Jorge Mario Bergoglio passerà alla storia come il pontefice più controverso del terzo millennio. Questa è la sentenza che emettono diversi porporati e vescovi all’interno delle sacre mura. Ed è naturale che sia così visto che per tutti questi anni Papa Francesco ha elemosinato approvazione mediatica a destra e a manca.
Un papato caratterizzato da una miscela di elogi entusiastici e critiche taglienti. In molti lo considerano un pontefice riformatore ma altrettanti sottolineano le contraddizioni emerse nel corso del suo ministero. Queste incongruenze riflettono tensioni interne alla Chiesa cattolica che Bergoglio non ha spento ma ha fomentato. Un esempio, fra i tanti possibili, è quello della liturgia che il suo predecessore aveva saggiamente cercato di placare.

“Fate ciò che dicono…”

Uno degli aspetti più celebrati di Papa Francesco è il suo impegno per i poveri. Il suo stile di vita apparentemente sobrio, il rifiuto dell’appartamento papale e delle auto di rappresentanza, i frequenti richiami all’attenzione per gli ultimi hanno conquistato, per un primo momento, l’opinione pubblica. Tuttavia, queste scelte simboliche sono state talvolta messe in discussione per la loro coerenza con le sue scelte occulte, alle quali ha cercato di non dare troppo rilievo mediatico. I suoi legami con uomini potenti e controversi della politica che portano valigette di denaro a Santa Marta, le spese pazze di realtà da lui benedette come la Fabbrica di San Pietro, ecc…
Per non parlare del richiamo continuo alla misericordia che si è scontrato sempre con la realtà che offre spaccati inquietanti della quotidianità di Bergoglio. Persone cacciate, scenate e arrabbiature che i collaboratori si sorbiscono ogni giorno, giudizi inappellabili contro chi lui etichetta come nemico, ecc…
In questi anni è emerso in modo chiaro come vi siano due personalità che convivono. Quella aperta agli omosessuali e quella che li definisce “froc*”, quella irreprensibile contro gli abusi e quella che protegge i suoi amici (Zanchetta, Rupnik…), quella che condanna la corruzione e quella che si allea ai corrotti, ecc… La lista sarebbe molto lunga.

Carrierismo ed episcopato

Un punto della propaganda che il cardinale Bergoglio si portava dentro alle stesse Congregazioni Generali preparatorie al Conclave del 2013 era proprio quella del “carrierismo”. Durante questo pontificato, però, il carrierismo è esploso all’ennesima potenza. Nel 2014 sui quotidiani non si faceva altro che intervistare il cardinale Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Sembrava essere l’unico membro del Sacro Collegio. Oggi ne sentite parlare? No, eppure è vivo. Anche lui si è accorto come funziona il metodo Bergoglio: usa e getta. 
Kasper è un uomo pieno di ideologie e definirlo cattolico è veramente una forzatura. Durante il Pontificato di Benedetto XVI è stato uno dei suoi più grandi critici. Al termine del suo mandato Ratzinger scelse un uomo di ferro per sostituirlo: lo svizzero Kurt Koch.

Bisogna riconoscere, però, che a differenza di tanti altri ha un pensiero – fuori dalla comunione cattolica ma pur sempre un pensiero.
Quelli erano gli anni in cui i vari giornalai lo inseguivano per le interviste volte a somministrare, come vere e proprie pilloline, le idee all’avanguardia, in particolare su donne e matrimonio. Kasper è servito al Papa per far passare, nell’indifferenza più generale, un documento come Amoris Laetitia. Doveva funzionare come la parte teologica di cui Bergoglio chiaramente si disinteressava. 

La schiavetta Stefania Falasca, illustre ed intelligente signora del giornalismo amica di Jorge Mario, il 1° marzo 2014 intervistò Kasper sul quotidiano Avvenire. Il porporato tedesco le disse: «Mi chiedo inoltre: è indispensabile che tutti i segretari dei dicasteri vaticani debbano essere vescovi? Nella Curia c’è oggi un’alta concentrazione di vescovi. Tanti svolgono funzioni di burocrati, e questo non va bene. Il vescovo è un pastore. La consacrazione episcopale non è un’onorificenza, è un sacramento, riguarda la struttura sacramentale della Chiesa. Perché dunque è necessario un vescovo per svolgere funzioni burocratiche? Qui, a mio avviso, si rischia un abuso dei sacramenti. Neppure il cardinale Ottaviani, storico segretario della Congregazione del Sant’Uffizio, era vescovo: lo divenne dopo, con Giovanni XXIII»

A questa precisazione Falasca fa seguire un Tornando alla questione femminile…”. Come a dire, vabbè parliamo d’altro. Il cardinale, però, aveva fatto una considerazione al fine di criticare il passato ma non si rendeva conto che era nel pieno di un’esacerbazione del problema. L’episcopato è un sacramento, appunto. 

