Presso il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione sono giunte due denunce che raccontano fatti gravissimi che Silere non possum ha potuto verificare anche ascoltando diverse personalità e studenti del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Abbiamo già raccontato, nei giorni scorsi, di alcune vicende che si sono verificate all’interno di questa realtà.
Gli abusi e il Dicastero
Al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica in questi anni si sono rivolti molti religiosi ed hanno presentato numerose denunce, provenienti da diverse realtà ecclesiali nel mondo. È evidente che l'organico attuale fatichi a gestire l'imponente carico di lavoro. Silere non possum ha più volte sottolineato la necessità di istituire, all'interno dei Dicasteri, sezioni specializzate nei "commissariamenti", con personale adeguatamente formato per affrontare queste delicate situazioni. In assenza di tale riforma, l'operato dell'Ufficio rischia di ridursi a una mera funzione repressiva, priva di un reale supporto alla Vita Consacrata e incapace di garantire un trattamento serio e competente dei casi.
In un contesto complesso come quello vaticano, la carenza di risorse umane e il sovraccarico di istanze favoriscono il rischio di favoritismi: chi gode di relazioni influenti ottiene attenzione (questo vale sia per l’accusato, il quale ottiene un trattamento di favore, sia per l’accusatore che può ottenere una gestione della pratica più celere), mentre altri vedono le proprie pratiche ignorate o insabbiate.
Abbiamo affrontato questo problema anche trattando il caso del sacerdote carmelitano, Padre Luigi Gaetani, protetto per lungo tempo dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica dove ha amicizie di lunga data. Solo dopo che Silere non possum ha reso pubblica la vicenda, suor Simona Brambilla ha deciso di avviare il processo. La nostra domanda rimane invariata: ha senso agire solo dopo essere stati pubblicamente smascherati? Perché è necessario attendere uno scandalo per garantire giustizia alle numerose vittime di questi abusi?
Gregory Polan e gli abusi all’Aventino
Nell’Ateneo sull’Aventino in questi anni sono accadute diverse cose che destano perplessità. Gli Statuti prevedono che il Gran Cancelliere si spenda per «proteggere la dottrina e la disciplina della Chiesa». Abbiamo visto in questo articolo che, permettendo ad Andrea Grillo di insegnare, questo non avviene affatto. Anche a Padova sono consapevoli che “molti vescovi non ci mandano sacerdoti a studiare proprio per via della presenza di Andrea Grillo”, affermano autorità accademiche. Eppure, il Dio denaro è certamente più allettante. Abbiamo svelato, con le carte alla mano, quanto i soldi interessino di più della sana dottrina all'Ateneo San Anselmo e quindi quelle che nel bilancio compaiono come «DONAZIONI CATTEDRA SACRAMENTARIA DA CONGREGAZIONE SVIZZERA» fanno più gola delle “Ave Maria”.
A tal proposito, invitiamo il Grillo Parlante ad evitare di fare post sulle sue paginette, dove fra un’invettiva a Giorgia Meloni ed una starnazzata sul diaconato femminile si scaglia contro l’uno e l’altro, perché Silere non possum ha tutti i bilanci dell’Ateneo da quando lui insegna fino ad oggi. Tacere è una bella cosa, soprattutto per chi dovrebbe pagarsi le proprie stupide idee con il suo di sudore non con quello degli altri.
Le scelte di Polan, come si evince da queste vicende, non sono state per nulla in favore della buona fama e del buon posizionamento dell’Ateneo e lo abbiamo evidenziato anche in merito ad un’altra vicenda. Gli Statuti sostengono che è compito dell’Abate Primate anche: «Nominare l’economo dell’Ateneo Sant’Anselmo e dare un suggerimento previo quanto alla nomina del Segretario e del Bibliotecario». La nomina di Marco Cardinali come Segretario è stata voluta da Polan, dietro indicazione dell’abate Edmund Power, nonostante vi fossero numerose ombre su questa persona che, chissà perché, ha cancellato tutti i suoi social network all’indomani della pubblicazione dell’articolo di Silere non possum. C’è da chiedersi anche come mai Cardinali è stato cacciato anche dalla Editrice LAS dopo neppure un anno in cui era stato nominato alla direzione editoriale? La sua nomina fu annunciata con grandi proclami sul sito internet ma la sua cacciata è avvenuta nel silenzio, come sempre del resto nelle numerose realtà in cui Cardinali ha creato gravi disagi.

