The Vatican Tribunal is violating the rights of the defendants and witnesses.

Se inizialmente il procedimento penale, denominato Sloane Avenue, poteva essere definito una soap opera, oggi si parla di un vero e proprio film horror.

In questi anni è emerso chiaramente che le persone alla guida di questo processo sono completamente incompetenti. È sufficiente guardare i curriculum di Giuseppe Pignatone e Alessandro Diddì, rispettivamente il Presidente del Tribunale ed il Promotore di Giustizia, per appurare che non vi è alcuno studio in ambito canonistico e vaticano.

I diritti fondamentali delle persone coinvolte, a vario titolo, in questo processo, sono stati ampiamente calpestati. Differentemente da quanto affermato da alcuni, però, non si tratta di una “falla del sistema vaticano” ma di una vera e propria incompetenza di questi soggetti. Ad evidenziarlo è Marco Felipe Perfetti, esperto di diritto vaticano e curatore del primo codice di procedura penale dello Stato della Città del Vaticano

Perfetti ha sempre studiato le peculiarità di questo Stato e si è concentrato su un lavoro, durato anni, che ha portato alla pubblicazione della prima opera che raccoglieva tutta la normativa procedural penalistica. La maggior parte di questi “giuristi”, purtroppo, giunge in questo Stato con la presunzione di poter insegnare agli altri. Anzi, in numerosi procedimenti è emerso come alcuni avvocati italiani avessero la pretesa di difendere anche all’interno del Vaticano. Ne abbiamo parlato qui.

L’ordinamento vaticano non è un ordinamento come altri. Lo Stato nasce con l’unico fine di permettere al Pontefice e alla Sede Apostolica una vera e propria indipendenza. All’interno è vigente un codice di procedura penale che è quello che il Regno d’Italia adottò nel 1913 e questo Stato adottò nel 1929 con la sua nascita. Questa normativa, però, ha trovato numerose modifiche. In primis con il Pontificato di San Paolo VI e, successivamente, con quello di Francesco. 

Ciò che la maggior parte dei laici non riesce a comprendere, inoltre, è la strettissima unione fra norme vaticane e canoniche. Benedetto XVI stabiliva nel 2008: “L’ordinamento giuridico vaticano riconosce nell’ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo”. 

Non si può pensare di occuparsi del diritto vaticano senza avere alcuna competenza in ambito canonistico. È pura fantasia. Come si può pensare di mettere a capo di questo Tribunale, una persona come Giuseppe Pignatone che non ha mai letto neppure una sentenza di nullità matrimoniale. 



Il Tribunale Vaticano ha un compito importantissimo che è quello di interpretare le norme utilizzando, come primo criterio di riferimento, l'ordinamento canonico. Come può farlo senza avere competenze in tale materia? 

Violazione delle norme

Il Tribunale vaticano e l'Ufficio del Promotore di Giustizia, in questi anni hanno commesso gravi violazioni delle norme vigenti anche all'interno della Città Stato. In merito al procedimento penale che vede coinvolte diverse persone, a vario titolo, ed un Principe della Chiesa, abbiamo deciso di parlarne con Marco Felipe Perfetti, fondatore anche di Silere non possum. 

Nella 53° udienza del processo Sloane Avenue è stata emessa una ordinanza che recita: "Le comunicazioni trasmesse alla Cancelleria con due distinti messaggi di posta elettronica del 27 marzo 2023 dai testi Signori Don Mario Curzu e Antonio Becciu - peraltro tra loro letteralmente identiche - si appalesano irrituali nella forma ed irricevibili nella sostanza". 

Ciò che è irrituale è il comportamento del Tribunale Vaticano, il quale viola le norme previste dal codice e notifica una citazione ad un testimone attraverso un mezzo che non è idoneo. Il presidente Pignatone ha scelto di utilizzare queste modalità che non sono affatto legali e non perfezionano affatto la notifica. Gli articoli 111 e 114 c.p.p. prevedono chiaramente le modalità con cui debbono essere citati i testimoni. Qui, poi si tratta di cittadini esteri e residenti all'estero. Per questo motivo le modalità di notifica cambiano ulteriormente e debbono seguire, necessariamente, quello che è il titolo V capo II del Codice di Procedura Penale. Tutte queste norme sono state disattese, pertanto le notifiche sono nulle. Qui, quindi, possiamo parlare di irritualità e irricevibilità. Non comprendo cosa stiano a fare gli avvocati in aula se non per denunciare queste cose.

Lei ha più volte sottolineato le numerose violazioni di legge da parte del tribunale e dell'organo della pubblica accusa. 

