Diocesi di Milano

Questa mattina, 31 maggio 2024, alle ore 10, presso l’Aula Magna dell'Università Cattolica di Milano l'Arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la liturgia della Parola nella quale ha affidato al Signore l'anima del professor Franco Anelli. Nel pomeriggio, alle ore 15, nella cattedrale di Piacenza, S.E.R. Mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, presiederà le esequie. 

Alla liturgia ha preso parte anche S.E.R. il Sig. Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Sono intervenuti: una rappresentante degli studenti, il Direttore Generale e il Pro Rettore Vicario.

«Ci sia data la grazia di passare al mistero - ha detto Delpini - quel modo di comprendere che si lascia illuminare da una sapienza che viene da Dio. Il mistero è quel vedere con gli occhi della fede che il Cristo crocifisso visita anche gli abissi più profondi, entra anche nel buio più impenetrabile, nella solitudine più irraggiungibile, e tende la mano e strappa dalla morte e abbraccia con quell’affetto commovente che si chiama misericordia. Ecco: dallo strazio alla consolazione. Con questa fiducia preghiamo per il professor Anelli consegnato al mistero di Dio».

Ha poi aggiunto: «L’enfasi sulla morte assedia l’evento della morte sconcertante del prof. Anelli con la retorica e le esclamazioni, con l’affollarsi delle partecipazioni e l’esibizionismo delle presenze. Chiediamo di passare alla sapienza che interpreta la vita, il bene compiuto, le fatiche sostenute, i punti di vista discutibili o ammirevoli, i meriti scientifici». 



Riflessione di Mons. Mario Delpini

In questo momento di preghiera professiamo la fede e chiediamo di passare dall’enigma al mistero. L’enigma è l’incomprensibile che sconcerta, il non trovare spiegazioni nonostante il cercare, l’immaginare, lo speculare; l’enigma è lo smarrirsi di un pensiero troppo semplice, banale, intrappolato nel meccanismo di causa-effetto. Ci sia data la grazia di passare al mistero, quel modo di comprendere che si lascia illuminare da una sapienza che viene da Dio. Il mistero è quel vedere con gli occhi della fede che il Cristo crocifisso visita anche gli abissi più profondi, entra anche nel buio più impenetrabile, nella solitudine più irraggiungibile, e tende la mano e strappa dalla morte e abbraccia con quell’affetto commovente che si chiama misericordia. Ecco: dallo strazio alla consolazione. Con questa fiducia preghiamo per il professor Anelli consegnato al mistero di Dio. Dall’enigma al mistero. Chiediamo la grazia di passare dalla curiosità morbosa alla discrezione del compatire. La curiosità morbosa continua a ronzare intorno al macabro, mai si sazia di pettegolezzi, di mezze parole. Chiediamo la grazia della discrezione che sa compatire, di quella sobrietà che preferisce il silenzio alle inutili parole di circostanza. Dalla curiosità alla discrezione. Chiediamo la grazia di passare dall’enfasi sulla morte alla sapienza che rilegge la vita. L’enfasi sulla morte assedia l’evento della morte sconcertante del prof. Anelli con la retorica e le esclamazioni, con l’affollarsi delle partecipazioni e l’esibizionismo delle presenze. Chiediamo di passare alla sapienza che interpreta la vita, il bene compiuto, le fatiche sostenute, i punti di vista discutibili o ammirevoli, i meriti scientifici. Dall’enfasi sulla morte alla sapienza che rilegge la vita. Chiediamo di passare dall’inquietudine verso il futuro alla assunzione di responsabilità. L’interruzione tragica della presenza del prof. Anelli, per anni protagonista della vita della nostra Università, determinante per scelte di persone e strategie, può generare un senso di inquietudine sul futuro. Chiediamo la grazia di passare all’assunzione di responsabilità perché ciascuno si metta di impegno per servire il bene della comunità universitaria, ciascuno offra il suo contributo di pensiero e di disponibilità, perché si scriva una storia che erediti tutto il bene e che si avvii su nuovi cammini, per nuovi climi e narrazioni persuasive. Dall’inquietudine verso il futuro all’assunzione di responsabilità.

