Diocesi di Volterra

La Cattedrale di Volterra ha accolto oggi, 5 marzo 2025, una grande assemblea di fedeli per la solenne celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, presieduta dal vescovo, S.E.R. Mons. Roberto Campiotti, affiancato dal parroco monsignor Francesco Spinelli. Un momento intenso e carico di spiritualità, che ha dato inizio al tempo forte della Quaresima, segno di conversione e preparazione alla Pasqua.

Dopo la proclamazione del Vangelo e l'omelia del Vescovo, la celebrazione è proseguita con il rito dell’imposizione delle ceneri. Il vescovo e i sacerdoti, pronunciando le parole evangeliche «Convertitevi e credete al Vangelo» oppure «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai», hanno tracciato un segno di croce sul capo dei fedeli, invitandoli a un cammino di riflessione e rinnovamento interiore.

“Lasciatevi riconciliare con Dio”

Durante l’omelia, monsignor Campiotti ha richiamato i fedeli alla conversione e alla speranza, sottolineando che la Quaresima è un tempo di grazia in cui Dio prende l’iniziativa per ristabilire la sua amicizia con l’uomo. 

«Ecco ora il momento favorevole. Ecco ora il giorno della salvezza» (2Cor 6,2). Il periodo della Quaresima, che questa sera iniziamo, è il momento della nostra riconciliazione con Dio. Questo tempo è innanzitutto un'iniziativa di Dio, del Padre, e la Chiesa ci supplica di rispondere con prontezza: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).

Il vescovo ha esortato i presenti a non perdere l’occasione di questo tempo di grazia, accogliendo con libertà e responsabilità l’invito del Signore: «Ora tocca a noi, è il momento della nostra libertà. Libertà che è chiamata a rispondere positivamente a questa iniziativa di Dio. Nello scorrere del tempo, è iniziato quindi il tempo della speranza. Il tempo in cui il Padre ha deciso di raccogliere tutti noi ancora nella sua amicizia in modo più forte e deciso».

In riferimento all’Anno Santo della Speranza, il presule ha ricordato come la Croce di Cristo sia il segno supremo della solidarietà di Dio con l’umanità peccatrice: «È nella morte di Cristo sulla croce, che questa solidarietà raggiunge il suo momento culminante. In questo tempo di Quaresima, e in tutto il tempo che si dilata nell’Anno Santo, fermiamoci a contemplare il crocifisso. È stato esposto alla nostra venerazione nella nostra cattedrale per questo giubileo. Fermiamoci a contemplarlo».

Infine, mons. Campiotti ha invitato a vivere questa Quaresima con autenticità, cercando Dio nel segreto del cuore:  «Il Padre tuo vede nel segreto», dice Gesù. Dio ha voluto avere a che fare con ciascuno di noi e ci dona la possibilità di entrare in una relazione immediata con Lui. Ciò che Gesù ci chiede in questa santa Quaresima è la purificazione del cuore, che riconosce Cristo come essenziale per la vita, e così poter compiere le opere giuste: elemosina, preghiera, digiuno, con un cuore puro, per supplicare la presenza di Cristo nella nostra vita».

In cammino verso la Pasqua

La celebrazione si è conclusa con un momento di preghiera e raccoglimento, mentre i fedeli lasciavano la Cattedrale con il segno delle ceneri sul capo e nel cuore la chiamata a vivere la Quaresima come un tempo di rinnovamento. Con questa solenne celebrazione, la comunità di Volterra ha iniziato il proprio cammino spirituale verso la Pasqua, accogliendo l’invito del vescovo a lasciarsi riconciliare con Dio e a riscoprire l’essenza della propria fede.

S.I.
Silere non possum



L'omelia del Vescovo

Ecco ora il momento favorevole. Ecco ora il giorno della salvezza» (2 Cor 0,2). I periodo della quaresima, che questa sera iniziamo, è il momento della nostra riconciliazione con Dio. Questo tempo è innanzitutto un'iniziativa di Dio, del padre, e la chiesa ci supplica di rispondere con prontezza: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). E noi abbiamo bisogno di essere riconciliati con Dio perché, con il nostro peccato, abbiamo rotto con lui e quindi, per il bene della nostra vita, abbiamo bisogno di essere rimessi nella sua amicizia. E noi possiamo essere rimessi nella sua amicizia non in forza della nostra volontà, quella volontà che ha rotto l'amicizia con lui. L'iniziativa è di Dio padre, che questa sera offre la sua iniziativa di grazia perché proprio vuole ricreare con ciascuno di noi un rapporto di rinnovata amicizia. Questa è la ragione per la quale questo è un «momento favorevole», è un «giorno della salvezza». Il Signore vuole mettere in atto questa iniziativa, questo intervento di grazia, per ciascuno di noi, per reintrodurci nella sua amicizia. Ora tocca a noi, è il momento della nostra libertà.

