, in seguito, un mio amico cardinale si è avvicinato a me per chiedermi della mia salute. Io ho smentito alcune voci sulla mia salute, senza dargli importanza. Tanto che sono andato a fare un pisolino tranquillo. Dopo, sono andato a votare come un altro. Prima di arrivare alla Cappella Sistina, ho incontrato il cardinale Ravasi e ci siamo messi a conversare mentre passeggiavamo . Gli ho confessato che usava i suoi libri per insegnare e, da lì, abbiamo iniziato a parlare estraneandoci da tutto, finché non abbiamo sentito una voce da lontano: "E voi entrate o no? Perché chiudo la porta...". Siamo quasi rimasti fuori...

Glielo dico perché uno, in fondo, è vittima della Provvidenza, dello Spirito Santo. Così sono entrato nel conclave e così sono uscito. Alla prima votazione del pomeriggio, quando tutto era quasi deciso, mi si avvicinò il cardinale Hummes, che era dietro di me, e mi disse: "Non preoccuparti, è così che lavora lo Spirito Santo". E, quando sono già stato eletto al voto definitivo, è stato quando mi ha commentato quello che ho già detto tante volte: "Non dimenticare i poveri". Conclusione: condivido questo in modo che possano vedere che lo Spirito Santo esiste e io credo che Lui mi abbia messo.

Le chiacchiere di Francesco 

Più parla e più emergono i problemi che vi furono in quel conclave. Francesco rivela [cose che già si sapevano ma almeno ora sono confermate del protagonista] che durante le Congregazioni parlò chiaramente delle tematiche che propina ad ogni omelia. Mondanità spirituale, clericalismo, ecc...Allora? Di cosa ci stiamo meravigliando? Come mai oggi molti membri del Sacro Collegio piangono? Non erano forse dentro a quella Cappella anche loro?

Gli eventi che hanno portato alle dimissioni di Benedetto XVI e al "conclave fulmine" hanno certamente destabilizzato molti ma forse è il momento di riconoscere che quelle penne scrivevano cariche di sentimenti che hanno fatto perdere consapevolezza della realtà a questi principi della Chiesa. 

Veramente qualcuno è stato "affascinato" dai discorsi di Jorge Mario Bergoglio sulla mondanità spirituale durante le Congregazioni? Davvero, alla luce di quanto accaduto l'11 febbraio 2013 e i mesi precedenti, qualcuno era convinto che il problema della Chiesa fosse la mondanità spirituale? In un momento storico in cui le parole di Benedetto XVI pronunciate durante la missa pro eligendo del 2005 sono divenute ancor più attuali, il problema della Chiesa sarebbe il clericalismo. Parola di cui nessuno ha ancora partorito una definizione univoca, chiara.

Nessuno, poi, crede a questa finta innocenza di Francesco. Mentre Bergoglio continua a insultare tutti coloro che sono ammantati di un minimo di spiritualità, vuole far credere a chi legge queste interviste che lui era inconsapevole e viaggiava per i corridoi di Santa Marta con una aureola in testa e la musichetta sacra in sottofondo. Lui non si è mica reso conto, figuriamoci. Ma poi, i preti di Buenos Aires riferiscono: "Esattamente dove sono queste omelie che aveva preparato?". Sì, perché anche dei biglietti di ritorno di cui Francesco parla spesso non vi è traccia alcuna. Magari qualche servo fedele può fornirne copia così da fugare qualunque dubbio, no? 

La realtà è un'altra ed è chiaro che Francesco era giunto dall'Argentina in Vaticano con la convinzione, che peraltro lo sta guidando da dieci anni, che qui siamo tutti degli idioti e lui è l'unico sano. Preso atto di questo, la Chiesa è da cambiare. Subito! Ed è così che sono dieci anni in cui è stato distrutto il diritto, le regole, la liturgia, la dottrina e quant'altro. Il caos, poi, viene coperto dalla parola: Spirito Santo. Anche il riferimento che Francesco fa al cardinale Gianfranco Ravasi è un qualcosa che ci spiega molto. Che Ravasi abbia votato Bergoglio è cosa nota e non ha paura di rivendicarlo nei propri salotti intellettuali. Ma guardando al racconto fatto dal Papa in questa intervista è chiaro come possa aver fatto colpo in una personalità narcisistica come quella del prefetto emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura. Se tu dici a Ravasi che leggi i suoi libri dopo due secondi ti voterebbe anche alle presidenziali degli Stati Uniti d'America.

Il problema è che nell'elezione di Francesco sono state tante le considerazioni di questo tipo e ben pochi hanno pensato al bene della Chiesa. Senza dimenticare che Ravasi è ben collegato ad ambienti molto poco trasparenti e che dal 1983 godono di scomunica. I suoi interventi sono sempre carichi di cultura e ben poco di Gesù Cristo. Se lo inviti a presiedere una celebrazione puoi dimenticarti di respirare un clima di preghiera. La festa patronale deve diventare il suo palcoscenico, altro che storie.

Ma sono diversi i soggetti che durante questo pontificato sbucano come funghi. Tutte personalità simili al cardinale ambrosiano, ovvero piene di sé stesse. Anche "aspiranti preti" che propinano la propaganda di partito: "La confusione porta poi a qualcosa di buono. La parresia". Tutte idiozie. Peccato che qualcuno non si è reso conto che in dieci anni di confusione si è solo contribuito a distruggere vite (pensiamo alle riduzioni allo stato laicale ex abrupto, ai commissariamenti, ai licenziamenti, alle accuse false, ecc...) e a destabilizzare quella che è la Chiesa stessa. Abbiamo portato dentro coloro che erano fuori ed abbiamo fatto uscire chi era dentro. Abbiamo impedito l'ordinazione dei "rigidi" e abbiamo rincorso chi è "confuso". Abbiamo promosso i sacerdoti che propinano eresie e abbiamo emarginato preti che predicano la sana dottrina.

A farne le spese sono sempre i parroci che stanno in mezzo alla gente e non sanno più che dire alle persone. La gente è confusa e tu non sai più che dire. In un momento storico in cui le persone si rivolgono a chiunque pur di avere certezze, la Chiesa non è più capace di predicare con fermezza Colui che è realmente l'unica speranza e l'unica certezza.

d.R.I.

Silere non possum