Pressioni e vendette
«Gli assistenti e i lettori permangono nell’incarico secondo il volere del Rettore, ascoltato il Consiglio del Decano della rispettiva Facoltà. I docenti stabili possono essere esonerati dal Gran Cancelliere dall’incarico di insegnare per un grave motivo. Questo esonero, salvo il diritto del docente di ricorrere alla Santa Sede, deve essere considerato come soluzione estrema, qualora la questione non possa essere composta né con un colloquio tra il Decano di Facoltà o il Rettore e il docente rispettivo, né con l’esame della causa ad opera di una commissione nominata dal Rettore, dinanzi alla quale il docente potrà difendersi. In caso grave o più urgente il Gran Cancelliere sospenda per un periodo il docente, finché non sia conclusa la procedura ordinaria» recita sempre lo Statuto dell’Ateneo.
La vicenda che viene raccontata nel carteggio depositato a Piazza Pio XII racconta di un abate benedettino polacco - “apprezzato sia da studenti che da docenti” confermano all’Aventino – che è stato vittima di pressioni, mobbing e veri abusi di potere da parte dell’abate primate Gregory Polan OSB.
Il Gran Cancelliere avrebbe esercitato pressioni sul professore, spingendolo a interrompere i contatti con una studentessa ritenuta, secondo Polan, l'autrice anonima di una denuncia contro l’Ateneo. A prescindere dalla veridicità della denuncia e dall'identità dell'autrice, è fuori dalle competenze di un abate – tanto meno dell'abate primate della Confederazione Benedettina e Gran Cancelliere dell'Ateneo – imporre a un monaco, e ancor più a un abate, chi possa o non possa incontrare, specialmente se si tratta di una studentessa iscritta all'università in cui questo professore insegna. Questi comportamenti, già stigmatizzati in passato su queste pagine, si ripetono con preoccupante costanza. È un errore diffuso nella Chiesa adottare un atteggiamento paternalistico, trattando sacerdoti e monaci come individui da rieducare, piuttosto che come adulti responsabili. Se l'intenzione è permettere le denunce anonime, non ha senso poi perseguitare coloro che si sospetta possano averle presentate, considerandole false o dannose per l'Ateneo. Se si ritiene che le denunce anonime siano problematiche, sarebbe più coerente abolirle, ma ciò non giustifica in alcun modo ritorsioni verso i denuncianti o i docenti. Estirpando la pessima prassi dell’anonimato, condannata da SNP in numerose occasioni, si garantirebbe anche la possibilità di agire in giudizio contro coloro che sono autori di calunnie.

Violazione delle norme
Non vogliamo però soffermarci sul pretesto – ovvero questa studentessa – utilizzato da Polan per accanirsi contro questo abate. Il comportamento di Gregory Polan, che ha agito con spirito punitivo sostenendo che il professore "non ha obbedito a un suo ordine", costituisce un abuso di potere. È fondamentale chiarire che un monaco non ha l'obbligo di obbedienza quando l'ordine impartito è manifestamente illegittimo. Inoltre, è bene sottolineare che ogni monaco che insegna nell’Ateneo rimane sottoposto all'autorità dell'abate del proprio monastero di appartenenza e l’Abate Primate non può intervenire sulla sua vita privata. Quale superiore e abate della comunità residente, peraltro, Polan non può imporre ai monaci chi incontrare e chi no sulla base di elucubrazioni.
