Silere non possum reflects on the Synod and the document presented by the superiors of some Catholic religious institutes
🇬🇧 Synod on Synodality: what is the destination?
“I contorni del processo sinodale stanno diventando sempre più chiari. Fornisce un megafono per le opinioni non ecclesiali”. Ad alzare la voce è S.E.R. Mons. Rob Mutsaerts, vescovo della diocesi di ‘s-Hertogenbosch, nei Paesi Bassi. Sul suo blog il prelato ha scritto: il documento sinodale presentato recita “Ciò significa una Chiesa che impara, ascoltando, a rinnovare la sua missione evangelizzatrice alla luce dei segni dei tempi, per continuare a offrire all’umanità un modo di essere e di vivere in cui tutti possano sentirsi inclusi come protagonisti”. Ma chi sono coloro che si sentono esclusi, si chiede Mutsaerts? “In breve, coloro che non sono d’accordo con gli insegnamenti della Chiesa cattolica”, risponde.
Non si tratta dell’unico vescovo che ha chiesto al Papa più prudenza rispetto al metodo con cui si sta conducendo questo cammino sinodale. Piuttosto che un ascolto di tutti, questo evento straordinario sta diventando una battaglia a suon di tweet che rischia di dar voce solo a chi urla di più. Alla fine, le posizioni più in comunione con i bisogni della società, ottengono le prima pagine sui giornali e coloro che continuano ad affermare la natura della Chiesa, vengono volutamente silenziati dai media.
“La missione della Chiesa, afferma Mutsaerts, non è questa. Non si tratta di esaminare tutte le opinioni e poi trovare un accordo. Gesù ci ha comandato un’altra cosa: proclamare la Verità; è la Verità che vi renderà liberi”.
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La Chiesa Cattolica ha un problema
Nelle scorse ore anche l'Unione delle Superiore Generali e l'Unione dei Superiori Generali ha presentato un documento che raccoglie le posizioni di coloro che hanno risposto alle domande rivolte loro. Non si tratta di tutti i superiori e le superiore, sia chiaro, ma la partecipazione è stata di 224 congregazioni, 169 femminili e 55 maschili. Il documento desta particolare preoccupazione e deve necessariamente portare ad una riflessione. Scrivono: "alcuni esprimono scetticismo sul fatto che, in alcune diocesi o parrocchie, le voci critiche possano essere ascoltate senza essere censurate".
In sostanza le superiore e i superiori generali, in un documento indirizzato al sinodo istituito per "ascoltare tutti", lamentano che venga data la possibilità, ai critici, di esprimere la loro idea. Questo è solo l'inizio di un documento che ha dell'incredibile. Un tono aggressivo e sprezzante verso il ministero sacerdotale e verso coloro che chiedono di mantenere l'attenzione sulle questioni fondamentali della fede e non sul sociale.
Il clima che si è diffuso, oggi anche fra i religiosi, è di odio verso coloro che predicano una Chiesa concentrata sulla sua natura principale: affermare la Verità. Se negli anni scorsi le parole più utilizzate era Concilio e Sinodalità, oggi si è aggiunta Clericalismo. Nessuno ha ancora chiaro cosa voglia dire, cosa sia e cosa non sia il clericalismo ma tutti ne parlano. "Lo dice il Concilio", era ed è la frase con cui si sono giustificate tutte le azioni più assurde sopratutto in ambito liturgico. Se, per disgrazia, chi l'ha pronunciata si trova di fronte qualcuno che questa benedetta Costituzione Sacrosanctum Concilium se l'è letta, scoppia il caos. La discussione, sempre e comunque, termina con l'accusa di essere fondamentalisti, troppo legati alla legge, alle regole. Eppure, Joseph Ratzinger all'impertinente giornalista della RAI rispose: "Etichettare un documento come fondamentalista, è un modo di sottrarsi al dialogo, è un modo per dire io non parlo con te". Ancora una volta non possiamo che essere d'accordo con il Santo Padre emerito. Ogni volta che non ci sono argomenti o si è consapevoli di essere nel torto, si procede chiudendo il dialogo.
