Diocesi di Milano

Milano – Per i fedeli di rito ambrosiano oggi comincia l’Avvento, molto prima rispetto al rito romano. Non si tratta di un dettaglio marginale, ma della traccia concreta di una storia liturgica più antica, che custodisce una teologia distinta e una pedagogia spirituale precisa. In questo rito, infatti, l’Avvento non è un semplice tempo di preparazione al Natale: è un cammino che abbraccia l’intero arco della storia della salvezza, dalla promessa profetica all’incarnazione del Verbo, fino all’attesa ultima del ritorno glorioso di Cristo.

La spiegazione più immediata è contenuta nell’Introduzione al Lezionario ambrosiano, dove si legge che in questo tempo “il popolo cristiano si dispone a rivivere la pienezza dei tempi alla luce dell’attesa escatologica, che orienta il cammino dei credenti nella storia e li guida verso il loro definitivo riscatto nel trionfo glorioso del Signore”. La pienezza dei tempi è la venuta del Figlio di Dio nel grembo della Vergine; l’attesa escatologica riguarda invece la fine dei tempi e il ritorno di Cristo. L’Avvento ambrosiano tiene insieme entrambe le dimensioni: memoria dell’incarnazione e tensione verso il compimento finale.

Le origini di un Avvento “lungo”

Questo tempo, nella sua forma storica, non nacque subito come preparazione al Natale. Nei primi secoli la parola Avvento indicava un gruppo di Domeniche posto al termine dell’anno liturgico, che allora cominciava il 25 marzo. Erano le Dominicae de adventu, incentrate sulla venuta finale di Cristo. Solo più tardi, soprattutto nei territori extra-romani, si iniziò a percepire la necessità di un periodo dedicato anche all’attesa dell’incarnazione, modellato sulla Quaresima che già preparava alla Pasqua. È fuori Roma – in Spagna, nelle regioni gallicane e nell’Alta Italia – che l’Avvento assume per primo una struttura stabile, già nel IV secolo, e dura sei o sette settimane, diventando una vera “Quaresima di san Martino”. Il nome deriva dall’inizio del periodo, fissato alla domenica successiva all’11 novembre, festa del santo. Questa antica tradizione si consolida a Milano e non verrà più modificata.

A Roma, invece, l’Avvento appare più tardi. Nel V secolo, con Leone Magno, non se ne trova ancora traccia. Sarà solo dopo il Concilio di Calcedonia (451), quando cresce la riflessione sul mistero dell’incarnazione, che anche la Chiesa romana introdurrà un periodo di preparazione specifico. Il primo documento che lo attesta è il Lezionario di Capua, nel VI secolo. La sua durata iniziale è di cinque settimane, poi ridotte a quattro, e non tutte complete. Ecco, dunque, la radice della diversità: la Chiesa ambrosiana conserva la forma più antica, mentre Roma adotta una revisione più breve, che diventerà quella universale per il rito romano.

Un tempo penitenziale, ma pieno di gioia

L’Avvento ambrosiano, come quello dei Paesi gallicani, assunse presto un carattere penitenziale modellato sulla Quaresima: astinenza, digiuno in alcuni giorni, sobrietà liturgica. Anche i segni erano analoghi: colore morello, uso ridotto dell’organo, omissione del Gloria, fiori assenti. Tuttavia, né le letture né le antifone, soprattutto quelle profetiche di Isaia, né i testi del Messale persero mai la tonalità originaria: una attesa gioiosa, carica di speranza, orientata alla venuta del Signore più che al sentimento della penitenza. Questa gioia cresce nella fase finale del cammino e culmina nella VI domenica, chiamata dell'Incarnazione, in cui si celebra la Divina Maternità di Maria e si usa il bianco. Tutta la liturgia ambrosiana conduce verso questo momento: la Parola richiama le aspirazioni di Israele, le voci dei profeti, fino all’annuncio del Battista, precursore di Colui che viene.

Le sei domeniche dell’Avvento ambrosiano

Il ciclo è strutturato in modo progressivo, per accompagnare la comunità attraverso l’intera storia dell’attesa:

1 Domenica della venuta del Signore
2 Domenica dei Figli del Regno
3 Domenica delle profezie adempiute
4 Domenica dell’ingresso del Messia
5 Domenica del precursore (Giovanni Battista)
6 Domenica dell’Incarnazione

È un percorso che non riproduce semplicemente il calendario romano allungandolo: segue invece una teologia sistematica della venuta di Cristo, distribuita dall’annuncio profetico fino al compimento nel grembo di Maria.

Un Avvento che custodisce tutta la storia della salvezza

Oggi, dunque, nel rito ambrosiano non comincia solo un tempo di preparazione al Natale. Comincia un percorso che unisce memoria e attesa, incarnazione e parusia, profeta e compimento. È un tempo in cui la Chiesa, come afferma il Lezionario, “rinnova l’aspirazione d’Israele e dell’intero creato alla salvezza”, guardando insieme al Bambino che viene e al Signore che tornerà. Per questo l’Avvento ambrosiano è rimasto lungo: perché conserva intatto il respiro dei secoli, la profondità di un cammino che non vuole accorciare la salvezza ma abbracciarla tutta.

d.A.D.
Silere non possum