Da quando Papa Francesco è morto, l’informazione prodotta da molti giornalai ha continuato a seguire il medesimo schema ideologico e distorto che ha contraddistinto i dodici anni del suo pontificato. Si tratta di un racconto parziale, spesso non veritiero, infarcito di inesattezze, quando non totalmente inventato. La situazione è aggravata da un esercito di personaggi che, pur non avendo mai ottenuto un tesserino da giornalista o accreditamento, si spacciano per esperti vaticanisti: in realtà, il loro interesse non è per la Chiesa, ma è un vero e proprio feticcio per il potere, che non sanno neppure osservare e raccontare.

La deriva diventa ancora più drammatica quando alcuni prelati, come Gianfranco Ravasi, continuano a rilasciare interviste, contribuendo così alla manipolazione dell’informazione. Stamattina, ad esempio, diversi cardinali sono stati letteralmente assaliti dai giornalisti, impossibilitati a camminare liberamente in Piazza San Pietro. Tra loro, Iacopo Scaramuzzi, penna de La Repubblica e perfetto esempio di analfabetismo funzionale, si è messo a rincorrere chiunque si avvicinasse ai cancelli laterali del Palazzo del Sant’Uffizio, tentando di raggiungere l’aula nuova del Sinodo.

Nel frattempo, si aggira ovunque Elisabetta Piqué, storica amica di Jorge Mario Bergoglio, che era solita chiamarlo “Padre Jorge”. Una presenza invadente che infastidisce non pochi porporati. Più di uno, infatti, ha commentato con amarezza: “Mai più un sudamericano!”. Ed è difficile dar loro torto: il Vaticano ha vissuto una delle sue fasi peggiori sotto l’influenza argentina. In un contesto già segnato dal familismo amorale tipico dell’Italia, l’arrivo di molti argentini — chierici e laici — ha solo peggiorato la situazione. Oggi, ovunque ci si volti, si incontra qualcuno legato a Buenos Aires che porta dentro le mura leonine “amichetti” e “ragazzini”.

Poi c’è Maria Antonietta Calabrò. Lei, ad esempio, si limita a scrivere sotto dettatura, riportando episodi mai accaduti ma che le vengono raccontati da qualche silurato per confondere un po’ le carte e creare nemici da colpire. I suoi articoli, però, titolati come un romanzo di Dan Brown, fanno gola agli editori, seppur questi si lamentino con i colleghi dicendo che “non sono letti da tante persone”. Ma dai? Le persone ormai sono stufe di sentire sciocchezze, non si fanno più ingannare dai titoli clickbait.  Nonostante la sua irrilevanza nel panorama informativo, continua a “starnazzare” contenuti grazie a fonti opache, come Alessandro Diddi, che le fornisce documenti riservati. La Calabrò passa così le sue giornate chiusa in casa sua, da cui trasmette dirette in compagnia di millantatori spacciatisi per preti, come chi scriveva su L’Espresso, allontanati perfino da Radio Radicale.

Cardinale Becciu: le teorie farlocche

Le falsità non si fermano qui. In merito alla presunta esclusione del cardinale Angelo Becciu dal conclave, sono state dette autentiche sciocchezze. Tra chi ha contribuito alle calunnie figura Francesca Immacolata Chaouqui, la quale continua a contattare giornalisti al fine di far scrivere cose non vere e questi analfabeti seguono l’analfabeta per eccellenza. Non solo continua a millantare conoscenze e contatti, ma è arrivata ad affermare in una trasmissione radiofonica di aver incontrato il Papa pochi giorni fa, cosa totalmente falsa. Silere non possum è in grado di smentire ufficialmente questa notizia. Chaouqui sostiene di avere accesso a documenti riservati, ma durante il suo mandato ha guidato una commissione che ha creato più danni al pontificato che benefici. Come dimostrano le sentenze, i documenti di cui parla sono stati tutti pubblicati da giornalisti privi delle competenze basilari: incapaci persino di leggere, si sono limitati a scannerizzare e diffondere, sotto la pressione di questa donna disperata. Condanna per cui il Papa non ha mai voluto concederle la Grazia ma lei continua a raccontare di essere sua amica (sic!). 