Come spesso avviene nelle realtà ecclesiali, – monasteri, conventi, seminari, episcopi, curie, ecc… - le decisioni vengono prese senza adottare provvedimenti giustificati dal diritto ma con azioni diffamatorie e pressioni sulle persone e i loro superiori. Gregory Polan, a seguito di un colloquio nel quale il sacerdote polacco aveva fatto presente che questa richiesta era ingiustificata, ha esercitato pressioni sull’abate del monastero al quale il monaco-abate appartiene. Non avendo ottenuto ciò che voleva, ovvero il “ritiro” del monaco dall’Ateneo per farlo tornare in Polonia, alla fine del mese di Luglio Polan firma una lettera (la quale non è un decreto né sotto il profilo della forma, né sotto il profilo della sostanza) con la quale comunica: «dal 31 luglio 2024 non avrà più il permesso di abitare a Sant’Anselmo. Le chiedo pertanto di prepararsi fin d’ora affinché sia pronto a liberare la stanza per quella data. La informo inoltre che sui corsi nell’ateneo saranno tenuti da altri docenti». La lettera, allegata alla denuncia che è stata portata a Piazza Pio XII, ha la data del 19 luglio ed è stata consegnata al monaco il 22 e comunica che il 31 l’abate avrebbe dovuto lasciare il Collegio. Un trattamento che non viene riservato neppure ad un criminale. In meno di dieci giorni il sacerdote avrebbe dovuto fare le valigie ed andarsene. Il motivo? Il processo? La condanna? Nulla. Purtroppo, molti di voi che state leggendo questo articolo si rivedranno in questa storia e altri ancora vedranno delle analogie con altre storie. Silere non possum ne ha raccontate diverse, una di queste riguarda Enzo Bianchi, quando Amedeo Cencini continuava a fare mobbing al fine che lasciasse, all’età di settantacinque anni, la casa dove abitava da anni.
«Questo Cristo dal cuore trafitto e ardente è lo stesso che è nato a Betlemme per amore; è quello che camminava per la Galilea guarendo, accarezzando, riversando misericordia; è quello che ci ha amati fino alla fine aprendo le braccia sulla croce. Infine, è lo stesso che è risorto e vive glorioso in mezzo a noi» ha scritto Papa Francesco in Dilexit Nos. C’è da chiedersi se la Sposa di Cristo lo abbia mai conosciuto questo Dio fatto uomo.
Molti si chiedono: quando si concretizza l’abuso di coscienza e l’abuso spirituale? Lo possiamo facilmente spiegare leggendo una seconda lettera che Gregory Polan ha inviato al monaco in questione. Per giustificare il suo abuso d’autorità, l’abate primate scrive: «Sono certo che ti disporrai all’obbedienza, che, come raccomanda il nostro santo padre Benedetto, affinché sia gradita a Dio, deve essere “senza esitazione, senza indolenza e tiepidezza, senza mormorazione o esplicito rifiuto”».
Utilizzare la Regola, la Scrittura, le parole dei Santi per giustificare le proprie idee e i propri giochi di potere è quello che si definisce abuso della coscienza ed è spiegato chiaramente da Dom Dysmas De Lassus nel suo libro “Schiacciare l’Anima”. Difatti, è vero che San Benedetto prevede che il monaco obbedisca ma lo fa alla luce di un altro punto della regola che afferma: «Nella comunità ognuno conservi il posto che gli spetta secondo la data del suo ingresso o l'esemplarità della sua condotta o la volontà dell'abate. Bisogna però che quest'ultimo non metta lo scompiglio nel gregge che gli è stato affidato, prendendo delle disposizioni ingiuste come se esercitasse un potere assoluto, ma pensi sempre che dovrà rendere conto a Dio di tutte le sue decisioni e azioni» Capitolo LXIII - L'ordine della comunità.
