Il Promotore di giustizia aggiunto ci riprova e riformula una richiesta di rinvio a giudizio per coloro per cui erano state stralciate le posizioni ad ottobre.
Il modus operandi italiano, grazie ai soggetti che sono stati introdotti dal Pontefice regnante, entrano a tutto spiano anche oltre Tevere.
Si sono fatti attendere due ore e un quarto perchè, come ha riferito il presidente in aula, il Promotore di giustizia ha avuto la brillante idea di depositare, solo la mattina stessa, la richiesta di rinvio a giudizio per Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Angelo BECCIU, il Rev.do don Mauro CARLINO, il sig. Enrico CRASSO, la sig.ra Cecilia MAROGNA, il sig. Raffaele MINCIONE, il sig. Nicola SQUILLACE e il sig. Fabrizio TIRABASSI in relazione ad ulteriori reati.
Il presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, aveva detto che questa sarebbe stata un'udienza “di mero transito” per stabilire il rinvio a giudizio o l’archiviazione circa gli indagati di cui era stata stralciata la posizione, visto che i promotori di giustizia avevano violato tutte le norme previste durante le indagini. Alessandro Diddì, forte della sua esperienza tutta italiana, ha depositato alle ore 9 la nuova richiesta di citazione a giudizio per 7 soggetti e 4 società. Del resto perchè presentarla in questo lungo lasso di tempo se possiamo tenere in bilico questi soggetti per mesi se non anni?
Un'udienza durata circa 40 minuti. In cui le difese hanno fatto notare al collegio quali fossero i metodi utilizzati dal promotore di giustizia aggiunto durante gli interrogatori e chiesto l'annullamento di tutta l'attività istruttoria e i decreti di citazione. È chiaro che tutte le norme sono state completamente violate e non si può ritenere che quanto fatto dai promotori di giustizia sia legale. L'ordinamento vaticano ha una marea di norme che questi magistrati portati da Francesco non conoscono affatto.
Un modo di procedere da brividi
Battutine e illazioni, questo è il metodo inquisitorio utilizzato da Alessandro Diddi, illustre principe del foro romano che di procedura penale vaticana è completamente a digiuno. Dapprima ha ribadito che le dichiarazioni del comico Crozza fossero sufficienti per poter sostenere l'accusa in giudizio, sopratutto perchè il cardinale Angelo Becciu non ha querelato l'attore; subito dopo ha, nell'interrogatorio del 15 marzo 2021, fatto battutine in merito alla provenienza di un cardinale di santa romana Chiesa ovvero dalla Barbagia, terra tristemente nota per i riscatti e i rapimenti.
La domanda che ci poniamo è questa: chiarito che se tali illazioni fossero indirizzate ad un qualunque cittadino sarebbe grave ugualmente, ma veramente Diddì pensa di poter fare lo spavaldo umiliando un cardinale? Crede veramente che Francesco vivrà in eterno? Ricordiamoci che quando il Pontefice cessa il suo mandato (per volere di Dio o degli uomini, chissà) a reggere "la baracca" ci sono i cardinali. Non sappiamo se Diddì, fra le tante cose che non sa, questa se la ricorda.
L'ufficio del Promotore di giustizia ha poi richiesto l'archiviazione per la sola accusa di peculato nei confronti dell'ex direttore dell'Aif, Tommaso Di Ruzza.
Ma non solo nei confronti di Becciu si sono fatte illazioni, anche nei confronti del finanziere Enrico Crasso. Difatti, a Mons. Perlasca è stato chiesto conto, il 29 aprile 2020, di un incontro che, secondo Diddì, sarebbe avvenuto a fine anno 2018 tra Crasso, Tirabassi e Torzi a Milano. Un incontro mai avvenuto e di cui non c'è prova alcuna ma, nonostante Perlasca disse di non sapere nulla, il Promotore di giustizia aggiunto tediò il testimone a tal punto da ricevere una risposta in cui si diceva che il monsignore dubitava della trasparenza dei rapporti tra Crasso e Tirabassi.
Il buon avvocato, che in Vaticano riveste funzioni inquirenti, ha risposto alle contestazioni della difesa dicendo che secondo loro l'incontro è avvenuto ma se non riusciranno a dimostrarlo ne prenderanno atto. Ed è qui il bello della diretta, apprendere con grande sconcerto come, professori universitari, non abbiano la minima idea di quello che sia il funzionamento di un procedimento penale. Diddì non ha chiaro che la prova della colpevolezza la deve portare lui, la prova che l'incontro si è tenuto la deve dare lui e non le difese debbono discolparsi davanti ad accuse "random". Stiamo toccando il fondo. Da notare che le richieste formulate al Tribunale sono firmate da tutti i promotori tranne che dal capo ufficio, il quale, fra l'altro, è l'unico canonista.
Non stupisce del resto, quanto affermato da questo avvocato che, nel suo unico articolo scritto sulla procedura penale in vaticano, nel 2019 ha ritenuto di scrivere che in vaticano vige il principio di non colpevolezza, arrivando poi ad usare il "principio di innocenza" e quello di "non colpevolezza" come sinonimi. Con questo abbiamo detto tutto.
La prossima udienza sarà il 18 febbraio alle 9.30. Il collegio esaminerà le eccezioni preliminari e deciderà. Nel frattempo in gioco c'è la credibilità di uno Stato che sta traballando da diversi anni. Si è partiti da una campagna tout court di pauperismo volta a ledere l'immagine stessa dello Stato, per poi giungere a scandali che hanno delegittimato l'operato dei più alti esponenti. Oggi il Vaticano ha seri problemi finanziari e le casse languono, siamo giunti al punto in cui Francesco vorrebbe rendere il Palazzo Apostolico "visitabile" nel percorso museale, così da guadagnare qualche soldo. Anche il periodo di chiusura dei musei durante la pandemia ha colpito non poco le risorse economiche della Città Stato. Ora però si gioca una partita a livello internazionale, ci sono ancora stati che concedono rogatorie in nome della "buona reputazione" dello Stato Vaticano e sopratutto orientandosi sulla legislazione che è piena di tutele per gli imputati e di limitazioni all'attività dispotica del sovrano, ma quando poi emergerà che negli Acta Apostolicae Sedis Supplemento per le leggi e disposizioni dello Stato della Città del Vaticano non c'è traccia dei rescritti e il principio di legalità è stato completamente violato, necessariamente non si potrà concedere assistenza giudiziaria. Pertanto non solo vi è in gioco la vita di queste persone che, comunque stanno vivendo un processo ma vi è in gioco la tenuta stessa dell'ordinamento che,per far fronte a processi così importanti e delicati, deve dotarsi di personale competente e non soggetti astrusi sorteggiati alle bancarelle del diritto.
G.M.
Silere non possum
Richiesta rinvio a giudizio PdG Ordinanza Tribunale SCV