The appointment of the bishop of Shanghai by the Holy See is a ridiculous demonstration that Beijing is in charge.
“La Chiesa di Cina è abbandonata dal Papa”, lo riferisce a Silere non possum un prelato cinese che chiede di rimanere anonimo per “non subire le ritorsioni dell’altro dittatore”. Parole emblematiche che esprimono il sentimento della maggioranza dei cattolici cinesi che sono presenti anche nell’Urbe.
I cattolici cinesi si sentono abbandonati e definiscono l’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi come il peggior documento che la Santa Sede potesse firmare con il partito comunista. Impossibile pronunciare il nome di Pietro Parolin, il quale viene definito come il “peggior diplomatico, debole con i forti e forte con i deboli”.
L'arroganza di Pechino
S.E.R. Mons. Giuseppe Shen Bin è un vescovo cattolico validamente ordinato. Il 17 aprile 2010 Benedetto XVI lo aveva nominato vescovo di Haimen e il 21 aprile ha ricevuto l'ordinazione episcopale dal vescovo John Fang Xing Yao. Condizione essenziale per la valida ordinazione episcopale è, appunto, il mandato del Pontefice (can. 1013 CJC).
A differenza di quanto avvenuto nel 2010, seppur vi sia un Accordo siglato e tanto sventolato dalla Santa Sede, il 04 aprile 2023 Shen Bin è stato "investito" di questo incarico da un organo che la Santa Sede non riconosce: il Consiglio dei vescovi cinesi, legato al Partito comunista.
"Si tratta di una delle sedi più importanti per la Chiesa cinese, il partito lo sa. A Shanghai vi era una vivace comunità cattolica, poi arrivarono i comunisti e la repressione è stata una delle più dure. Kung Pin-mei fu arrestato nel 1955, poi rilasciato e spedito negli USA" continua il prelato.
Il cardinale Kung Pin-mei era arcivescovo di Shanghai e fu creato cardinale in pectore da San Giovanni Paolo II nel suo primo Concistoro [1979]. Nel 2008 Benedetto XVI scrisse una preghiera molto bella a Nostra Signora di Sheshan. Il santuario si trova proprio sotto la giurisdizione del vescovo di Shanghai.
La risposta della Santa Sede a questa ennesima e grave violazione dell'Accordo è stata solo un breve e timido comunicato, affidato da Matteo Bruni alla stampa, nel quale affermava che: “La Santa Sede era stata informata pochi giorni fa della decisione delle autorità cinesi e ha appreso dai media dell’avvenuto insediamento questa mattina. Per il momento non ho nulla da dire riguardo alla valutazione della Santa Sede in merito”.
Poi? Completo silenzio. I cattolici cinesi abbandonati a sé stessi e il vescovo, che era in comunione con Roma, ha continuato a fare ciò che il Partito ordinava. Pietro Parolin? Soddisfatto. Ogni giorno, tanto, ha un pasto caldo sotto il mento.
Il fallimento di Pietro Parolin
La diocesi di Shanghai era vacante dal 2013, quando venne a mancare S.E.R. Mons. Aloysius Jin Luxian, SJ. Anche lui venne ordinato vescovo senza mandato pontificio nel 1985. Solo nel 2005 venne riconosciuto come Amministratore Apostolico dalla Santa Sede. Quali sono, quindi, i benefici di questo Accordo?
I fallimenti del Segretario di Stato Pietro Parolin sono numerosi. Infatti, non è la prima volta che il regime cinese viola l'Accordo che continua a restare segreto. Del resto non c'è da stupirsi. In Cina si comportano come il Vaticano. Papa Francesco, infatti, non è meno dittatore di Xi Jinping. La debolezza di Parolin è evidente anche per il fatto che insieme alla nomina sceglie di far uscire una lunga intervista al giornale di partito "Vatican News". Una intervista che i cinesi hanno definito "vergognosa". "Non si può dire che il vescovo viene nominato per il bene della diocesi e il dialogo. Non vi è dialogo senza Verità. Prima di tutto bisogna dire che i cattolici sono perseguitati, qui. Poi si dialoga!", lamenta il prelato cinese.
Ma il calibro del cardinale segretario di Stato si comprende da come ha trattato il suo confratello Joseph Zen Ze-kiun. Uno è disposto a farsi portare in carcere pur di affermare la Verità, l'altro sarebbe disposto a vendere anche la Chiesa Cattolica pur di mantenere la sua poltrona.
Solo qualche mese prima, il 26 novembre 2022, la Santa Sede aveva dovuto incassare un altro colpo quando S.E.R. Mons. Giovanni Peng Weizhao, Vescovo di Yujiang (Provincia di Jiangxi) si era installato come “Vescovo Ausiliare di Jiangxi”, diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede.
In Terza Loggia, però, il cocco di Beniamino Stella non ha ancora capito che a nulla valgono questi Comunicati della Santa Sede nella quale si piagnucola e si "esprime rammarico". Anzi, abbiamo visto come Pechino si faccia delle grosse risate con questi pezzi di carta.
Anche nelle sedi istituzionali, organismi che dovrebbero garantire la libertà religiosa, la Santa Sede non porta avanti una denuncia convinta e forte. Ciò che i cattolici cinesi si chiedono è: "Cosa è più importante per la Santa Sede? Condurre trattative segrete con molti soldi in gioco oppure la salvezza delle anime dei cinesi?" Sì, perché di certo non si può pensare di nominare il vescovo di Shanghai tre mesi dopo che questo era già stato nominato e si era anche insediato.
Della serie: me la canto e me la suono. Forse è il momento di aprire gli occhi e smetterla di seguire le analisi fatte da analfabeti come Agostino Giovagnoli che, oltre a biascicare, non sono capaci a pensar altro che agli interessi di realtà ben poco cristalline e senza Dio come Sant'Egidio.
L.M.
Silere non possum