Questo è un problema serio. In primis per questo Stato che, anche a livello internazionale, appare come uno Stato di serie b, pieno di falle. In secundis, vi è una situazione oggettiva, le persone non conoscono il diritto. Il Presidente non ha alcun titolo per esercitare qui dentro, il Promotore idem. La Corte d'Appello ha ammesso a patrocinare degli avvocati italiani che non hanno mai studiato il diritto canonico e neppure quello vaticano. Non comprendo di cosa stiamo parlando, sinceramente. Se si vuole portare avanti un processo kafkiano, va bene, altrimenti bisogna rivedere qualcosa.

Perchè sono state scelte persone senza titoli per ricoprire questi ruoli? 

Al momento questo è il sistema che guida tutte le nomine del Pontefice. Quelle persone che avevano i titoli sono state allontanate da Roma. In ambito canonistico basti pensare a chi ha criticato il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, rivelatosi fonte di innumerevoli problemi applicativi. Tutte queste persone sono state allontanate. Francesco non ama essere criticato e si serve di coloro che eseguono senza pensare. Oggi chi ha competenza è un pericolo. I risultati si vedono in ambito giudiziario quando a Roma giungono i ricorsi ai numerosi atti che vengono fatti violando la normativa canonica. Si tratta prevalentemente di ignoranza. Per quanto riguarda questo Stato e questo procedimento in particolare, il Promotore di Giustizia ha praticamente portato avanti tutta l'attività istruttoria basandosi su rescritti del Papa che sono stati firmati ad hoc. Leggi speciali, in sostanza. Tutte successive alla commissione dei fatti. Queste cose, fino al 2013, non erano mai accadute. Neppure per il processo a Galileo sono state stravolte le norme come in questo processo.

Lei, quindi, ritiene giusto che questi testimoni non prendano parte al processo? 

Sono valutazioni che faranno con i loro difensori. Posso solo sottolineare che vi sono numerose contraddizioni nel comportamento del Tribunale Vaticano. L’ 8 marzo 2023 il Tribunale ha emesso una ordinanza nella quale spiegava che “La comunicazione trasmessa a mezzo PEC alla Cancelleria in data 4 marzo 2023” dal difensore dei testimoni citati “si appalesa, nella sostanza, destituita di fondamento giuridico e, sul piano degli effetti che pretenderebbe di sortire in seno al presente procedimento, irrituale ed irricevibile”. Il tribunale ha contestato anche il potere di rappresentanza. Solitamente, se al Tribunale arriva una comunicazione che non rispetta la forma e, anche nella sostanza diviene irricevibile, non viene emessa una ordinanza per affermare questo. Anzi, la si cestina direttamente.

Il presidente Pignatone, e gli altri componenti del collegio, hanno dimostrato in questo modo di essere ben poco avvezzi a queste aule. Nell’ordinanza di ieri, 29 marzo, ancora una volta parlano di irritualità ma vi è una sola irritualità, ovvero la loro mania di emettere ordinanze inconsistenti.

Se il Tribunale cita in modo “irrituale” i testimoni, deve aspettarsi un comportamento “irrituale” degli stessi. Negli anni passati mai si sarebbe pensato ad un modus agendi simile. Anche la Repubblica Italiana dovrebbe protestare presso la Nunziatura Apostolica, come si può permettere ad uno Stato estero di citare i propri cittadini senza passare per le vie diplomatiche? Non vi è alcuna tutela in questo modo e questo Stato rischia di vedersi dileggiato da una futura sentenza della Corte EDU che, un domani, potrebbe essere chiamata a pronunciarsi su queste questioni con la richiesta di condanna della Repubblica Italiana.

Forse si sta rischiando di fare un buco nell’acqua

O forse lo si è già fatto. Io non entro nel merito della questione ma mi limito a guardarla dal punto di vista processuale. Tutti i testimoni sono stati lasciati “liberi” di prendere parte al processo, oppure no. Su questi due, il Tribunale sta agendo con atteggiamento differente, peraltro spinto dal Promotore di Giustizia. Vi è anche da precisare che, per quanto riguarda il fratello dell’imputato Becciu, è da tenere in considerazione il dettato dell’articolo 247 c.p.p. Si tratta di prossimo congiunto, e l’articolo 398 c.p.p. ribadisce che non possono essere citati.

Anche in merito alle garanzie, il Tribunale non si sofferma su alcune questioni importanti. Basta leggere l’articolo 402 c.p.p. per rendersi conto che non vi è alcuna possibilità di venire qui dentro a dire la qualunque, ecco.

intervista a cura di P.L.

Silere non possum