Oggi, chiunque afferma che il sacerdote è colui che deve presiedere e celebrare l'eucarestia, occuparsi dell'amministrazione dei sacramenti e della cura delle anime , viene etichettato come clericale. Ma come è possibile che dei religiosi e delle religiose non riconoscano l'importanza del carattere sacerdotale e della grazia? Tommaso da Kempis scrive: «ogni volta che celebra, il Sacerdote rallegra gli Angeli del cielo, edifica la Chiesa della terra, e procura sollievo ai defunti». Questo non comporta, come qualcuno vuol far credere, che il sacerdote è ipocrita, si sente più importante degli altri, più potente, ecc...Assolutamente no. Piuttosto il sacerdote ha una responsabilità. Per tale motivo dovrà risponderne a Dio. Certo, non mancano gli esempi di sacerdozio vissuto indegnamente, ma non si può sostenere che questi soggetti siano la prassi. Non si può eliminare il sacerdozio, colpirlo, perchè qualcuno ha creato scandali. Scriveva il Crisostomo: "Quasi communis totius orbis pater est Sacerdos. Curam igitur omnium gerat oportet, sicul et Deus, cujus Sacerdos est". La cura.
Il documento di questi religiosi, diviene, invece, un modo per colpire il sacerdozio in nome della collegialità, della collaborazione... Tendono a demonizzare coloro che invitano i fedeli a mettersi in comunione con la Chiesa, prima di domandare i sacramenti. "La sinodalità è seriamente compromessa quando l’Eucaristia e gli altri sacramenti sono usati come armi di discriminazione e divisione: l’esclusione e la paura sono promosse dal pulpito, soffocando i punti di vista alternativi e responsabili su questioni etiche e morali". Coloro che qualche riga prima lamentavano le opinioni critiche verso il Sinodo, ora si chiedono come è possibile vietare i sacramenti a coloro che non sono in comunione con la Chiesa. I critici vanno ascoltati oppure no?
Ciò che dice Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Mutsaerts, perciò, è corretto: qui si vuole soltanto portare avanti la propria linea nonostante le evidenti contraddizioni. Perché queste persone sono portate a credere che la Chiesa Cattolica sia il centro sociale disposto ad accogliere tutti, a costo di rinnegare sé stessa? Qualunque confessione religiosa ha le proprie regole, le proprie dottrine e a nessuno verrebbe in mente di entrare in una sinagoga e dire: "No, vabbè, da domani gli uomini entrano senza kippah perchè sennò ci sentiamo esclusi". Anzi, ogni qualvolta si accede ci si mette in religioso silenzio e ci si adegua alle regole che dettano i padroni di casa. Ed è giusto così. Anche noi abbiamo visitato la Sinagoga di Roma e quando siamo andati ci siamo adeguati alle loro regole ma non gli abbiamo portato le nostre pretese. È chiaro, se non si è disposti a seguire quel credo, si esce rispettosamente e si torna a casa.
"Il processo sinodale, afferma sempre il vescovo olandese, fino ad oggi assomiglia più a un esperimento sociologico e ha poco a che fare con lo Spirito Santo che dovrebbe risuonare attraverso tutte le voci".
La liturgia: un campo di battaglia
Due schieramenti e diverse armi in mano. Questo è divenuta la liturgia, oggi. Se nel 2013 il clima era di "sopportazione silenziosa", oggi la battaglia è in pieno svolgimento e si utilizzano tutte le armi possibili. Da una parte abbiamo coloro che hanno una ideologia della liturgia e dall'altra abbiamo sacerdoti e fedeli che chiedono di celebrare secondo il vetus ordo. Se scorriamo qualche pagina di giornale, qualche account twitter o ascoltiamo qualche conferenza, ne emerge che "i tradizionalisti odiano la messa nuova, sconfessano il Concilio Vaticano II e portano avanti una guerra che crea divisione nella Chiesa". Eppure, se guardiamo alla realtà, la questione si presenta in modo totalmente opposto. Coloro che vengono definiti "tradizionalisti", con una accezione dispregiativa, semplicemente chiedono di poter celebrare in un rito che ritengono più vicini alla loro sensibilità.
A creare divisione e clamore, però, non sono quest'ultimi ma, piuttosto, coloro che vengono definiti "modernisti". Due termini che vengono utilizzati, troppo spesso, in maniera semplicistica e che non possono definire la Chiesa Cattolica. Anche perchè, diciamocelo sinceramente, al fedele che viene in Chiesa cercando sinceramente il Signore, non importa nulla di come celebrano gli altri. Questo parteciperà ai riti che sentirà più vicini a sé. Di queste battaglie ideologiche si riempiono la bocca coloro che non ricercano sinceramente Dio ma vivono grazie a queste invettive che solitamente lanciano sui social. Uno di questi è Andrea Grillo, il quale si guadagna proprio il pane grazie a queste battaglie ideologiche che porta avanti da anni (con sapienti uomini alle spalle). Se non fosse per la sua ideologia, di certo non insegnerebbe al Sant'Anselmo. Nelle scorse ore ha anche dato dello "scemo" all'Arcivescovo di Bologna, S.E.R. il Sig. Cardinale Matteo Maria Zuppi, solo perchè ha presieduto il Vespro in Rito antico. Neppure ha celebrato la Santa Messa, ha presieduto un Vespro. Tanto gli è bastato per sentirsi dare dello "scemo" da un uomo che non è liturgista e parla di liturgia, non è canonista e parla di diritto canonico.
