Diocesi di Volterra

Mercoledì 5 marzo 2025, nella Chiesa della Santa Famiglia di Cecina, S.E.R. Mons. Roberto Campiotti, Vescovo di Volterra, ha presieduto la Santa Messa in occasione dell’inizio della Quaresima. Ad accoglierlo, in questa solenne celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, è stato Mons. Marco Fabbri, parroco e Vicario Generale.

Durante l’omelia, il Vescovo ha esortato i fedeli a vivere questo tempo come un’opportunità di autentico cambiamento interiore, sottolineando che la parola chiave della Quaresima è conversione«L’orazione con cui abbiamo iniziato questa celebrazione ci ha richiamato ad un cammino di vera conversione. La parola che domina nel tempo di Quaresima è dunque la parola conversione, una conversione vera. Il peccato più grande contro la propria vita e il proprio destino è l'insistenza sul proprio male, sulla propria debolezza, sulla propria incapacità. Cosa vuol dire insistere sul proprio male? Quando insisto sul mio male? Quando dico: “Ma io non sono capace... io non sono capace”. Ma quello di cui tu sei incapace, Dio invece ha la forza per portarlo avanti, per compierlo. A Dio nulla è impossibile».

Il Vescovo Campiotti ha poi richiamato l’attenzione sulla centralità di Cristo nel cammino quaresimale, sottolineando che la vera conversione non è semplicemente un elenco di cose da fare, ma un incontro reale con la presenza viva del Signore«La Quaresima è un tempo forte di conversione che chiama la libertà di ciascuno di noi a misurarsi sulla verità del fatto che ci prepara alla Pasqua. A misurarci sulla verità del fatto che Cristo è veramente risorto. Mi sembra che la debolezza della nostra fede sia evidente su questo punto, per cui Cristo non è mai contemporaneo alla nostra azione. Cristo c'è adesso, è presente. Per questa ragione il cuore della conversione è lo sguardo rivolto a Cristo».

Richiamando la tradizione dei Padri del Deserto e la supplica dello Stabat Mater di Jacopone da Todi, il Vescovo ha invitato i fedeli a vivere la Quaresima con un cuore ardente di amore per Cristo, senza lasciarsi scoraggiare dalle proprie debolezze:  «L’origine della conversione, del cambiamento, principio di moralità nuova, è volere bene a Cristo. L’amore a Cristo come desiderio di adesione a lui, e quindi, in secondo luogo, le buone opere. Se ci inoltriamo nella Quaresima senza guardare in faccia Cristo, ma solo con la preoccupazione delle cose da fare o dei peccati da eliminare o della perfezione da raggiungere, ne verremo fuori stanchi e delusi e riprenderemo le cose come prima. Guardare in faccia Cristo, invece, cambia».

La celebrazione si è conclusa con il rito dell’imposizione delle Ceneri, segno di penitenza e umiltà, accompagnato dalle parole: «Convertitevi e credete al Vangelo». Un momento intenso e significativo, che ha lasciato nei fedeli il desiderio di vivere questa Quaresima come un tempo di rinnovamento profondo, con lo sguardo fisso su Cristo, unica vera speranza di salvezza. 

S.I.
Silere non possum



L'omelia del Vescovo

«L’orazione con cui abbiamo iniziato questa celebrazione ci ha richiamato ad un cammino di vera conversione. La parola che domina nel tempo di quaresima è dunque la parola conversione, una conversione vera. Il peccato più grande contro la propria vita e il proprio destino è l'insistenza sul proprio male, sulla propria debolezza, sulla propria incapacità. Cosa vuol dire insistere sul proprio male? Quando insisto sul mio male? Quando dico: «Ma io non sono capace... lo non sono capace». Ma quello di cui tu sei incapace, Dio invece ha la forza per portarlo avanti, per compierlo. A Dio nulla è impossibile. La quaresima è un tempo forte li conversione che chiama la libertà di ciascuno di noi a misurarsi sulla verità del fatto che ci prepara alla pasqua. A misurarci sulla verità del fatto che Cristo è veramente risorto. Mi sembra che la debolezza della nostra fede sia evidente su questo punto, per cui Cristo non è mai contemporaneo alla nostra azione. Cristo c'è adesso, è presente. Per questa ragione il cuore della conversione è lo sguardo rivolto a Cristo. Affettività e intelligenza rivolti a Cristo. Il centro è Cristo. E la grande presenza di Cristo, che domina innanzitutto, non sei tu con la tua incapacità. L'origine della conversione, l'origine del cambiamento è guardare in faccia Cristo desiderando il bene e il vero, ed è solo per questo che desidero la legge del Signore e desidero poterla rispettare. Come faccio a guardare la presenza di Cristo? La guardo dentro una dimora in cui il Signore ci ha chiamati, dentro il corpo di cui ci ha reso membra. Per cui la presenza umana di Cristo da guardare è attraverso la testimonianza dei Vangeli, i sacramenti e l'autorità, le persone autorevoli per la loro santità. E poi guardare tutta la realtà tenendo conto di questa Presenza. La conversione, quindi, non sono innanzitutto delle cose da fare, ma la presenza di Cristo di cui stupirsi per quanto corrisponde e supera lo stesso desiderio di verità e di bene che è nel nostro cuore, una presenza da pensare, una presenza con cui parlare, una presenza da implorare, una presenza da amare. L'origine della conversione, del cambiamento, principio di moralità nuova, è volere bene a Cristo. L'amore a Cristo come desiderio di adesione a lui, e quindi, in secondo luogo, le buone opere. Se ci inoltriamo nella quaresima senza guardare in faccia Cristo, ma solo con la preoccupazione delle cose da fare o dei peccati da eliminare o della perfezione da raggiungere, ne verremo fuori stanchi e delusi e riprenderemo le cose come prima. Guardare in faccia Cristo, invece, cambia. Ma perché possa cambiare bisogna guardargli in faccia veramente col desiderio di piacere veramente a lui, di seguirlo, guardarlo con la certezza che ti fa dire: «Di tutto sono capace, Signore, se sto con te che sei la mia forza». Una presenza da amare. Amare è affermare un altro: allora ogni azione affermi Cristo, per questo è necessario rendere abituale la preghiera, soprattutto la preghiera di offerta in ogni circostanza, favorevole o sfavorevole Perché quello che ami ti definisce. San Tommaso dice: «La vita dell'uomo consiste nell'affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione». Vorrei che per tutti il programma della quaresima fosse espresso dalla supplica alla madonna dello Stabat mater di Jacopone da Todi: «Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum ut sibi complaceam». «Fa' che il mio cuore sia pieno di ardore nell'amore a Cristo, così che possa piacergli». I padri del deserto dicevano: «lu applicati a fare il bene e non temere la tua debolezza». «Applicati a fare il bene» e il primo bene è il riconoscimento di Gesù, senza riserve: fa che il mio cuore arda di amore per Cristo così che possa piacergli, «e non temere la tua debolezza», perché se io non fossi debole non conoscerei la potenza di Cristo, non saprei cosa vuol dire che lui è potente, non sarei commosso dalla sua misericordia che tutto fa in me e mi cambia».

+ Roberto Campiotti