Intervento di S.E.R. il Card. Matteo Maria Zuppi

Eccellenze Reverendissime,
Autorità civili e accademiche,
Docenti, studenti e studentesse, personale tutto,

esprimo, a nome della Conferenza Episcopale Italiana, la vicinanza e la partecipazione al dolore di tutta la comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la nostra e amata Università. Un pensiero particolare per la mamma del Magnifico Rettore. Siamo tutti colpiti dalla sua tragica scomparsa. Le parole appaiono parziali, insufficienti e lasciano spazio alla preghiera, al rispettoso silenzio e all’intima riflessione. E proprio in questa dimensione del mistero la memoria va all’invito rivolto dal caro Professor Anelli, proprio in questa Sala qualche mese fa in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico. Disse: “Occorre comprendere le nuove aspirazioni dei nostri studenti, che non rappresentano un futuro da aspettare, ma un presente da ascoltare, e che hanno colto segnali forse ancora sfuggiti agli adulti”.

Le Università sono chiamate, in particolare quando delineano il loro futuro, a essere “intelligenti”, a essere capaci di leggere dentro la realtà, di interpretare il mondo nel suo continuo mutamento… Sull’Università grava una responsabilità aggiuntiva: dobbiamo capire non solo quello che serve a noi, per migliorare il modo in cui svolgiamo la nostra particolare attività, ma quello che serve agli altri. E proprio su questa idea di vita buona […] sembra che i giovani ci stiano dicendo qualcosa. Le recenti indagini sociologiche rivelano una crescente volontà delle nuove generazioni di essere loro a porre i nuovi valori ordinanti della società – si pensi ai movimenti per il contrasto ai mutamenti climatici e alla faglia generazionale che hanno aperto – e, sul piano individuale, di essere riconosciuti nella loro specificità, nella loro capacità di apportare valore attraverso la novità che essi stessi sono, mentre è evidente il rifiuto di un modello nel quale viene richiesto di acquisire competenze utili esclusivamente per andarsi a inserire in una certa casella, precostituita, di un organigramma aziendale. O di spendersi in una competizione meritocratica della quale – come denuncia Papa Francesco nella Laudate Deum (cfr. n. 32) – sono falsati i presupposti. Ecco l’intelligenza del professore, la sua passione educativa, che conserviamo nel cuore, con il ricordo di lui cordiale e diretto con tutti, specialmente nel rapporto con gli studenti e le studentesse che amava, come si manifestava nelle sue lezioni, così ricordate dai giovani per la competenza, la chiarezza, la libertà di pensiero.

Il Rettore Magnifico ha vissuto intensamente la vocazione dell’Università. Cattolica, che coltiva la passione per l’uomo e la sua piena realizzazione, l’impegno perché ogni persona possa diventare protagonista all’interno della società, sempre attenta al bene comune, che è sempre l’unica parte che la Chiesa sceglie e per quale sarà sempre libera. La Cattolica, secondo lo spirito dei suoi fondatori, vuole assicurare una presenza nel mondo universitario e culturale di persone impegnate a capire e affrontare, alla luce del messaggio cristiano e dei principi morali, i segni dei tempi, i problemi della società e della cultura. La vita del Professor Anelli si è snodata lungo questo sentiero, illuminato dalla luce di tante persone illustri e testimoni esemplari. Come non ricordare, ad esempio, il venerabile Giuseppe Lazzati, che fu Rettore in anni particolarmente difficili. Con lui tanti altri esempi di uomini e donne capaci di essere non sono illustri studiosi e insegnanti, ma anzitutto autentici “maestri” di vita per le nuove generazioni. Il Professor Anelli si è dedicato agli studenti, tutti, che ha sentito “suoi”. Questa dedizione, caratteristica brillante della sua vita, emerge anche dai messaggi pieni di gratitudine che voi, studenti e studentesse, avete lasciato in questi giorni e che avete dedicato al Magnifico Rettore: “Le sue parole non andranno sprecate e formeranno giuristi che saranno vigili e attenti limitatamente ai diritti dell’uomo”; “Grazie per averci guidato verso la conoscenza, la saggezza e l’amicizia”; “La tua lezione resterà nei nostri cuori”. Certamente è il grazie più gradito al Professore.

Nell’affidarti al Signore, primo e ultimo amante della nostra fragile vita, del nostro delicato e bellissimo fiore di campo (cfr. Sal 103,15), portiamo con noi la tua testimonianza di una vita spesa a “costruire” uomini e donne capaci di fare questo nostro mondo migliore. Ti abbraccia e ti solleva il Padre della misericordia. Riposa in pace, caro Franco!