Una figura problematica, la Chaouqui, che ha arrecato danni enormi al pontificato. Resterà una macchia indelebile che ha iniziato a dipanarsi sul nome di Bergoglio pochi mesi dopo la sua elezione. Non a caso Chaouqui è amica di Alessandro Diddi, come mostrano inequivocabilmente i messaggi WhatsApp pubblicati da Silere non possum. Anche Maria Antonietta Calabrò è legata a Diddi, da cui riceve materiale riservato e coperto da segreto. Quest’uomo, che ha procurato gravi danni alla Santa Sede, dovrebbe essere tra i primi ad essere allontanato con l’elezione del nuovo Papa.

A rafforzare l’assurdità del dibattito su Becciu, si aggiunge la questione dell’interdizione dai pubblici uffici, condanna ricevuta in primo grado e neppure definitiva. Chi sostiene che ciò gli impedirebbe di partecipare al conclave dimostra di non conoscere né il Vaticano né la Chiesa cattolica. La Santa Sede non è una pubblica amministrazione, e l’accesso al conclave non può essere determinato da una condanna emessa da un tribunale, peraltro composto da laici. 

La decisione se Angelo Becciu potrà partecipare al conclave spetta solo ed esclusivamente al Collegio Cardinalizio
. Del resto, secondo il canone 349 del Codice di Diritto Canonico, la partecipazione ai concistori e al conclave è un diritto e un dovere del cardinale. Il canone 351, §2, specifica che dal momento della pubblicazione del decreto di creazione cardinalizia, il porporato gode dei diritti previsti dalla legge. Il decreto che ha creato Becciu cardinale è stato pubblicato il 28 giugno 2018. Non esiste alcun atto giuridico successivo che lo privi di quei diritti, né vi è prova che vi abbia mai rinunciato. Un bollettino diffuso in fretta e furia per dimostrare di avere il capro espiatorio di un’inchiesta farlocca non ha valore legale se non accompagna un vero atto giuridico. E quell’atto, firmato dal Papa, non esiste.

Oltre alla questione giuridica, bisogna ricordare che Becciu è stato ammesso personalmente da Papa Francesco al concistoro del 2022. Il Papa, pur essendo il Supremo Legislatore, non può sostenere che il cardinale di Santa Romana Chiesa può partecipare ad un concistoro ma non ad un Conclave. Non è mai accaduto nella storia della Chiesa, sarebbe impensabile e ingiustificato. Se davvero qualcuno volesse escluderlo dal conclave, inoltre, oggi dovrebbe spiegare allora perché è stato incluso nelle congregazioni generali. Contrariamente a quanto affermato dalla Sala Stampa della Santa Sede — composta da giornalai analfabeti — il decano del Sacro Collegio non “convoca tutti”, ma solo coloro che ne hanno diritto. Altrimenti, chiunque potrebbe entrare nell’aula nuova del Sinodo.

Il sito ufficiale della Sala Stampa, inoltre, è pieno di errori. Alcuni hanno criticato Silere non possum per averlo "fatto notare troppo spesso". Oggi quegli stessi critici devono ammettere che quei rilievi erano non solo fondati, ma necessari. Lo stesso Codice di Diritto Canonico non è stato aggiornato puntualmente rispetto alle frequenti modifiche introdotte da Papa Francesco. Persino la Universi Dominici Gregis, costituzione apostolica che regola il delicatissimo periodo attuale, è stata aggiornata solo nelle ultime ore, nonostante le modifiche apportate da Benedetto XVI prima della sua rinuncia. Alla fine, l’accesso al conclave spetta a chi ne ha diritto secondo i documenti ufficiali e gli atti giuridici validi. Al momento, Angelo Becciu ha pieno diritto a parteciparvi: nessun documento firmato dal Papa lo ha privato di ciò. Avendo inoltre meno di ottant’anni, non si può neppure applicare a lui la norma che esclude gli ultraottantenni dal voto ma non dalle Congregazioni generali. Sarebbe illogico, esattamente come lo è gran parte della narrazione costruita su questa vicenda.

La tomba semplice, "non come i predecessori"

E poi, ci sarebbe da ridere — se non fosse triste — davanti all’ultima bufala diffusa dalla stampa: quella sulla tomba di Papa Francesco. I giornalai hanno stravolto le parole del suo testamento, come se avesse rotto una tradizione. Il Pontefice ha semplicemente chiesto di essere sepolto nella terra, senza particolari onori, con la sola scritta “Franciscus”. Cosa ci sarebbe di così sorprendente? Anche San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI riposano nella nuda terra, con il solo nome pontificale inciso. Se mancheranno le date, nulla di preoccupante: sono stati anni indimenticabili, nessuno se li scorderà. Questo è certo.

d.M.T.
Silere non possum