Ma è possibile che un Cardinale di Santa Romana Chiesa si senta dare dello scemo da un soggetto che insegna in un Pontificio Ateneo? È possibile che un sacerdote venga insultato perchè ha fatto ciò che gli è chiesto da Dio Padre: curare le anime? I fedeli che si sentono vicini al rito antico non hanno diritto a far parte dell'ovile di Cristo. Fine. Questa è la sentenza. Il Sinodo ascolta tutti ma non loro. A noi sembra chiara la contraddizione di questi comportamenti. Anche per quanto riguarda la vita religiosa, sono state ascoltate queste superiore e questi superiori che però non hanno preso in considerazione tutti quei monasteri, anche claustrali, che vivono diligentemente la regola. Quelli che vengono etichettati come "tradizionalisti". Perchè?
Con questo atteggiamento di rifiuto è nata anche la Lettera Apostolica Traditionis Custodes, la quale ha voluto mettere mano "all'uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma". Se con Summorum Pontificum, il Santo Padre (oggi emerito) Benedetto XVI, aveva messo in chiaro che si trattava di un unico rito con due forme, Francesco ha spazzato via tutto sostenendo che "I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II [...] sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano".
In questo modo si è creata una frattura ancor più marcata e si è detto chiaramente: "Vi sopportiamo ma sappiate che non siete benvenuti". Non si può definire diversamente quel provvedimento. Ancora una volta, quindi, Francesco ha scelto di immolare "sull'altare dell'ipocrisia" una parte di fedeli. La giustificazione è stata: "Ci sono troppe persone legate a quel rito che rifiutano il Concilio" e "Ci sono troppi litigi e divisioni". Il Papa, i vescovi, si sono chiesti quanti sono quei gruppi che rifiutano il Concilio Vaticano II? Si sono chiesti chi crea divisione? Non sembra. Altrimenti si sarebbero resi conto che all'interno della Chiesa abbiamo persone che rifiutano dogmi fondamentali della fede, non un Concilio, ma comunque per loro la porta resta aperta. Come abbiamo sottolineato in altri articoli, il problema poi è comprendere quale Concilio viene rifiutato: quello mediatico o quello dei documenti? Perchè la maggior parte di questi fedeli e questi sacerdoti, rifiutano la celebrazione di una Santa Messa che in realtà il Conclio non ha mai autorizzato: quella sui materassini, ad esempio.
Il cammino avviato da Giovanni Paolo II e continuato da Benedetto XVI, invece, era chiaramente volto a far comprendere che questi due riti possono arricchirsi l'un l'altro. Il compito, però, deve essere quello di avvicinare e non di allontanare.
Le religiose e i religiosi, però, sembrano essere chiari: " Un modello patriarcale e gerarchico - che non è quello del Vaticano II –prevale ancora nella comprensione teologica e pratica del ministero e dei tria munera. Tale modello favorisce il clericalismo e trascura la dignità fondamentale di ogni battezzato. La supremazia storica - sociale e culturale - del maschile considera il clero come una razza a parte e motiva un trattamento arrogante e irrispettoso dei laici e impedisce forme di collaborazione e di mutua relazione. L’emergere di giovani preti ultraconservatori, per nulla inclini ad ascoltare le voci alternative è impressionante. La carente formazione teologica e psicosessuale iniziale e permanente dei seminaristi e del clero dà origine a un clericalismo tossico, che si adorna di titoli altisonanti: Santo Padre, Sua Eminenza, Sua Eccellenza, Superiore..."
Chi vuole demonizzare il sacerdozio?
In sostanza il sacerdozio viene attaccato perchè appartiene all'uomo. A noi sembra che la carente formazione teologica appartenga a questi religiosi, non ai preti "ultraconservatori". Queste persone sarebbero capaci di insultare anche nostro Signore definendolo sessista perchè ha scelto 12 uomini e non altro, come apostoli. Tornano poi i termini utilizzati per demonizzare: "ipertradizionalista", "ultraconservatore". Questi superlativi assoluti servono a rendere antipatiche le persone. Cosa significa ULTRA conservatore? Il conservatore è già una persona che vuole "conservare, custodire e mantenere". L'ultra cosa sarebbe? Inoltre, questi aggettivi definiscono più chi li usa, piuttosto che coloro a cui si riferiscono. Se il sacerdote in parrocchia compie il suo dovere, viene definito "ultra conservatore". Infine, utilizzare i titoli corretti significa essere clericali? Ebbene, correremo questo rischio.