Mentre ci sono coloro che gridano alla necessità di donne in luoghi di potere offrendo uno spaccato tristissimo della Chiesa dove si continua dare spazio a represse in cerca di poltrone (per fortuna ci sono le monache che sono il vero pilastro della Chiesa!), questo è il pontificato che ha più deturpato il volto di Lumen Gentium.

L’episcopato
è divenuto una medaglia da attribuire piuttosto che un sacramento. Un titolo, una benemerenza. Ciò è si tanto vero che quei vescovi che esercitano la loro autorità ed autonomia vengono subito cacciati e rimossi. Questo è il grave dramma che ci troviamo a vivere e qualche “pseudo canonista” non comprende quando tenta di ingannare la gente sostenendo che il potere nella Chiesa deriva dalla “missio canonica”. «Il grave problema è che questo è il primo Papa che il Concilio Vaticano II non lo ha vissuto», ha commentato un porporato nei giorni scorsi. Ed è secondo questo personalismo del Papa che il Decano della Rota Romana è stato nominato arcivescovo, il Maestro delle Cerimonie idem, i sottosegretari diventano vescovi e cardinali, ecc... 

La Curia Romana nell’era di Francesco

Al momento attuale abbiamo Dicasteri che sono guidati da laici con segretari e sotto-segretari cardinali, vescovi e presbiteri. Altri sono guidati da religiose con passa carte cardinali. Nelle numerose interviste sarebbe utile se questi giornalai chiedessero al Papa che idea ha del terzo grado del sacramento dell’ordine, in modo da comprendere che senso ha consacrare vescovo un sotto-segretario di un Dicastero.  Lo stesso discorso bisogna farlo per le diocesi. In questi anni Papa Francesco ha nominato cardinali in diocesi che non erano sedi cardinalizie. Questo avviene perché per Francesco episcopato e cardinalato sono un premio che il Papa concede a chi si dimostra fedele alla sua visione di Chiesa. Viene meno anche l’aspetto del “santo popolo di Dio” di cui Bergoglio si è spesso riempito la bocca. A volte questi neo nominati dicono: “Il Papa riconosce nella mia nomina la validità di questa diocesi, di questo popolo”. Falso. Il Papa nomina a simpatia, tanto è vero che i nomi se li scrive da solo. Certo, poi c’è chi gli fa conoscere le persone e gli dà consigli. È per questo che qualcuno, in quel breve periodo di innamoramento che come sappiamo dura pochissimo, è riuscito a ficcare dentro qualche nome sano.

Una Chiesa sempre meno sacra

Si tratta di un atteggiamento in linea con la società attuale. Se non la pensi come me, sei fuori. È un ragionamento che fanno un po’ tutti questi giornalisti, uomini della televisione. Anche il Premier italiano lamentava questo atteggiamento nei giorni scorsi in Conferenza Stampa con i cronisti. Se il tuo pensiero è diverso da quello più forte, che occupa la televisione, i giornali e che piace ai potenti economici del mondo, allora ti metto a tacere. “Non diamogli spazio, non diamogli voce” è il mantra che si sente nelle redazioni. Ed è ciò che hanno fatto per anni con Benedetto XVI. Se ne parlavano era solo per attaccarlo. 

Francesco ragiona in modo politico e la composizione del Sacro Collegio l’ha sempre studiata in questo modo. Stiamo andando sempre più verso un Conclave-Parlamento. Ed è un dato di fatto che il Conclave sarà sempre meno "curiale". Sbaglia chi pensa che tutti coloro che finiranno in Cappella Sistina hanno le stesse idee di Francesco, come abbiamo dimostrato oggi un progressista come Kasper comunque non condivide affatto molte scelte. Certamente, però, quasi tutti coloro che lui ha scelto - ad eccezione di qualche errore che gli è scappato (sic!) - rientrano in quel mare magnum di persone che vedono la Chiesa come un luogo ove preoccuparsi di temi socialmente e politicamente interessanti e non di Gesù Cristo.