In questa vicenda, infatti, non solo l’abate primate ha agito con disposizioni ingiuste e illegali ma vi è stato anche un trattamento di questo abate molto irrispettoso anche da parte di monaci che rivestono ruoli accademici ma non sono abati. Senza dimenticare la diffamazione, quindi dal punto di vista canonico la lesione della buona fama, che Polan e il suo circoletto ha messo in atto come avviene in tutti questi casi di abusi. Anche in questa storia la gerarchia - il rispetto per chi è abate (ed abate lo si è per sempre), ecc… - è stata completamente calpestata. Numerose sono le incongruenze che si possono trovare nei racconti che vengono fatti, lontano dalle telecamere, da parte del Decano dell’Ateneo, Dom Fernando Rivas, O.S.B ed anche dall’ex Rettore Dom Bernhard Eckerstorfer, O.S.B., (oggi eletto abate in Austria). Chi ha l’occhio clinico ormai si rende conto subito di alcune dinamiche che sono evidenti quando l’abuso è stato commesso e bisogna correre ai ripari. Sulla base di quanto Rivas afferma ci sarebbe da chiedersi come ha esercitato la propria autorità quando era abate del suo monastero. Parlare di "obbedienza impossibile" per giustificare un atto che non è legale, è un utilizzo strumentale della Regola di San Benedetto al fine di coprire un proprio agire dispotico e abusante.

In primo luogo, ci si ritrova innanzi a persone che sviliscono l’accaduto: «Si vabbè il Codice di Diritto Canonico dice questo ma sai che non funziona così. Lui è l’abate primate… può farlo». Il Codice, quindi, è un libro da tenere in soffitta a prendere la polvere. In realtà, però, le cose non funzionano così e le norme servono proprio ad evitare abusi dell’autorità. Se gli Statuti prevedono che il professore stabile non può essere rimosso senza giustificato motivo allora bisogna agire secondo quanto riferiscono gli Statuti.
Quando, però, si agisce per “coprire” l’operato illegale di qualcuno si fanno danni e non si segue il filo logico della coerenza. Difatti, se la scelta di cacciare un professore viene adottata dall’Abate Primate (ovvero, il Gran Cancelliere) ai sensi del punto 19b degli Statuti, questo significa che avviene per “esonerarlo dall’incarico per grave motivo”. Questo provvedimento deve essere emesso secondo quanto previsto dagli Statuti che stabiliscono: «I docenti stabili possono essere esonerati dal Gran Cancelliere dall’incarico di insegnare per un grave motivo. Questo esonero, salvo il diritto del docente di ricorrere alla Santa Sede, deve essere considerato come soluzione estrema, qualora la questione non possa essere composta né con un colloquio tra il Decano di Facoltà o il Rettore e il docente rispettivo, né con l’esame della causa ad opera di una commissione nominata dal Rettore, dinanzi alla quale il docente potrà difendersi. In caso grave o più urgente il Gran Cancelliere sospenda per un periodo il docente, finché non sia conclusa la procedura ordinaria». In questo caso viene coinvolto anche il Rettore, il quale, sempre secondo gli Statuti, ha il compito di «curare la nomina dei docenti, la loro promozione o sospensione». Per potersi “salvare” da ricorsi alla Santa Sede, che, come abbiamo visto, sono previsti anche dagli Statuti, Gregory Polan ha scritto, in una seconda lettera, che non ha autorizzato la residenza del monaco nell’Abbazia Primaziale di Sant’Anselmo ai sensi dell’articolo 64 della Lex Propria dimenticando però che nella prima missiva specificava inoltre che i corsi del monaco professore sarebbero stati affidati ad altri docenti.

Pertanto, oltre a dimenticare che la Lex Propria prevede: «Regimen tamen in Collegio ita disponet ut moderatio vitae communis habitualiter Priori Collegii delegetur», Polan tenta di fare proprio ciò che la Regola di San Benedetto definisce “scompiglio”. La volontà del Primate, infatti, era ab initio quella di far apparire l’“esonero”(SPASA, 19b) come un “revoca al proprio monastero” (SPASA, 19c). Per questo motivo Polan cercò la spalla dell’abate dell’abbazia polacca. Non essendo riuscito a manipolare l’abate polacco allora ha provveduto in autonomia togliendo i corsi e sbattendo fuori il professore dal Collegio.