Ciò che deve preoccupare è, invece, la dilagante arroganza di un certo laicato, non il contrario. Quello stesso laicato che anela al potere. Durante alcune celebrazioni il sacerdote si sente rimproverare dai laici perchè: ha distribuito l'eucarestia in bocca, ha fatto l'omelia troppo lunga, ha cantato il prefazio, ecc... Non soffermiamoci poi su quei fedeli che non mettono mai piede in Chiesa, arrivano una volta l'anno e vogliono che il sacerdote dica ad ALTA VOCE il nome del defunto che si ricorda nella Santa Messa. Guai se il nome non viene sentito da tutta l'assemblea. Poi ci sono coloro che vogliono le celebrazioni su misura: il matrimonio o il battesimo con il canto d'ingresso del loro cantante preferito, il funerale con processione che passa davanti alla casa dello zio, del fratello e del trisavolo. Queste problematiche non sono forse una preoccupazione? Non sono espressione di una fede più simile ad un talismano? Sensazionalismo? Il sacerdote deve fare attenzione a non soffermarsi più di un minuto sul "riconosciamo i nostri peccati", altrimenti sente sbuffare nell'assemblea perchè poi si fa tardi a pranzo.
La maggior parte di queste persone che recriminano una posizione nella Chiesa, sono persone che non vogliono essere al servizio ma vogliono ricoprire ruoli. Funziona proprio come qui in Vaticano. Difficile trovare il laico che chiede di spazzare nei corridoi. Molto facile trovare persone che da semplici sanpietrini ambiscono ad arrivare agli uffici dirigenziali. Provate a chiedere ad un laico se vi può aiutare, magari chiudendo la porta della Chiesa, mentre voi siete a confessare. Il giorno dopo tutto il paese dirà che siete clericali.
Siamo certi del cammino?
Commentando le parole del Cardinale Mario Grech, il vescovo Rob Mutsaerts dice: "Gesù ha adottato un approccio diverso. Ha ascoltato i due discepoli delusi sulla via di Emmaus, certo. Ma a un certo punto prese la parola e disse loro chiaramente che si stavano smarrendo. Questo li portò a fare marcia indietro e a tornare a Gerusalemme. Se non ci voltiamo, finiremo in Emmaus e saremo ancora più lontani da casa di quanto non lo siamo già".
I superiori e le superiore, nel documento sinodale, scrivono: "Il pulpito diventa un luogo per rivendicare le donazioni; le azioni sacramentali e pastorali diventano mezzi per raccogliere fondi; la Chiesa appare più come impresa che come sacramento di Dio". Ciò che forse bisogna chiarire in prima battuta è che senza il denaro la Chiesa non riuscirebbe a fare ciò che fà. Il Signore, infatti, non demonizza il denaro ma il cattivo uso di quest'ultimo. Gli stessi istituti religiosi a cui appartengono questi consacrati, sono le realtà più ricche che la Chiesa Cattolica ha. La maggior parte delle strutture ricettive sono di loro appartenenza. E, per dirla tutta, avendo loro abbandonato completamente le regole dei loro santi fondatori, queste strutture oggi fruttano anche un sacco di denaro perchè sono trasformate in veri e propri alberghi. Non essendoci più vocazioni, perchè i giovani sono schifati da questo modo di vivere, i vecchi edifici sono stati riadattati. Pertanto, se veramente si vuole promuovere "la trasparenza", come scrivono, lo si faccia pienamente. Proprio in nome della trasparenza, inoltre, è doveroso riferire che l'UISG e l'USG, nonostante le richieste, non ha fornito i dati di coloro che che hanno partecipato a fornire risposte confluite in questo documento sinodale.
Allora la domanda sorge spontanea: ma quanti sono davvero coloro che promuovono queste ideologie? Eppure il Papa ai religiosi lo ha detto più volte: "Stare attenti alle ideologie".
Noi siamo consapevoli che ci sono moltissimi religiosi e moltissime religiose che servono la Chiesa con dedizione e non pensano affatto queste stupidaggini. Molti li conosciamo e condividono con noi le loro perplessità. Uomini e donne che seguono la regola donata dai fondatori e si spendono ogni giorno per servire Dio Padre nel silenzio. Oggi, però, è necessario fare rumore. Bisogna fare sentire la propria voce e dire: la Chiesa non è un parlamento!
L.M. e S.I.
Silere non possum