Il sacerdote è servo di Cristo, poiché la sua esistenza è profondamente configurata a Lui. Il suo ministero assume un carattere essenzialmente relazionale: egli è in Cristo, per Cristo e con Cristo al servizio degli uomini. Appartenendo totalmente a Cristo, il presbitero diventa ministro della salvezza, della felicità e della vera liberazione dell'umanità. Questo percorso di dedizione passa attraverso la preghiera e un costante "stare cuore a cuore" con il Signore. Come sottolineava Benedetto XVI durante l'Anno Sacerdotale, questa intima unione con Cristo è la condizione imprescindibile di ogni annuncio. Essa si manifesta nella partecipazione all'Eucaristia e nella docile obbedienza alla Chiesa, che guida e sostiene il ministero sacerdotale.
Per anni, spesso per tutta la vita, il prete dedica le proprie energie, il tempo e la sua vocazione al servizio della comunità. La sua missione non si limita a un aiuto umano, ma si concretizza nei sacramenti, che accompagnano ogni tappa della vita cristiana, dal battesimo alle esequie. Grazie a lui, il nutrimento spirituale dell'Eucaristia può sostenere i fedeli lungo tutto il cammino della loro esistenza. Tuttavia, con il passare degli anni, anche i sacerdoti si trovano ad affrontare le sfide della malattia e della solitudine, spesso senza una rete familiare di supporto. Questa realtà dolorosa viene talvolta dimenticata dalla comunità cristiana, lasciando alcuni sacerdoti anziani senza il conforto di familiari o delle realtà che hanno servito con dedizione.

Molti sacerdoti malati non possono contare sulla famiglia: i genitori spesso sono deceduti, i fratelli assenti e, in alcuni casi, i nipoti si fanno vivi solo per questioni ereditarie. In alcune situazioni, i sacerdoti vengono dimenticati, nonostante abbiano speso la vita per gli altri. Questo abbandono evidenzia una triste superficialità del popolo di Dio. Prendersi cura di loro non è solo un atto di giustizia, ma anche un dovere di riconoscenza verso chi ha donato tutto sé stesso per la Chiesa. Fortunatamente, esistono sacerdoti santi che si occupano dei loro confratelli più anziani e fragili. L'Arcidiocesi di Milano, ad esempio, attraverso la Fondazione Opera Aiuto Fraterno, accompagna i sacerdoti anziani e malati nelle difficoltà legate all'età e alla salute. Questa fondazione, nata nel 1946 per volontà del beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e trasformata in fondazione civile dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1996, rappresenta un concreto segno di vicinanza e supporto.
Il valore della cura
Accogliere e assistere un sacerdote malato significa riconoscere la sua dedizione e il suo sacrificio. Durante una visita a una casa per anziani a Roma, Benedetto XVI affermò: «Nella Bibbia, la longevità è considerata una benedizione di Dio; oggi questa benedizione deve essere apprezzata e valorizzata. Tuttavia, la società, dominata dalla logica dell'efficienza e del profitto, tende a respingere gli anziani, considerandoli inutili. La qualità di una civiltà si misura anche da come tratta i suoi anziani. Chi fa spazio agli anziani fa spazio alla vita!» Prendersi cura dei più fragili è un principio fondamentale della fede cristiana. Gesù ha insegnato l'importanza di assistere i malati, i deboli e gli anziani, e i sacerdoti, che hanno incarnato questi valori per tutta la loro esistenza, meritano di essere accompagnati con dignità nella fase più fragile della loro vita.
Un aiuto concreto
Molte diocesi hanno istituito case del clero per accogliere i sacerdoti anziani. Tuttavia, anche i fedeli possono offrire il loro contributo attraverso donazioni e altre forme di sostegno. In particolare, le parrocchie che hanno ricevuto il ministero di questi sacerdoti possono aiutare nelle spese mediche e assistenziali. Un'altra iniziativa utile è la creazione di gruppi di volontariato che si occupino di visitare i sacerdoti soli, portando compagnia e conforto. Anche i parroci possono sensibilizzare i fedeli su questo tema, favorendo la nascita di progetti locali per il supporto ai sacerdoti in difficoltà. Ogni piccolo gesto di vicinanza può fare la differenza, restituendo dignità e serenità a chi ha offerto il proprio cuore e la propria fede senza riserve. Papa Francesco ci esorta a non dimenticare gli anziani: «Non facciamo mancare la nostra tenerezza ai nonni e agli anziani delle nostre famiglie, visitiamo chi è sfiduciato e non spera più in un futuro diverso. Contrapponiamo al mondo dell'egoismo il volto lieto di chi dice: 'Non ti abbandonerò!'». Che questo impegno diventi una missione condivisa, affinché nessun sacerdote si senta mai solo o dimenticato nei momenti di maggiore bisogno.
d.A.L.
Silere non possum