Quando l’avvocato del monaco ha fatto pervenire il ricorso, Polan ha quindi dovuto riprendere in mano la legge ma ha fatto non pochi pasticci. Difatti, da quello che emerge nella sua seconda lettera di agosto, si parla solo di revoca della possibilità di risiedere a S. Anselmo. Questo, però, è falso e, soprattutto, non risiedere a S. Anselmo non comporta automaticamente l’interruzione dell’insegnamento. Si può insegnare lì e risiedere in un altro monastero, ad esempio. Ma le parole dell’Abate Primate sono smentite dallo stesso Dom Eckerstorfer il quale ha rivendicato la scelta di revocare i corsi adducendo, addirittura, che questo non è un compito dell’abate ma del Rettore Magnifico. Tale affermazione, però, conferma che l’Ateneo ha agito contra legem in quanto gli Statuti prevedono chiaramente che è compito esclusivo dell’Abate Primate “consentire la richiamata dei docenti benedettini ai loro monasteri” (SPASA, 8b2°). Al Rettore Magnifico, invece, è affidato il compito (condiviso anche con il Gran Cancelliere) di sospendere i docenti (SPASA, 9°4°).
Se questo è il modus agendi con cui Eckerstorfer pensa di svolgere il suo nuovo compito di Abate di Kremsmünster, non possiamo che fare tanti auguri ai monaci.
La sicumera con cui alcuni vescovi, abati e in generale superiori, agiscono è evidente anche quando si parla della vita delle persone che sono loro affidate: «Non esiste alcun “vincolo contrattuale” tra un religioso e il Collegio e/o l’Ateneo» (Lettera Gregory Polan, 9 agosto 2024). Questo aspetto sarà da approfondire in generale rispetto a tutti gli atenei pontifici. Difatti, Silere non possum aveva già evidenziato come, nel silenzio delle autorità vaticane, anche l’Università Gregoriana riserva ai presbiteri docenti un trattamento che è degradante sia sotto il profilo delle tutele normative e previdenziali, sia sotto il profilo della remunerazione che è ben inferiore a quella prevista per gli insegnanti di qualunque ateneo italiano. Questo modo di agire è comune anche nelle diocesi dove se il docente è presbitero guadagna una miseria ma se è laico prende il triplo. Da quando la dignità del lavoratore dipende dalla sacra ordinazione presbiterale? Siamo passati dalla padella alla brace?
Il fatto, poi, che non vi siano contratti è ancor più preoccupante proprio perché vengono commessi abusi di questo genere a danno dei docenti anche quando, in realtà, le norme sono chiare. L’abate docente, infatti, ha seguito correttamente la procedura prevista dagli Statuti ed ha fatto – come prevede l’articolo 19b – ricorso al Dicastero per la Cultura e l’Educazione, il quale è tenuto ad intervenire immediatamente per quanto concerne l’attività dell’Ateneo e l’operato di Gregory Polan come Gran Cancelliere.
Per quanto riguarda l’operato di Gregory Polan come Abate Primate, e ai sensi della Lex Propria proprio come ha voluto specificare lui anche come Abate del Collegio San Anselmo, è compito del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica valutare con attenzione gli abusi di coscienza commessi ed anche le gravi violazioni della legge civile italiana messi in atto. Difatti, fra le altre cose che davvero tolgono le parole di bocca, vi è il fatto che il Collegio ha – lo ricordiamo per chi fosse smemorato non vi sono accuse di alcun tipo, non vi sono procedimenti o provvedimenti canonici, non vi è nulla – richiesto al Comune la revoca della residenza anagrafica del monaco dal Sant’Anselmo e gli ha svuotato la stanza toccando e frugando nelle sue cose personali.
Questo è ciò che fanno con i monaci benedettini a Sant’Anselmo, con i laici come Grillo e Cardinali, invece, firmano contratti da migliaia di euro al mese e i gravi scandali che provocano con le loro azioni e le loro teorie non importano a nessuno. A Piazza Pio XII qualcuno è intenzionato ad agire oppure sono troppo impegnati a promuovere la suora prefettA e il sotto-segretario che specula sulla malattia del Papa carpendogli libri sulla poesia?
F.P. e d.A.S.
Silere non possum