Diocesi di Piazza Armerina

La diocesi di Piazza Armerina è in ginocchio da diversi anni. Il 6 novembre 2023 Papa Francesco ricevendo un Gruppo della Piccola Casa della Misericordia di Gela ha detto: «Saluto il Vescovo di Piazza Armerina, Monsignor Rosario Gisana: bravo, questo Vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo Vescovo».

Dal 2021 la diocesi intera è coinvolta in un caso giudiziario che riguarda un ragazzo in modo particolare che ha accusato un sacerdote, al tempo seminarista, di aver abusato di lui. A questo si sono aggiunti i racconti di altri due ragazzi che hanno raccontato, anch'essi, di amicizie consenzienti. Si tratta, ancora una volta delle dinamiche tipiche di coloro che vorrebbero entrare in seminario e gli viene impedito di farlo, intrecciano relazioni con il seminarista o il presbitero di turno, ne diventano morbosamente gelosi e poi per vendicarsi accusano falsamente di aver subito abusi. In questo caso specifico, poi, ci sono atti molto gravi che riguardano anche l'operato della Polizia, corpo al quale - guarda caso - appartiene un parente del denunciante. 

Le dinamiche sono quelle tipiche di questi casi che da anni raccontiamo e si evincono le dinamiche anche dai verbali di escussione di questo ragazzo che negli ultimi tempi ha iniziato, addirittura, ad andare in televisione facendosi ospitare da programmi televisivi. Non sentimenti di giustizia, appunto, ma di vendetta che sono evidenti nel momento in cui in aula e anche in televisione vengono messe in risalto più le caratteristiche sociali del sacerdote accusato piuttosto che le dinamiche dei "presunti abusi". "Era seminarista ma già comandava", "non era prete ma già aveva responsabilità di tutti" o ancora "queste cose non le faceva solo con me ma con altri". È chiaro che queste precisazioni fanno comprendere come vi sia una invidia, una gelosia nei confronti di una persona che ha scelto di interrompere una relazione o, come emerge dalle parole dello stesso denunciante, faceva queste cose con altri. Sembra di risentire le medesime parole pronunciate da alcune religiose nei confronti di un gesuita. Il problema non sorge quando queste cose avvengono "con me", lì qualunque problema morale non c'è. La cosa diventa problematica quando accade con altri/e. 

Procedimento canonico

Seppur vi siano dei giudici che non hanno dato neppure un esame di diritto ecclesiastico, sarebbe bene che qualcuno gli spiegasse che i procedimenti canonici sono insindacabili e sono di esclusiva competenza della Chiesa Cattolica. Per questo motivo, quando il vescovo ha ricevuto questa "notitia criminis" ha valutato - ai sensi del can. 1717 - §1 CJC - che quanto veniva raccontato dal ragazzo era una vendetta. Ciò si evince anche dalle intercettazioni che sono state illegalmente fatte circolare e per cui non vi è alcun processo penale a carico del PM incaricato. Sic!

Quando queste "giornalaie" fanno ascoltare nei podcast il presule che afferma: "Sono cose che hanno fatto anche altri", infatti, non si intende l'abuso su minori, che è un atto gravissimo, ma si intende questo tipo di dinamica. È chiaro, però, che queste giornalaie sono abituate a copiare e incollare notizie (si veda il caso Rupnik di cui si attribuiscono addirittura il merito di averlo fatto emergere, quando è noto a tutti che è emerso su queste pagine), taglia e cuci di podcast e audio, partecipazione ad associazioni che fanno soldi calunniando i preti e sono gestiti da persone che fanno uso di stupefacenti. 

Secondo quanto prevede la normativa in vigore anche per quanto riguarda i rapporti Stato-Chiesa, è impensabile che un ordinario di una diocesi venga sottoposto ad intercettazione per cercare di comprendere qualcosa in merito ad una accusa rivolta ad un presbitero. Ricapitoliamo, sarebbe come se un magistrato francese sottoponesse un magistrato italiano ad intercettazione per sapere delle cose riguardanti un reato per cui stanno indagando entrambi. Impensabile! Con la Chiesa Cattolica, invece, tutto questo è possibile. Perché? Perché i vescovi non alzano mai la voce contro persone che hanno il coraggio di scrivere 222 pagine di sentenza contro un sacerdote quando questo non ha mai abusato di nessuno. Non vi è alcuna prova di quanto viene affermato. Impressionante il fatto che venga fatta, ad inizio sentenza, anche una postilla - forse è meglio chiamarla Excusatio non petita, accusatio manifesta - in merito al fatto che i giudici non si sono fatti influenzare dalla stampa. Sì, certo. Credibilissimi, se solo avessero presentato in sentenza una sola prova inconfutabile dell'avvenuta violenza sessuale. 