Libertà che è chiamata a rispondere positivamente a questa iniziativa di Dio. Nello scorrere del tempo, è iniziato quindi il tempo della speranza. Il tempo in cui il padre ha deciso di raccogliere tutti noi ancora nella sua amicizia in modo più forte e deciso. Siamo nell'anno santo della speranza, siamo esortati a non accogliere invano la grazia di Dio. «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,21). Con queste parole, l'apostolo Paolo, questa sera ci insegna anche il modo con cui si è realizzata l'azione del padre che ha questa intenzione: rimetterci nella sua amicizia. L'azione di Dio padre si compie nella persona e mediante la persona di Cristo. Più precisamente nel fatto che il padre tratta Cristo da peccato. Il padre rende il suo figlio unigenito partecipe della nostra umanità peccatrice, anche se lui personalmente è immune ed esente da ogni peccato. Proprio perché portando su di sé il nostro peccato, noi ne fossimo liberati. E nella «solidarietà» di Cristo con la nostra umanità peccatrice che noi possiamo diventare giusti: per mezzo di lui possiamo diventare giustizia di Dio. È nella morte di Cristo sulla croce, che questa solidarietà raggiunge il suo momento culminante. In questo tempo di quaresima, e in tutto il tempo che si dilata nell'anno santo, fermiamoci a contemplare il crocifisso. E stato esposto alla nostra venerazione nella nostra cattedrale per questo giubileo. Fermiamoci a contemplarlo. Contempliamo la sua sofferenza, ascoltiamo la sua parola, adoriamo la sua morte, perché è Cristo stesso che dalla croce ti guarda e ti supplica: lasciati riconciliare con Dio. San Paolo ci ha istruiti sull'azione che il padre compie a nostro favore. Il santo vangelo che abbiamo sentito ci istruisce su come noi possiamo e dobbiamo corrispondere, come la nostra libertà deve corrispondere all'azione del padre. «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini"» (Mt 6,1). Gesù contrappone uno stare davanti agli uomini e uno stare davanti a Dio. Quindi la nostra vita ha due possibilità radicalmente opposte di realizzarsi: o davanti a Dio o davanti agli uomini. Può assumere una delle seguenti due direzioni: verso Dio o verso l'uomo. Come dire che l'uomo,* con la sua libertà, configura e plasma la sua esistenza, a seconda di come risponde. Cosa significa vivere davanti agli uomini. Vuol dire rinchiudere il senso e l'orientamento della propria esistenza dentro l'orizzonte del tempo e delle vicende umane, «per essere lodati dagli uomini», dice il Signore. Vivere davanti agli uomini significa rinchiudere quel grande desiderio infinito di felicità che dimora in ciascuno di noi alla scelta dei beni mondani: carriera, scienza, ricchezza, piaceri. Dall'altra parte che cosa significa vivere davanti a Dio? Vuol dire mettersi in rapporto con Dio, e questo sappiamo che è il dono della sua grazia, è il vivere per lui. In Cristo, egli ha avuto una tale misericordia per ciascuno di noi da consentirci di entrare in un rapporto diretto, immediato con lui. Cristo è presente tra noi e a lui possiamo offrire tutto quello che ci accade. «Il padre tuo vede nel segreto», dice Gesù. Dio ha voluto avere a che fare con ciascuno di noi e ci dona la possibilità di entrare in una relazione immediata con lui. Ciò che Gesù ci chiede in questa santa quaresima è la purificazione del cuore, che riconosce Cristo come essenziale per la vita, e così, poter compiere le opere giuste: elemosine, preghiera, digiuno, con un cuore puro, per supplicare la presenza di Cristo nella nostra vita.

+ Roberto Campiotti