Second week of the General Assembly of the Synod. A bishop is concerned and wonders where Jesus Christ is.
Seconda settimana della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo sulla Sinodalità. Il clima che si respira all’interno dei 35 circoli minori è asfissiante. Alcuni interventi sembrano miele che cola dalle arnie, altri sono frutto di rabbia e astio verso la Chiesa. Un vescovo, in una lunga passeggiata fra le strade della capitale, si lascia andare ad alcune considerazioni.
“Non si parla di Gesù Cristo. Si parla di fare, cosa dobbiamo fare con i migranti, cosa dobbiamo fare con la guerra, cosa dobbiamo fare, fare, fare. Nessuno che si fermi a pensare su chi è Gesù Cristo e cosa chiede alla Chiesa oggi”, lamenta.
“Il Papa – continua – ci ha detto di non essere un parlamento eppure i temi sono quelli. Ad ogni intervento sembra di essere ad un question time. Che senso ha che io abbia lasciato i miei preti, i miei fedeli per venire qui e sentire discorsi sterili? La Chiesa non ha bisogno di cambiare, deve certamente interrogarsi su come annunciare il Vangelo, come cambiare anche le modalità ma l’essenza, la sostanza è questa. Noi non siamo una associazione umanitaria. Se diamo da mangiare ai poveri è perché prima facciamo esperienza di quel cibo che sazia, Cristo Gesù. La nostra missione, però, non è dare il pane che non sazia ma quello che non fa più venir fame”.
Numerosi sono stati i temi affrontati anche in questi giorni. Martedì 10 ottobre 2023 nel pomeriggio e mercoledì 11 ottobre 2023 si sono svolte le congregazioni generali, dedicate alle relazioni di ciò che è avvenuto nei circoli minori (35 tavoli).
La riflessione si è tenuta sui punti B 1.2 e B 1.4.
Sul punto B 1.2, ovvero “Come una Chiesa sinodale può rendere credibile la promessa che «amore e verità s’incontreranno» (Sal 85,11)?”
Alcuni circoli hanno evidenziato come vi è necessità di più discernimento sull’insegnamento della Chiesa in merito alla sessualità.
Il presule commenta: “Noi non abbiamo bisogno di pastorale LGBT o altri tipi di pastorale. Questo è già un approccio che non è coerente. Se siamo tutti uguali, gli omosessuali non hanno bisogno di una pastorale specifica. Siamo tutti nello stesso cammino verso il Signore Gesù, con tutti i nostri desideri e le nostre difficoltà”. “Piuttosto – fa notare – bisognerebbe iniziare a non discriminare queste persone, a non guardarle con occhi di curiosità o di condanna, rifiuto. Avviene nelle comunità, non ad opera dei preti, però. Spesso sono gli stessi fedeli a farlo. Il chiacchiericcio di cui parla il Papa”.
Questo atteggiamento di cui parla il vescovo dovrebbe partire proprio da noi, ovvero in merito alle persone che sono all’interno dei nostri presbiteri, seminari e monasteri. È inutile parlare di accoglienza delle persone omosessuali quando vietiamo ai sacerdoti di poter dire liberamente di essere tali. “Siamo troppo concentrati su temi e approcci che compiacciono il mondo. Il mondo parla di un tema? Allora noi dobbiamo parlarne. Ormai non ci piace più essere controcorrente. Eppure, Gesù Cristo era controcorrente“, commenta il vescovo.
“Nelle conferenze stampa – sottolinea il presule – vengono chiamate soltanto persone che possano offrire una visione a senso unico di questo processo sinodale”. Oggi, ad esempio, era presente Luca Casarini, personaggio ambiguo e che ben poco ha a che vedere con il messaggio cattolico. “Chiaramente è una persona che nel proprio privato sarà più santo di me e lei – precisa il vescovo – ma ha gli occhi della stampa addosso per ben altri motivi rispetto a quelli che sono i temi del sinodo. Noi siamo chiamati a riflettere sulla sinodalità ma purtroppo è un tema che non affrontiamo”.
I temi, infatti, sono moltissimi e vengono riproposti nelle conferenze stampa con una certa soddisfazione. L’oggetto del sinodo, però, dovrebbe essere la sinodalità. Ovvero, bisognerebbe tentare di capire cos’è la sinodalità, come esercitarla, ecc…Si tratta di un passo precedente rispetto alla discussione dei temi. I temi arriveranno dopo, ora è chiesta una riflessione sulla parola stessa, sul significato.
“Oggi siamo abituati ad usare molti termini, soprattutto nuovi, inglesi magari. Il problema è che non ne conosciamo il significato, o meglio non è il medesimo significato per tutti. Pensi alla parola clericalismo. Cos’è il clericalismo? Chi è clericalista?”, chiede il monsignore.
Nella seconda parte della mattinata odierna si è riflettuto sul punto B 1.4 “Come una Chiesa sinodale può compiere meglio la propria missione attraverso un rinnovato impegno ecumenico?”
“Sono emersi spunti interessanti ma nessuno, di coloro che erano nel mio circolo, ha ribadito la necessità della Chiesa per la salvezza. Tutti siamo chiamati a dialogare, molto importante che qualcuno abbia ribadito l’essenzialità della figura di Gesù Cristo (per fortuna) ma nessuno ha ribadito che la Chiesa è necessaria per la salvezza” lamenta il presule.
Il rischio, quindi, è che accada ciò che avviene sui social network ogni giorno. La voce delle persone esperte, i teologi, i canonisti, ecc., diventa una delle tante e chi twetta di più vince, chi urla di più vince. “Un bravo teologo che ora fa parte anche del sinodo dice spesso che oggi i teologi non vanno più di moda, questo purtroppo è vero e i risultati sono evidenti perché c’è molta confusione. Pensi che oggi le persone si affidano alle cartomanti, agli oroscopi…questo perché cercano certezze e noi non siamo in grado di trasmettergli la figura di Cristo per ciò che è”, commenta il vescovo.
Nel frattempo, il 10 ottobre, sono stati nominati ed eletti i Membri della Commissione per la Relazione di Sintesi e della Commissione per l’Informazione. Chiaramente non vi è traccia di qualche voce discorde. Tutti schierati. Questo fa chiaramente perdere di credibilità a tutto il processo sinodale.
Negli ultimi giorni, inoltre, numerose persone hanno dato forfait. La giustificazione ufficiale è stata “il covid-19”. Qualche voce malevola, però, ha riferito che “c’è chi ha capito che a star qui dentro ci perde lo stipendio, le ferie, e c’è chi si è già stufato”.
d.L.I.
Silere non possum