Ed è così che anche quando il governo italiano tenta di togliere questo strapotere dei pubblici ministero, la Chiesa tace. La diocesi di Ozieri a processo per fondi dell'otto per mille che aveva il diritto e dovere di destinare come meglio riteneva, i vescovi tacciono. La diocesi di Piazza Armerina ha un vescovo e un quarto del presbiterio tirato dentro ad una situazione folle, i vescovi tacciono. Anzi, addirittura ci sono confratelli di Mons. Gisana che si permettono di giudicare l'operato di un altro vescovo senza neppure conoscere la verità. Tutto perché "così i giornaletti scrivono bene di me", nel frattempo la carità si va a far benedire. 

Oggi, addirittura, vescovo e vicario giudiziale vengono rinviati a giudizio dallo Stato italiano perché hanno mantenuto il riserbo riguardo ad atti che sono di un procedimento che è segreto e non deve interessare ad autorità estranee alla Chiesa Cattolica.

Il visitatore apostolico

L'unico a prendere posizione a favore del vescovo è stato Papa Francesco che lo ha difeso a spada tratta come mai non ha fatto con nessun vescovo italiano. Silere non possum scrisse subito: «Speriamo non gli passi». Sappiamo, infatti, che il Papa ha questi "innamoramenti" passeggeri. Anche altre persone che aveva difeso poi le aveva spedite. 

A seguito della sentenza emessa dal Tribunale della Repubblica Italiana il 5 marzo 2024 con la quale il sacerdote è stato condannato
a quattro anni e sei mesi di reclusione per dei reati che solo i giudici individuano e per "tentativi di violenza sessuale" che riguardano il ragazzo denunciante ma che non sono mai stati provati, sono iniziate vere e proprie persecuzioni ai danni del vescovo. 

Anche in sentenza, peraltro, viene scritto che devono essere pagate delle associazioni che nulla hanno a che vedere con il processo ma si sono costituite parte civile così a caso, ed è responsabile in solido la Curia. Il reato non è mai stato commesso ma qualora fosse stato commesso cosa centrerebbe la Curia?

Ognuno è responsabile delle proprie azioni e le parti sono quelle coinvolte nel procedimento: vittima e carnefice. Non è certo la Caritas, dove tutti vengono ad attingere. 

L'astio e il risentimento, la voglia di vendetta e la gelosia, emergono anche dai continui post che vengono pubblicati sui social network anche da questo ragazzo contro il vescovo Mons. Rosario Gisana e il vicario generale. Continue calunnie e vere e proprie minacce ai danni del vescovo che è colpevole - secondo questo tizio - di non aver assecondato le sue volontà. 

Quanto sta accadendo contro il vescovo Gisana, quindi, è divenuto una vera e propria preoccupazione per la Santa Sede che ha paura che non vi siano più i presupposti per poter governare serenamente. I precedenti in questo pontificato ci sono già, basti pensare all'Arcivescovo di Parigi del quale il Papa ha accettato le dimissioni "non sull'altare della verità, ma sull'altare dell'ipocrisia”. Aupetit, infatti, era stato ingiustamente accusato di aver intrattenuto rapporti con una donna ma non vi era nulla di vero. Il problema, però, è che la calunnia "è un venticello", diceva qualcuno, e governare con la gente che ti manifesta fuori dalla Chiesa e dalla Curia e mette in giro false voci su di te diventa difficile. 

Nei giorni scorsi è stato inviato a Piazza Armerina S.E.R. Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia.
Il presule è un canonista ed ha il compito di verificare quanto accaduto in questi mesi. Ha parlato con il vescovo Gisana e alcuni suoi stretti collaboratori ed altri sacerdoti. Si tratta del procedimento canonico che ha visto imputato il sacerdote ma si parla anche delle possibilità di un governo sereno negli anni che rimarrebbero a Mons. Gisana. 

Redaelli il 25 gennaio 2016 fu inviato come visitatore apostolico nella diocesi di Acqui. Quando Mons. Micchiardi si dimise per raggiunti limiti d'età nel 2018, il presule fu nominato amministratore apostolico fino all'insediamento del nuovo vescovo. Il 29 luglio 2019 è stato nominato dal Papa membro del Collegio per l'esame dei ricorsi in materia di delicta reservata, istituito presso la Congregazione per la dottrina della fede (oggi Dicastero). Pertanto si tratta di una persona competente in materia che ora ha il compito di relazionare alla Santa Sede che vedrà il da farsi. 

Una cosa è certa, questi casi di accuse faziose ai danni dei presbiteri e dei vescovi sono in aumento e la Chiesa ha il compito di fare giustizia, non accontentare i media. Accontentando i media saremo destinati a fare la fine della Chiesa americana, la quale oggi ha metà delle diocesi in banca rotta. Nessuno, però, si è ancora preso la briga di andare a verificare quanti dei casi che erano stati dati dalla stampa per "veri" si siano in realtà rivelati falsi. 

d.A.L.
Silere non possum